Napolitano vigila l’iter della manovra

ROMA – Giorgio Napolitano continua a vigilare sull’iter della manovra. Al Quirinale arrivano vari appelli a garantire confronto ed equità, in particolare dai sindacati, più esplicitamente da Raffaele Bonanni. Ma il Capo dello Stato non intende interferire con la discussione in Parlamento. Il leader radicale Marco Pannella chiede invece di accelerare gli interventi per la situazione nelle carceri.


Il Presidente ieri è intervenuto pubblicamente solo per sottolineare l’importanza che le aziende italiane investano nel Mezzogiorno e creino occupazione, e per condannare il clima di ‘’violenza razzista e xenofoba’’ che emerge dall’assassinio di due lavoratori immigrati a Firenze. Inoltre il Quirinale, tirato in ballo dai giornali per il proprio regime pensionistico, ha emesso una puntigliosa nota di precisazione che dà conto di una riforma già decisa per i propri dipendenti. I dipendenti del Quirinale hanno un regime pensionistico autonomo dal quale sono stati cancellati vecchi privilegi. Ulteriori cambiamenti saranno introdotti per allineare le pensioni del Quirinale al regime vigente per tutti i lavoratori dipendenti applicando le novità più restrittive previste dalla manovra, appena sarà stata approvata.


Al Quirinale il regime contributivo è stato introdotto nel 2008 per i nuovi assunti e sarà esteso pro quota a tutti. Le indicizzazioni sono state bloccate fino al 2013. I requisiti minimi per accedere alla pensione sono stati alzati: per uomini e donne ci vogliono 65 anni di età o 40 anni di contributi. Il Quirinale può trattenere un dipendente in servizio fino a 71 anni, ma su loro richiesta i dipendenti possono andare in pensione anticipata quando hanno raggiunto 60 anni di età e 35 anni di contributi (quota 95). Riceveranno però un assegno ridotto dell’1,25% per ogni anno di età o di contributi mancante a uno di questi requisiti. A chi conserva il regime retributivo l’importo della pensione viene calcolato in quarantesimi. Il Quirinale precisa inoltre che ai redditi superiori a 90 mila e a 150 mila euro annui si applicano i prelievi di solidarietà a favore del bilancio dello Stato, rispettivamente del 5 e del 10% previsti dal decreto legge di luglio. ‘’Naturalmente anche per queste parti – ha precisato il Quirinale – si provvederà agli ulteriori adeguamenti che si rendessero necessari dopo la conversione in legge del decreto-legge n. 201 del 2011’’.