Storie di rigori ed amicizie, Buffon: “Spiace per Totti”

ROMA – “Quando sono andato sul dischetto, avevo paura che me lo parasse, visto che mi conosce dai tempi della Nazionale”. Per sfortuna dei tifosi romanisti, la considerazione finale non è di Francesco Totti, ma di Frank Lampard. Lui, uomo simbolo del Chelsea, il suo penalty contro l’amico-rivale Joe Hart l’ha segnato. Ed è stato 2-1 nella supersfida al Manchester City.


L’altra partita clou del lunedì sera, nel campionato italiano, ha offerto un incrocio del destino analogo, ma dall’esito del tutto diverso. Amaro, in fondo, e non solo per chi ha sbagliato. Totti e Buffon, amici rivali che si ritrovano a undici metri di distanza, uno deve segnare il rigore l’altro lo deve parare.


“A fine partita non ho detto nulla a Francesco, visto il suo momento: mi spiace per l’amico averglielo preso”, racconta Gigi Buffon. “D’altra parte, mi aveva purgato tante volte lui”. Nove gol in carriera, Buffon era il suo portiere preferito. Almeno fino a lunedì. Destro forte a mezza altezza, non angolatissimo ma difficile da intercettare: però il numero 1 della Juve e della Nazionale c’é riuscito. Dicono sia merito di Claudio Filippi, nuovo preparatore dei portieri Juve già in grado di trasformare Sorrentino, al Chievo, nell’incubo dei rigoristi. Grazie anche all’aiuto di una preziosa macchina ‘sparapalloni’. Di fatto è il secondo penalty neutralizzato quest’anno da Buffon, dopo quello in Nazionale contro la Polonia. Più che ai consigli di Filippi, però, Buffon deve aver pensato agli anni passati insieme in Nazionale.


Gigi e Francesco – un’amicizia mai nascosta, le telefonate continue del romanista in estate per convincere lo juventino a sbarcare a Roma in caso di addio a Torino – si erano abbracciati a centrocampo prima del fischio di inizio. Da capitani, e anche da compagni di tante avventure azzurre. Quella del Mondiale 2006 sopra a tutte. In fondo, un rigore simile Totti l’aveva calciato – e segnato – in Italia-Australia. Stesso angolo, stessa potenza. Ma più alto e preciso.


“Non ho pensato più di tanto: ho solo aspettato fino all’ultimo – spiega Buffon – Avevo paura mi facesse il cucchiaio. Appena ho capito che non era così, in un lampo ho deciso dove buttarmi… Questione di fortuna”. Dicono sempre così, i pararigori. Specie se quello che incontri nello spogliatoio dopo l’abbraccio iniziale è davvero un amico, per di più ammutolito. Ma, vista quella botta del 26 giugno 2006, a Kaiserslautern, davvero c’é da chiedersi se è un caso che l’amico Gigi si sia buttato proprio alla sua destra.