Monti-Jalil faccia a faccia, sullo sfondo il trattato Italia-Libia

ROMA – Faccia a faccia, oggi a Palazzo Chigi, tra il presidente del Consiglio Mario Monti e il presidente del Consiglio nazionale transitorio libico Mustafa Abdul Jalil. Al centro dell’incontro il Trattato di amicizia e cooperazione Italia-Libia siglato nell’agosto 2008 tra Silvio Berlusconi e Muammar Gheddafi e congelato ‘de facto’ durante la guerra che si è conclusa con la morte del colonnello.


Con Jalil, che vedrà anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Monti discuterà delle modalità per la riattivazione dell’intesa. L’arrivo di Jalil nella capitale eèstato però preceduto dalla notizia di ‘’alcune riserve su un certo numero di punti previsti dalla convenzione che hanno bisogno di essere nuovamente oggetto di discussione tra i due Paesi’’ espresse dal viceministro degli Esteri libico Mohamed Abdelaziz e affidate all’agenzia libica Wal.


Si tratta di dichiarazioni rilasciate dall’esponente del Cnt al termine di un incontro avuto a Tripoli con il responsabile del dipartimento dei Paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente del ministero degli Esteri, Domenico Giorgi. E che vengono lette dalla Farnesina come riflesso di una ‘’normale dialettica democratica interna al nuovo esecutivo libico’’. Qualche giorno fa, da Catania, a margine di un Forum sul Mediterraneo, era stato il ministro degli Esteri Giulio Terzi a evocare l’intenzione italiana di riattivare quanto prima quel Trattato che permise di voltare definitivamente la pagina dei contenziosi sull’avventura coloniale italiana in Tripolitania e Cirenaica e di aprire nuovi orizzonti di cooperazione tra Roma e Tripoli, soprattutto su energia e contrasto all’immigrazione clandestina. Un impegno finanziario per Roma che si aggira sui 5 miliardi di dollari (circa 4 miliardi di euro) spalmati nell’arco di 20 anni. Sia pure in assenza di conferme ufficiali, sembra che lo stesso premier Monti stia pianificando una visita a Tripoli il prossimo 15 gennaio per dare slancio alla commissione mista paritetica tra italiani e libici chiamata a dare piena attuazione al Trattato.
Ecco in sintesi i punti salienti dell’accordo:


— Più ires per l’Eni che finanza l’accordo — L’Eni, in qualità di principale operatore nel settore della ricerca e della coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, dovrà versare un’addizionale all’imposta sul reddito delle società (Ires) pari al 4% dell’utile prima delle imposte. Tale addizionale è dovuta dal 31 dicembre 2008 al 31 dicembre 2028, coprendo così la durata ventennale del rimborso di 5 miliardi di dollari.


— Immigrazione, Italia controlla frontiere terrestri Libia — Investimenti per 5 miliardi di dollari in cambio di un rinnovato impegno della Libia a collaborare nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all’immigrazione clandestina, obiettivi peraltro già stabiliti dall’accordo del 2000, in vigore dal 22 dicembre 2002. Per contrastare l’immigrazione clandestina, è previsto un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, che verrà effettuato dalla parte italiana.


— Visti per tornare in Libia — Gli italiani espulsi dalla Libia nel 1971, dopo che il colonnello Gheddafi prese il potere con un colpo di Stato che detronizzò re Idriss, potranno tornarvi con un visto turistico, ma anche per lavoro o per altre finalità . Agli esuli dalla Libia si riconosce un indennizzo complessivo di 150 milioni da corrispondere nella misura di 50 milioni all’anno dal 2009 al 2011.