Fiducia sul ‘Salva Italia’, Lega attacca e scatta la bagarre

ROMA – Il presidente del Consiglio Mario Monti rivendica l’indispensabilità e l’equità della manovra economica ma preferisce non rischiare imboscate e tempi e lunghi e sceglie di porre alla Camera la fiducia sul testo del decreto “salva-Italia” approvato dalle Commissioni. Una decisione che ha fatto ripartire la protesta leghista in Aula.

Al termine di un lungo ostruzionismo sul processo verbale, deputati del Carroccio hanno mostrato dei cartelli con scritto ‘No Ici’.

Dai banchi del Carroccio sono partiti persino dei fischi. ‘’Sono i pecorai che fischiano, non i deputati’’, è sbottato Gianfranco Fini dal banco della presidenza. E dopo il Senato (“pagliaccio” a Schifani), anche alla Camera la Lega attacca il presidente. E’ toccato a Massimo Pini insultare Fini: “La sua arroganza non ha limiti. Lei è un cialtrone” ha detto leghista che, poco prima, aveva richiamato l’attenzione del presidente della Camera sul suo intervento. Fini ha subito replicato: “Ogni botte dà il vino che ha”.

Poco prima si era sfiorata la rissa tra i deputati di Lega e di Fli. Nel corso della gazzarra scatenata da Gianluca Buonanno e Fabio Rainieri, scatta la reazione dei finiani. Tra questi, Antonino Lo Presti, ‘trascinato’ fuori dell’aula dai commessi. La scintilla la decisione dei due leghisti di ‘occupare’ i banchi del governo. “Mentre stavamo lasciando l’Aula visto che la seduta era sospesa – racconta Lo Presti – li abbiamo visti minacciare e rispondere in malo modo ai commessi, a quel punto siamo intervenuti”. E c’è chi racconta di un Roberto Menia (Fli) furente, al punto di aver messo le mani al collo di un leghista. Menia, lasciando l’Aula, si rifiuta di rilasciare dichiarazioni. “Quelli lì – si limita a dire, incalzato dai cronisti – non si comportano bene”.
Ora i due deputati del Carroccio saranno “deferiti al collegio dei questori ove valutare i provvedimenti disciplinari” da comminargli dal momento che i due non hanno lasciato l’aula dopo l’espulsione partecipando anche alla votazione.

Per quanto riguarda le liberalizzazioni, nonostante la frenata, il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, annuncia che il “governo andrà fino in fondo perché dobbiamo aprire il mercato. E’ un mondo difficilissmo dove ci sono resistenze pazzesche”, aggiunge Passera rivendicando nel dl “cose che non si aveva avuto il coraggio di fare”.

Anche nel Pd i malumori sembrano rientrati. A placare i dissensi sono stati “il bastone e la carota” agitati da Pier Luigi Bersani. Da un lato il segretario ha chiarito ai suoi che votare contro la manovra sarebbe “un voto contro la linea del Pd”. Dall’altro ha garantito che si impegnerà in prima persona in una battaglia per rendere più equi i provvedimenti del governo, a partire dall’eliminazione della penalizzazione pensionistica ai lavoratori precoci.

– Il mondo non finisce qui. Noi sui lavoratori precoci non molleremo mai – ha spiegato il leader democratico – bisogna avere fiducia perché quello che il Pd non ha ottenuto fin qui, lo otterrà in futuro.

Parole che hanno soddisfatto in particolare Stefano Esposito e Antonio Boccuzzi, deputati che giorni fa avevano minacciato il no alla manovra.

Un primo passo di questa “battaglia” annunciata da Bersani sarà compiuto oggi con la presentazione di due odg alla manovra per chiedere un ammorbidimento della riforma delle pensioni che tuteli i lavoratori precoci e garantisca a coloro che hanno perso il posto l’applicazione della normativa Damiano. A quanto si è appreso da fonti parlamentari del Pd, i due testi hanno raccolto le firme di deputati di tutti i gruppi che appoggiano l’esecutivo Monti.

Ha confermato invece il suo voto contrario l’Idv, anche se il capogruppo Massimo Donadi si è sforzato di limitare le ripercussioni negative che questa scelta avrà nei futuri rapporti con il Pd.

– Troverei davvero incredibile – ha osservato – che Pd-Idv e Sel non si presentassero insieme nel 2013. Tra noi è il Pd c’è totale identità di vedute.

La seduta dell’aula, inizierà questa mattina alle ore 9. Seguiranno le dichiarazioni sul voto di fiducia e il voto.
Nel tardo pomeriggio sono previste le dichiarazioni di voto e il voto finale sul provvedimento che tornerà al Senato per il via libera definitivo.