Cgil non transige: «L’art 18 non si tocca»

ROMA – Sì al confronto ma non toccare l’articolo 18. La Cgil ribadisce una netta linea di confine dopo un invito a fare ‘’discussioni intellettualmente oneste e aperte’’ lanciato dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, che apre la strada verso la riforma del mercato del lavoro senza mettere sul tavolo alcuna ‘’ricetta unica preocostituita’’ ma sottolineando anche che ‘’non ci sono totem’’. Il ministro, che ha anche citato Luciano Lama (‘’non voglio vincere contro mia figlia’’), ha indicato gli spazi entro cui aprire un confronto rispondendo ad una domanda sulla posizione dei sindacati sull’articolo 18, in una intervista al Corriere della Sera. Netti i commenti dei vertici della Cgil, rilanciati dal sindacato di Corso Italia su Twitter e Facebook:


‘’La recessione porta con sè disoccupazione. Davvero, ministro Fornero, facilitare i licenziamenti aiuta ad assumere? Suvvia…’’; ‘’Caro ministro Fornero, a noi è molto caro Luciano Lama, a lei sia più caro John Maynard Keynes’’. E’ ferma la posizione della Cgil. La sottolinea il segretario confederale Fulvio Fammoni che ha la delega sul mercato del lavoro:


– La Cgil fa sempre discussioni intellettualmente aperte ma nessuno può chiedere che il merito non sia dirimente. Se tutte le volte si parla dell’articolo 18 eè chiara la direzione verso cui si vuole andare e non è un merito condivisibile. L’articolo 18 era l’ossessione del precedente ministro del Lavoro che ha impedito qualsiasi vera riforma. Non possiamo trovarci nella stessa situazione.


Per il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, non dovrà esserci ‘’l’aut aut’’ che c’è stato sulla manovra: i sindacati – chiede – non vanno esclusi dal confronto.


– Se si comincia dall’articolo 18, la riforma parte già con il piede sbagliato – dice il leader dell’Ugl Giovanni Centrella.


– Basta contratti da precari, ma anche al solito segmento iperprotetto – dice Elsa Fornero, indicando la strada di un contratto unico che, dall’ingresso al lavoro a fine carriera, riconosca il diverso apporto alla produttività che può dare il lavoratore.


Non è questa la soluzione, dice la Cgil: ‘’Ministro Fornero cominci col ridurre a poche unita’ le 46 forme di precariato esistenti’’ e’ il commento su Twitter. E Fulvio Fammoni spiega:
– Un contratto formativo di ingresso per i giovani già esiste, è l’apprendistato riformato che dura solo tre anni ma che non viene usato perchè cannibalizzato da forme di lavoro come i falsi stage, i tirocini, i contratti di collaborazione, le partite iva, i voucher, i contratti a chiamata. Se si vuole combattere la precarietà di oltre tre milioni di lavoratori occorre intervenire cancellando le forme di lavoro precario; e facendo costare di più il lavoro precario di quello a tempo indeterminato, cosa che non è stato fatta nella manovra intervenendo sull’Irap. E occorre garantire stesso salario per stesso lavoro indipendentemente dalla tipologia contrattuale.
Dal fronte politico, il presidente della Camera Gianfranco Fini giudica ‘’estremamente coraggiosa’’ l’intervista di Elsa Fornero. Per il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, è ‘’coraggiosa, onesta e leale, perchè pone sul tavolo questioni colpevolmente eluse da tutte le consorterie’’. Dall’Idv Antonio Di Pietro chiede al Governo di non gettare benzina sul fuoco. Dal Pd, il responsabile per l’economia ed il lavoro Stefano Fassina precisa: ‘’L’art 18 non c’entra nulla con la precarietà dei giovani e con la crescita dell’economia’’.