Monti teme i mercati, partiti Ok

ROMA – Sono i mercati a preoccupare Mario Monti, più che le fibrillazioni politiche o il calo di voti in Parlamento. Il presidente del Consiglio – con una stoccata che sembra indirizzata in primis a Silvio Berlusconi, ma che coinvolge anche Pier Luigi Bersani – lo dice chiaramente: in pubblico minacciano veti e barricate, in privato sono molto più accomodanti. Purtroppo lo stesso non può dirsi per i mercati, come dimostra l’andamento dello spread tornato ad attestarsi intorno alla pericolosa quota dei 500 punti. Tanto che il premier è costretto ad appellarsi agli italiani affinchè comprino titoli pubblici. E in questo clima – in cui la speculazione preoccupa più di ogni altra cosa – che il professore si appresta a concludere le ‘consultazioni’ su quella ‘fase due’ che, ci tiene a precisare lui stesso, è ”già cominciata”.
Domani mattina, prima del Consiglio dei ministri che varerà il ‘milleproroghe’ (ribattezzato a palazzo Chigi con soddisfazione ”cinquantaproroghe” per sottolineare che a differenza del passato non è il solito calderone inviso al Qurinale) incontrerà i vertici del Pdl, nel pomeriggio capigruppo e leader del Terzo Polo. Si concluderà così quel giro di colloqui con le forze politiche che molto hanno rasserenato l’inquilino di palazzo Chigi: l’impressione che ne ha tratto Monti, infatti, è che i soci di maggioranza della ‘sua’ coalizione – Pdl, Pd e naturalmente Terzo Polo – siano pronti a sostenere il governo fino a fine legislatura, anche su quelle riforme su cui, in pubblico, piantano paletti strettissimi.
Certo, ci sarà da mediare e magari scendere a qualche compromesso, ma a palazzo Chigi si è certi che alla fine nessuno bloccherà le riforme. Anche perchè senza crescita – è l’insita minaccia – i sacrifici della manovra saranno vani. Ecco perchè accoglie l’invito – sollecitato in particolare dal Cavaliere – a ”strutturare” maggiormente la consultazione fra Esecutivo e partiti per fare in modo che questi ultimi siano ”ascoltati di più, anche in anticipo”. Il premier lascia che siano le forze politiche a decidere come: anche perchè un loro maggiore coinvolgimento per certi versi gli conviene, convinto com’è che i veti incrociati non siano insormontabili soprattutto se lo ‘scontento’ è ben distribuito. Tutto questo emerge con chiarezza da una lettura in controluce del suo intervento in Aula. Usa come di consueto toni pacati e concilianti. Sottolinea di avere massimo rispetto del Parlamento e ringrazia le forze politiche per essersi ”piegate” all’interesse del Paese anteponendolo al ”gusto della popolarità”.
Poi si toglie qualche sassolino dalle scarpe e, con una stoccata non prevista nel testo, lancia il suo affondo:
– L’appoggio dei partiti è molto più grande di quello che i partiti stessi lasciano credere – premette Monti andando a braccio rivolto direttamente ai cittadini. La seconda bacchettata è solo parzialmente attenuata dall’ironia: nei colloqui privati – dice – c’è grande ”incoraggiamento” e ”stimolo”; in pubblico emergono ”veti” e ”pressioni”. La chiusa è altrettanto netta:
– Andiamo avanti così, se ciò `r utile.
Monti svela ciò che pensa: le forze politiche sbraitano, ma sosterranno il governo. Ecco perchè non ha paura di citare fra le riforme da fare con ”grande rapidità” le liberalizzazioni (che tanto spaventano il Pdl) e il mercato del lavoro (che viceversa preoccupa il Pd). Quello che teme il premier è ben altro. E’ lui stesso a dirlo parlando della ”gravissima turbolenza” ancora presente sui mercati. La liquidità immessa dalla Bce attraverso i prestiti alle banche ”danno speranza”, ma non mettono al riparo l’Italia che nei primi quattro mesi dell’anno dovrà collocare 175 miliardi di titoli. Da qui l’appello agli italiani affinchè acquistino Bot e Btp, che hanno ”rendimenti elevatissimi”, positivi per chi compra, meno per uno Stato che non può reggere a lungo simili tassi. Monti è persuaso che l’unica soluzione vera e duratura possa arrivare dall’Europa. Il che significa dalla Germania. E il tour europeo di gennaio avrà proprio questo obiettivo: convincere i partner Ue, Angela Merkel in testa, ad affrettare i tempi.