Riconoscimento titoli studio, pericoli lungo la strada

CARACAS – Come annunciato ieri su queste pagine, la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati ha approvato la ratifica dell’accordo di riconoscimento dei titoli di studio sottoscritto tra Italia e Venezuela nel 2007. Due gli obiettivi: facilitare l’accesso alle scuole e alle università locali; consolidare il modello formativo italiano in Venezuela, anche attraverso l’apertura di nuove scuole con programmi di studio riconosciuti dal nostro ordinamento.

– Sono felicissimo – afferma alla ‘Voce’ il Console Generale, Giovanni Davoli – abbiamo fatto molta pressione su Roma in questi mesi perché questa mancata ratifica ci preoccupava… Ora – precisa – bisogna attendere l’ok della Camera e poi il passaggio in Senato per l’approvazione definitiva.

Nella pratica, l’accordo veniva già applicato dal nostro Consolato attraverso la ‘Dichiarazione di valore’: un documento che certifica la validità del titolo di studio nell’ordinamento venezuelano e che normalmente permette l’ingresso negli istituti italiani. Ogni anno centinaia di studenti si rivolgono all’ufficio notarile per rendere valido il proprio titolo. Nel 2010 sono stati 372.

Davoli precisa che l’accordo non prevede il riconoscimento dei titoli universitari, per il quale l’interessato deve contattare direttamente un Ateneo dell’altro Paese per la conversione del titolo.

La discussione in Aula

Durante la discussione in Commissione Esteri, Gennaro Malgieri (Pdl) ha illustrato il provvedimento mettendo in luce la capacità della norma di rispondere “alle legittime esigenze nutrite dalla nostra comunità residente in Venezuela, sanando la carenza di una disciplina bilaterale”. È intervenuto poi il sottosegretario di Stato agli Affari Esteri Marta Dassù evidenziando la necessità di procedere speditamente con l’esame dell’accordo già ratificato dal Venezuela nell’ambito di una serie di intesa analoghe stipulate con quasi tutti gli Stati membri dell’Unione Europea.

Fabio Porta (Pd) ha messo in evidenza “la rilevanza di simili iniziative sul piano dell’impatto culturale e politico a fronte di moderati oneri finanziari”. A carico del del bilancio dello Stato, infatti, si prevedono 5.100 euro annui, ad anni alterni a partire da quest’anno, quando la Commissione si riunirà in Venezuela.
Non sono mancate perplessità relativamente all’approvazione dell’accordo, dovute alle opinioni negative sul governo venezuelano espresse da alcuni parlamentari.

Critico l’intervento di Fiamma Nierenstein (Pdl), che sottolinea in particolare il ruolo negativo assunto dal Venezuela nel contesto latino-americano “anche in termini di visione politica internazionale e di impatto sulla cultura dei diritti umani”. Dubbi condivisi da Gianni Vernetti (Misto – Api), pur concordando sull’opportunità di normalizzare e rafforzare le relazioni italo-venezuelane nell’interesse della comunità dei nostri connazionali, e da Enrico Pianetta (Pdl) che preannuncia tuttavia il voto favorevole del suo gruppo, per “operare innanzitutto per la tutela degli italiani nel mondo”. Franco Narducci (Pd), infine, ribadisce la necessità di procedere in ogni caso con la ratifica “tenendo conto delle difficoltà cui i nostri connazionali sono andati incontro per essersi spesso attestati su posizioni di forte critica al governo venezuelano”.

È Malgieri a mettere un freno a questo tipo di titubanze ribadendo l’opportunità di “tenere distinto il profilo politico relativo alla natura della presidenza Chávez da quello oggetto dell’accordo” e “la necessità di operare nell’interesse prioritario delle comunità degli italiani residenti in Venezuela”.

A 360 gradi

Narducci ha evidenziato durante il suo intervento “il ruolo svolto dalle scuole italiane in Venezuela quali snodi fondamentali attorno ai quali ruota la vita delle nostre comunità”.

È necessario sottolineare però che l’unica scuola italiana del Paese, l’A.Codazzi di Caracas, ha prezzi che in molti considerano proibitivi.

Anche un altro istituto di Caracas, il ‘Colegio Bolivar y Garibaldi’, è stato al centro delle polemiche per numerose irregolarità ed ha da poco restituito migliaia di euro di cui si era indebitamente approppiato attraverso i finanziamenti statali. Certo si tratta solo di una parte delle entrate della scuola, la cui sezione italiana è stata chiusa. Basti pensare che solo dal 2007 al 2009 l’Istituto ha ricevuto dallo Stato Italiano oltre 500 mila euro, cui si aggiungono i finanziamenti per i corsi di lingua e cultura italiana previsti nelle sezioni venezuelane e le quote mensili pagate dalle famiglie degli alunni.

Senza dimenticare le cosiddette ‘scuole-fantasma’ che per anni hanno ricevuto illegalmente contributi dal governo italiano; i cambi euro-bolivar a tassi irregolari e la conseguente falsificazione dei ‘borderò bancari’; i bilanci volutamente costruiti in negativo affinchè l’Italia concedesse più soldi; gli insegnanti contrattati in nero.

Questo in un Paese che ha aperto le porte alla lingua italiana, approvandone l’insegnamento nelle scuole pubbliche al pari dell’inglese o del francese.

Nel nuovo scenario che si profila all’orizzonte con la ratifica dell’accordo potrebbero sorgere nuovi istituti (è uno degli obiettivi) e quelli già esistenti potrebbero subire modifiche sostanziali in ragione dei corsi di lingua italiana e dell’‘anno integrativo’ previsto dall’accordo.

È necessario quindi che le delegazioni delle Commissioni parlamentari (l’ultima ha visitato Caracas nel febbraio 2009), ma non solo, effettuino controlli seri a 360 gradi sui meccanismi che regolano il mondo delle scuole attorno alle quali “ruota la vita delle nostre comunità”. Un mondo fatto per promuovere l’Italia e l’italiano, non per imbottire i portafogli di pochi.

La collettività è pronta?