Naufragio: tra i morti un italiano. Salvi i venezuelani a bordo

GIGLIO – I cadaveri di due anziani, con ancora addosso il giubbotto di salvataggio, sono stati trovati ieri nella parte sommersa della poppa della nave Costa Concordia naufragata venerdì sera davanti all’isola di Giglio (Grosseto), con 4.234 passeggeri a bordo, 107 dei quali latinoamericani. Si tratta di un 84enne sardo e di un 69enne spagnolo. Con i due turisti francesi e il passeggeto peruviano il bilancio ufficiale delle vittime della sciagura sale così a 5.


La vittima italiana è Giovanni Masia, di Portoscuso. Il pensionato era stato dato per disperso dal figlio Claudio, 49 anni, rimasto in Toscana per cercarlo. Scampato al naufragio, Claudio era riuscito a mettere sulle scialuppe la moglie, i figli di 8 e 13 anni e la mamma, Giuseppina Puddu, di 83. Quando era tornato a prendere il padre, purtroppo non c’era più.


Sono tutti a salvo i cinque venezuelani. Ora è corsa contro il tempo per cercare i 15 che ancora mancano all’appello e che possono trovarsi sull’imbarcazione.


– Si va avanti ad oltranza con le ricerche – spiega il presidente della Provincia di Grosseto, Leonardo Marras – È stato allestito un campo nella scuola di Giglio Porto per il soggiorno dei soccorritori. Sono struggenti le richieste dei familiari che ancora non hanno notizie dei loro cari.


Marras ha fatto sapere inoltre di aver ricevuto la telefonata del presidente del consiglio, Mario Monti, “che si è complimentato per la gestione della protezione civile e ha ringraziato per la generosità offerta nel soccorso dai cittadini dell’Isola del Giglio e di Porto Santo Stefano’’.


Non si hanno notizie di due riminesi, un uomo di circa 30 anni e la figlia di 5, in crociera insieme alla fidanzata di lui che sta rientrando a casa a Rimini. La giovane donna sarebbe stata separata, nel caos dell’evacuazione, dal compagno e dalla bambina, al momento di salire sulle scialuppe.


Due passeggeri coreani, sposi 28enni in viaggio di nozze, sono stati invece salvati sabato notte. Hye Jim Jeong e Kideok Han erano rimasti intrappolati in una cabina, all’ottavo ponte, e sono rimasti chiusi lì, senza riuscire a scappare come molti degli altri passeggeri. I due, messi in salvo, hanno raccontato di aver urlato a lungo, senza riuscire a farsi sentire.


Nella mattinata di ieri è stata tratta in salvo una terza persona, il commissario capo di bordo Marrico Gianpetroni, trovato in una cabina sul ponte 3. Complessa e spettacolare l’operazione di salvataggio. Gianpetroni, ferito a una gamba, è stato caricato su una barella, opportunamente immobilizzato, e a sua volta caricato su un elicottero direttamente dalla nave con un verricello per essere trasportato all’ospedale di Grosseto. “Tutto bene, sto bene, sono finiti due incubi, non uno”, sono state le prime parole di Giampetroni. Il commissario capo di bordo è stato un eroe per i passeggeri che si trovavano a bordo in preda al panico. Nonostante avesse una gamba fratturata infatti, Giampetroni ha messo in salvo molti passeggeri. Molti naufraghi hanno raccontato di essere stati aiutati a sbarcare proprio da Giampetroni che poi sarebbe crollato a terra per il dolore alla gamba.


I soccorritori hanno sentito altri rumori provenire da dentro la nave. Ora i vigili speleologi, che stanno controllando a una una le 1500 cabine, stanno cercando di capire da dove provengano.


“Ogni secondo è buono e prezioso per trovare i superstiti, è una corsa contro il tempo, per ora il meteo ci sta aiutando”, aveva detto il comandante della Guardia costiera, Cosimo Nicastro, sottolineando che “la speranza di trovare altri superstiti c’è” e che i soccorritori sperano che nella parte sommersa della Costa Concordia “si siano formate bolle d’aria”. Poi però ha aggiunto che c’è il rischio che la nave sprofondi a 70 metri, rispetto al gradino su cui è appoggiato lo scafo.


– I soccorsi hanno permesso di salvare e portare a casa in una sola notte 4.000 persone: credo sia un risultato importante e da sottolineare – ha fatto notare Nicastro – Pur nel rispetto delle vittime accertate – ha aggiunto – poteva essere una tragedia di proporzioni immani.


In manette il comandante


GIGLIO – Dall’inchiesta che stanno conducendo i pm di Grosseto, coordinati dal procuratore capo Francesco Verusio titolare delle indagini, emerge che la Costa Concordia, al momento dell’impatto con gli scogli si trovava a una distanza di circa 150 metri dalla riva, una distanza eccessivamente vicina considerate le dimensioni e la stazza dell’imbarcazione. La Procura ha anche acquisito le registrazioni della scatola nera trovata in mattinata a bordo del relitto. Da questa emergerebbe che l’allarme è stato lanciato intorno alle 22.43, mentre l’impatto con gli scogli si era verificato un’ora prima, alle 21.45.


Inoltre viene confermato dalla Procura che il comandante Francesco Schettino avrebbe abbandonato la Concordia ore prima del completamento del salvataggio di tutti i passeggeri a bordo, che si è concluso verso le 6 del mattino: Schettino sarebbe invece stato visto sugli scogli già intorno alla mezzanotte.
Sulla questione dell’avvicinamento delle navi da crociera all’isola del Giglio per permettere i saluti degli abitanti ai turisti, ‘’stiamo facendo indagini su questa circostanza, la stiamo verificando’’, ha detto ancora il procuratore capo.


Secondo quanto emerge dall’inchiesta, a circa 6-8 miglia dalla costa, chi si trovava al timone della nave Costa Concordia avrebbe ricevuto dal comandante l’ordine di puntare la prua dell’imbarcazione verso l’Isola del Giglio, per il consueto ‘saluto’ della sirena agli abitanti. La nave si sarebbe diretta cosi’ troppo vicina all’Isola, finendo sugli scogli de ‘Le scole’, che hanno squarciato la carena con un taglio di oltre 70 metri.
La ricostruzione viene però smentita dal comandante Schettino, arrestato per omicidio colposo plurimo, disastro e abbandono della nave. Tramite il suo avvocato Bruno Leporatti, l’uomo ha fatto sapere di aver puntato verso l’isola e di essersi avvicinato alla costa per evitare di fare naufragio in mare aperto, e ha rivendicato “la correttezza della manovra”. Schettino è anche accusato dai pm di Grosseto di aver abbandonato la nave alcune ore prima del termine dell’operazione di salvataggio di tutti i passeggeri, ma lui ha smentito anche questo con una intervista televisiva in cui ha detto di aver abbandonato “per ultimo la Costa Concordia insieme ai suoi uomini”.


– E’ stata una manovra di emergenza, avvicinarsi così tanto alla costa è stato l’unico modo per evitare che la nave affondasse in mare aperto – è la versione del comandante Schettino, che si trova in carcere sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio volontario, naufragio e disastro, affidata al suo legale avvocato Bruno Leporatti – Non condivido l’impostazione dell’accusa – dice il legale – aspettiamo di leggere gli atti della procura e che il gip fissi l’interrogatorio di garanzia il mio assistito esprime il proprio cordoglio nei confronti delle vittime ma tiene anche a difendere la correttezza delle propria manovra. Il mio assistito è sconvolto e costernato.


Mentre continuano le operazioni di soccorso e ricerca dei dispersi è stato predisposto anche il servizio antisciacallaggio. La nave, sotto sequestro della magistratura, è sorvegliata da tutte le forze di polizia coinvolte nelle operazioni.