Lavorare dopo l’età pensionabile, d’accordo oltre il 60% degli europei

ROMA – Per la maggior parte dei cittadini europei gli over 55 svolgono un ruolo importante in ambiti fondamentali della società. Più del 60% ritiene che dovrebbe essere consentito lavorare anche dopo l’età pensionabile e un terzo afferma che personalmente desidererebbe lavorare più a lungo.


Lo rileva una recente indagine condotta da Eurobarometro che segna l’inizio dell’Anno europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni 2012, lanciato a Copenhagen dalla coalizione delle parti interessate che presenta il suo manifesto per esortare tutti gli attori a livello locale, nazionale ed europeo a cogliere l’opportunità per contribuire alla formazione di un’Europa ‘age-friendly’.


L’obiettivo dell’anno europeo è: un mercato del lavoro inclusivo, che assicura la partecipazione di giovani e anziani; l’accessibilità di beni e servizi che siano adeguati alle esigenze di tutti; l’inclusione digitale; un Patto europeo dei sindaci e l’adozione di un programma dell’Ue per l’innovazione a sostegno di un invecchiamento attivo e sano.


L’invecchiamento attivo, però, non riguarda soltanto gli aspetti occupazionali. Circa un quarto dei cittadini europei afferma di essere impegnato in attività di volontariato. Nei paesi in cui la tradizione del volontariato è meno forte, una proporzione elevata di persone afferma di aver aiutato o fornito sostegno ad altre persone al di fuori del proprio nucleo familiare. Il 36% dei cittadini europei di più di 55 anni dichiara di aver fornito questo tipo di aiuto. Il 15% dei rispondenti di più di 55 anni si occupa di un familiare anziano e il 42% lo ha fatto in passato.


Per Marjan Sedmak, vicepresidente Age Platform Europe, “la creazione di una Unione Europea ‘age-friendly’ significa promuovere la solidarietà tra le generazioni e consentire la partecipazione attiva e il coinvolgimento di tutte le fasce di età, fornendo loro un adeguato sostegno e protezione. Questo però non può essere raggiunto attraverso iniziative isolate”. Per questo, conclude Sedmak, si richiede un impegno ampio e una visione comune “.