La pesca: il simbolo dell’immortalità

ROMA – Le prime origini dell’albero di pesco risalgono al 2000 a. C. in Cina, dove era considerato il simbolo dell’immortalità perché credevano che preservasse il corpo dalla corruzione, infatti si sono ritrovate ciotole con pesche nelle tombe più antiche.


Il pesco ha poi raggiunto la Persia, da cui il nome botanico Prunus Persic, e si è diffuso fino al Mediterraneo grazie ad Alessandro Magno che era rimasto conquistato dal suo frutto, la pesca, durante le guerre contro i persiani. Furono poi i colonizzatori spagnoli nel 1550 a introdurlo in America Latina.


I suoi fiori rosa sono di particolare bellezza tanto da essere fonte d’ispirazione per le opere di tanti pittori e poeti. E’ importante fare attenzione però al fiore, alle foglie e alla mandorla nel nocciolo perché non sono commestibili, essi contengono acido cianidrico e quindi sono velenosi.


La tipica pesca ha la polpa carnosa e vellutata, forse questo è il motivo per cui era sacra ad Arpocrate, dio egizio dell’infanzia, infatti ancora oggi le guance dei bambini, colorate e vellutate, si paragonano alle pesche.
Le varietà più comuni sono la pesca gialla, adatta alle marmellate, la pesca bianca, usata per i gelati e le macedonie e la pesca noce, a polpa gialla ma con la buccia liscia impiegata nei dolci.


La pesca è una frutta da usare fresca, affettata nel vino o nel tè per aromatizzarlo ma anche per ottenere ottime marmellate e liquori.


Invece, nella cosmesi, i suoi acidi sono utili a chi ha i capelli grassi se la usa ridotta in crema con qualche goccia di limone come impacco prima dello shampo, mentre per il viso la sua polpa è una maschera nutriente.


Ho scelto di parlare di questo frutto nella mia cucina salutare, come vedete anche nella coppa alle pesche al rum che vi propongo oggi, perché ha grandi proprietà benefiche e ha la caratteristica di aiutare a sopportare meglio il caldo.


E’ ipocalorica, solo 30 calorie x 100 gr, dissetante perché costituita al 90% da acqua e ha presenza di acido citrico, quindi diuretica ma anche rivitalizzante.


Infatti contiene la vitamina C e A dalle proprietà antiossidanti contro i radicali liberi.


Inoltre la pesca è ricca di sali minerali quali il potassio, calcio e ferro fondamentali da reintegrare in caso di sudorazione elevata.


Un suggerimento finale, le pesche devono essere morbide e se le avete comprate troppo dure vuol dire che sono ancora acerbe, si può rimediare se le lasciate chiuse in un sacchetto di carta per un paio di giorni, vedrete che arriveranno a maturarsi.


Mariella Tallari

Il Rum


La zona storica di produzione del rum si trova nell’ America Centrale. La materia è data dalla canna da zucchero utilizzata fresca e dai derivati (melasse) della produzione dello zucchero. Distinguiamo il rum industriale da quello agricolo e le diverse tecniche di produzione. Il rum industriale si ricava dalle melasse, una specie di sciroppo bruno contenente grandi quantità di saccarosio non più cristallizzabile che, si ottiene al termine della produzione dello zucchero di canna, questo viene diluito con acqua fatto fermentare e distillato con alambicchi continui. Il rum industriale è particolarmente neutro e quindi molto duttile tanto per l’invecchiamento quanto per la miscelazione. Il rum agricolo si produce invece con la canna fresca, da questa mediante sfibratura e pressatura si ottiene un succo che purificato e diluito viene fermentato con aggiunta di lieviti selezionati e poi distillato con alambicchi in genere discontinui. Entrambe le categorie di rum possono subire l’invecchiamento per qualche anno (difficilmente il periodo di permanenza nel legno supera i sette anni) e poi preparati per l’imbottigliamento. Importante è sia la classificazione che distingue il rum agricolo da quello industriale, che la designazione secondo la zona di origine (Cuba, Barbados,Haiti, Jamaica ecc.). Molto utilizzati anche alcuni termini che distinguono il rum giovane (carta blanca, white label ecc.), da quello invecchiato (carta oro, gold label ecc.). Infine non è rara l’aggiunta di aromatizzanti, quali uva passa, succo di cactus e buccia d’arancia.


Giuseppe Gaggia