Supertassa sui permessi di soggiorno: contributo da 80 fino a 200 euro

ROMA – Scattata ieri la supertassa sul rinnovo e il rilascio del permesso di soggiorno. Almeno per il momento, infatti, sono saltati, gli annunciati sconti: il Governo nell’ultimo consiglio dei ministri non ha trova l’accordo sulla modifica del decreto Maroni-Tremonti che ha introdotto il balzello che va da 80 a 200 euro. In totale, una famiglia con due figli maggiorenni potrebbe arrivare a spendere in totale fino a 1088 euro.
L’importo del “contributo per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno” varia in base alla durata del permesso: 80 euro se è compresa tra tre mesi e un anno, 100 se è superiore a un anno e inferiore o pari a due anni, 200 euro per il ‘’permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo’’, la cosiddetta ‘’carta di soggiorno’’. L’esborso si aggiunge al contributo di 27,50 euro per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico, ai 30 euro che prende Poste italiane per il servizio e alla marca da bollo da 14,62 euro. La nuova tassa non riguarda i permessi dei minori, compresi quelli arrivati con un ricongiungimento familiare, né gli stranieri che entrano in Italia per sottoporsi a cure mediche e i loro accompagnatori, così come chi chiede un permesso per asilo, richiesta d’asilo, protezione sussidiaria o motivi umanitari. Il contributo non tocca a chi chiede solo di aggiornare o convertire un permesso di soggiorno valido.


Gli introiti andranno per metà a finanziare il ‘Fondo Rimpatri’, mentre metà andrà al ministero dell’Interno per spese di ordine pubblico e sicurezza, per finanziare gli sportelli unici e l’attuazione dell’accordo di integrazione.


“Da stamattina i nostri sportelli registrano un flusso ininterrotto di cittadini immigrati preoccupati di non poter sostenere le spese della pratica di rinnovo del permesso di soggiorno” denuncia il responsabile nazionale Immigrazione dell’Unione Sindacale di Base (Usb) Soumahoro Aboubakar, che ricorda come fosse già cara (72 euro), la spesa per il rinnovo di un singolo permesso. Da qui la richiesta al governo di “cancellare la nuova tassa”, pena “una serie di iniziative di protesta”.