Lavoro, si scalda la politica al via una settimana d’incontri

ROMA – Prima le riunioni dei tecnici dei sindacati da un lato e degli imprenditori dall’altro. Poi Mercoledì un confronto tra i rappresentanti dei lavoratori e quelle del mondo dell’impresa. Quindi Giovedì il tavolo con il governo, che a sua volta potrebbe essere preceduto da una riunione dei tre segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. E’ un calendario ricco, una vera e propria girandola d’incontri, quello che caratterizza la settimana che si apre sul fronte della riforma del mercato del lavoro.
La fitta agenda fotografa chiaramente come il confronto tra governo e parti sociali diventi più intenso, entrando nei temi specifici: dalla necessità di ridurre le formule contrattuali a quella di definire meccanismi di aggiornamento, dall’ipotesi di nuove forme di sostegno al tema della flessibilità in entrate e in uscita (leggi art.18).
Sui contratti di inserimento e sull’apprenditasto – che dovrebbero cancellare la ‘’flessibilità cattiva’’ delle false partite Iva – si è più vicini ad una intesa. Tutti concordi anche sull’importanza della formazione.
– Abbiamo sottovalutato gli istituti tecnici – ha detto il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli intervenendo a Domenica In sostenendo che in alcuni casi ‘’le imprese cercano lavoratori e non li trovano’’. Tanto che è proprio la formazione ‘’la strada principale per entrare nel mercato del lavoro’’.
Ma è sull’art.18, diventato oramai quasi politico, che le schermaglie pre-tavolo sono più accese. Il governo – prima Monti e poi il ministro Fornero – ha fatto intendere che il tema è sul tappeto. Per il sindacato il suo mantenimento è una pregiudiziale. Chi pone la questione – ha detto più volte il segretario della Cgil Susanna Camusso – non vuole il confronto. Anche gli altri sindacati fanno muro. Pronto ad uno sciopero si dice anche l’Ugl. No all’abolizione viene ribadito anche dal segretario Cisl, Raffaele Bonanni. Del resto il documento unitario firmato da Cgil,Cisl e Uil blinda il sindacato su questo punto, anche se il leader Cisl sembra indicare una possibile strada di apertura.
Sul tema dell’art.18 il governo non può non tener conto anche dal fatto che una parte della maggioranza che lo sostiene soffia sul fuoco. Il Pdl ritiene che dopo l’intervento sulle liberalizzazioni, più penalizzante per il proprio bacino elettorale, sia ora la volta dei sacrifici per l’elettorato d’elezione del Pd, quello dei lavoratori.
– In questi giorni sento ripartire un dibattito come se fossimo negli anni ‘80, quando si diceva ‘arriverà la flessibilità’, bisognerà adeguarsi – ha detto Bersani rispondendo ad una domanda sull’art.18 – Ma qui lo tsunami è gia’ arrivato! Uno che ha trent’anni oggi, se ha un lavoro mediamente ce l’ha flessibile, precario e sottopagato, anche se ha una laurea. La realtà di oggi è questa.
Il leader del Pd spiega poi che il suo partito vigilerà sul Tavolo aperto con le parti sociali affinchè nessuno interferisca.
Dal Pdl a tenere la corda tesa sul tema del lavoro è il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri che nei giorni scorsi ha chiesto ‘’norme tempestive e incisive per superare le rigidità e favorire la creazione di lavoro’’.

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