Usa: “Valutiamo intervento umanitario unilaterale in Siria”

WASHINGTON – La Casa Bianca “non esclude” un intervento umanitario unilaterale in Siria, fa sapere il portavoce, Jay Carney, aggiungendo che l’obiettivo dell’Amministrazione Usa per risolvere la crisi è “continuare a lavorare con gli alleati e i partner”. E sulla visita a Damasco del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, dice: “Non è chiaro quale sia stato lo scopo. Quello che è chiaro è che stando al fianco del regime di Assad la Russia non otterrà nulla”.
A frenare con più decisione riguardo a un possibile intervento in Siria, è l’Unione europea, che esclude un’opzione militare per fermare le violenze del regime. Fonti europee ribadiscono inoltre che “sul tavolo non c’è alcuna ipotesi di creare una no-fly zone”. “Tutti i ministri degli Esteri che si sono espressi finora hanno sempre detto che l’opzione militare è esclusa e che la Siria non è la Libia”, hanno sottolineato le fonti, ricordando come “il precedente libico sia alla base delle riserve di Cina e Russia e del loro veto all’Onu”. “Nessuno vuole un intervento militare e nessuno l’ha chiesto”, hanno scandito ancora, ricordando quali furono le condizioni alla base dell’operazione in Libia del marzo dello scorso anno: la richiesta della Lega Araba, la risoluzione dell’Onu ed un intervento modellato sulle necessità sul terreno. L’Unione europea sta studiando nuove sanzioni contro Damasco nella speranza che il regime “cambi atteggiamento e fermi le violenze contro la popolazione”.
Le nuove misure restrittive – la 12ma tornata – dovrebbero essere approvate dai ministri degli Esteri dell’Ue alla prossima riunione fissata per il 27 febbraio. Sul tavolo dei diplomatici a Bruxelles c’e’ l’ipotesi di congelare i beni della Banca centrale siriana, sul modello di quanto fatto nelle settimane scorse con la Banca centrale iraniana, di vietare l’importazione di fosfati ed altri metalli preziosi, tra cui l’oro, e di sospendere i voli commerciali da e per la Siria. L’Italia per il momento ha seguito alcuni Paesi occidentali decidendo di ritirare il proprio ambasciatore.

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