Capello sbatte la porta di Wembley

LONDRA – Si chiude con dimissioni repentine non meno che inattese l’avventura di Fabio Capello alla guida dell’Inghilterra: un’ora di colloquio con i vertici della Federcalcio inglese e lo strappo era consumato. Il tecnico va via sbattendo la porta, e che porta, visto che l’incontro finale si è svolto a Wembley.
Capello torna in Italia, come tanti suoi tifosi auspicavano. Ma quelli della Juve – per ora – e soprattutto quelli dell’Inter possono frenare gli entusiasmi, al momento si tratta solo di un volo di rientro a casa previsto domani. Il futuro si vedrà, anche se un ruolo da dirigente bianconero sembra molto più verosimile di un matrimonio con l’Inter (“non ci andrò mai”, disse ad ottobre scorso, dopo esser stato vicinissimo a quella panchina nel 2010). Ora c’é il presente, cioé uno scontro durissimo con la federcalcio inglese. All’origine della contesa, la decisione assunta dalla FA di togliere la fascia di capitano a John Terry – accusato di frasi razziste – senza consultare il tecnico italiano. Una mossa avrebbe leso la sua autorità all’interno dello spogliatoio.
“Lascio l’Inghilterra e non dirò altro…”, le parole all’ANSA di un Capello infuriato per dichiarazioni attribuitegli in Italia e per sua stessa definizione ‘false”. Che la scelta di togliere la fascia a Terry senza consultarlo fosse un affronto, quasi un casus belli, era evidente per chiunque conosca il peso che il tecnico friulano attribuisce alla sua leadership nello spogliatoio. E non è un caso se in difesa del ct italiano erano scesi in campo sir Alex Ferguson e anche Carlo Ancelotti. Né Capello aveva fatto nulla per nascondere il dissenso da quella scelta, scegliendo senza false diplomazie lo scontro. Quasi una resa dei conti finali, dopo mesi di polemiche.
Finisce così, con un’uscita di scena tra le polemiche, il matrimonio mai consumato tra Capello e la nazionale inglese. Grandi aspettative al suo arrivo, forti speranze prima del mondiale 2010, po i la cocente delusione in Sudafrica, la conferma obbligata (dal contratto principesco fino al giugno 2012) fino all’approdo senza entusiasmi al prossimo europeo. Ma a Euro 2012 l’Inghilterra si presenterà con un nuovo commissario tecnico, cui potrebbe toccare in sorte di incrociare l’Italia ai quarti.
In testa alle preferenze dei bookmakers, e dell’opionione pubblica, c’è Harry Redknapp, la cui candidatura proprio ieri si è rinforzata dopo l’assoluzione ottenuta dall’accusa di evasione fiscale.
Se il manager del Tottenham è quotato 2/7, alle sue spalle c’è Jose Mourinho (8/1), quindi Roy Hodgson (10/1). Ringraziando Capello per “l’estrema professionalità” dimostrata nel corso dei quattro anni, la Fa non ha però mancato di stuzzicare l’ormai ex ct giudicando il suo addio “la scelta giusta”. Perché non sono andate giù ai federali le critiche via-tv che Capello aveva indirizzato alla Fa, accusata di anticipare la sentenza della giustizia ordinaria che non si esprimerà prima di metà luglio, dunque a europeo concluso.
“Non sono stato consultato sulla decisione di togliere la fascia da capitano a Terry, e sono contrario – aveva dichiarato Capello a Carlo Paris domenica sera, in “5’ di Recupero-Rai1” -, perché per me le persone restano innocenti fino a quando non sono state condannate, quindi bisognava aspettare il giudizio del tribunale”.
Un’opinione fortemente criticata dai media inglesi, ormai intrinsecamente prevenuti verso il tecnico italiano al quale non hanno mai perdonato il fallimento in Sudafrica e soprattutto le mancate dimissioni dopo quella spedizione. In queste ultime concitate ore però due illustri suo colleghi erano usciti allo scoperto per solidarizzare: prima Sir Alex Ferguson quindi Carlo Ancelotti. Entrambi in sintonia con l’ex tecnico di Milan, Roma, Real Madrid e Juventus, che lascia l’Inghilterra dopo 42 partite: 28 vittorie, 8 pareggi e 6 sconfitte. Ma soprattutto senza la possibilità – come nei suoi desideri – di riscattare in Polonia e Ucraina la magra figura mondiale. Ma per Capello evidentemente la dignità personale resta più importante di qualsiasi rivincita personale.