Gli Azzurri spaventano i maestri inglesi

ROMA – Mai così vicina al sogno. L’Italrugby sfiora l’impresa di battere i maestri inglesi e sconta il paradosso che in un paese di calciatori come quello dello Stivale non ce ne sia uno capace di risultare decisivo quando il pallone non è rotondo.
Così nel match sul prato innevato a metà dell’Olimpico è finita 15-19 per gli ospiti, con gli azzurri a recriminare su quegli 11 punti persi al piede, quindi sulla mancata trasformazione di Burton dopo la meta di Venditti, un suo drop sbagliato e poi sui due grossolani errori di Botes al 28’ e 34’ della ripresa.
Avrebbero potuto essere i punti della vittoria, della ‘prima volta’ contro la squadra della rosa dei Lancaster, sabato apparsa ampiamente alla portata di Parisse e compagni, e invece per l’Italia del rugby è di nuovo dramma-calciatori. Nemmeno quello ‘equiparato’ in fretta e furia dal Sudafrica, il Botes un po’ mediano di mischia e un po’ apertura, è riuscito a risolvere il problema, che rimane irrisolto fin dai tempi del ritiro di Diego Dominguez. I vari ct alternatisi sulla panchina azzurra sono andati avanti a forza di tentativi, con il risultato che ancora non si trova un cecchino affidabile per piazzare l’ovale in mezzo ai pali, e continua la serie delle sconfitte onorevoli.
L’illusione di sabato è durata lo spazio di un quarto d’ora: dalla bella meta d’intercetto di Benvenuti, al 41’ dopo una corsa solitaria di una quarantina di metri con cui la squadra di Brunel ha chiuso in vantaggio il primo tempo per 12-6, allo sciagurato errore di Masi nella ripresa. Con quel suo calcio stoppato l’aquilano ha regalato palla agli avversari, poi andati in meta con Hodgson.
Da quel minuto, era il 10’ st, la partita, fino a quel momento fisica e poco spettacolare e nella quale l’Italia era andata in meta anche con il neo-catecumenale Venditti, è girata verso il successo inglese complici anche l’uscita anticipata di Castrogiovanni nel primo tempo (per lui frattura di una costola) e la precisione del 21enne figlio e nipote ‘d’arté’ Owen Farrell, già decisivo nei London Saracens ed ora anche in nazionale. E’ lui l’idolo del futuro dopo il ritiro del grande Jonny Wilkinson. Se Farrell, così preciso nei calci (4/4 più una trasformazione), fosse stato italiano sabato avrebbe vinto la squadra di casa e in fondo la chiave del match è tutta qui, oltre che nella maggiore qualità nei cambi a favore degli inglesi. E a questo proposito, non del tutto comprensibile è risultato l’avvicendamento, da parte di Brunel, di Burton (che non ha gradito, con smorfie non da rugbista) con Botes.
La spiegazione data da Brunel “volevo velocizzare il gioco alla mano”, non è apparsa convincente. Il tutto per la delusione dei 53.720 spettatori accorsi all’Olimpico nonostante una fitta nevicata che, due ore e mezza prima della partita, ha messo in dubbio lo svolgimento del match, poi disputato grazie alla decisione dell’arbitro francese Garces ed al gran lavoro degli spalatori e di alcuni addetti ai lavori muniti di speciali ‘aspiratori’ per la neve. Loro non si sono arresi di fronte al nemico meteorologico, l’Italia invece sì di fronte a quello in maglia bianco neve, anche se mai come questa volta rimane la sensazione di una grande occasione sprecata.