Roma inguardabile, Il Siena compie l’impresa

SIENA – Quanto è bello il Siena di sera. Prima batte il Napoli in Coppa Italia, poi la Roma in campionato. Quanto è bravo Sannino che manda in confusione la Roma di Luis Enrique dopo aver tessuto le lodi della squadra (“E’ la più in forma del campionato”) e del tecnico (“ha portato idee nuove”). Ma alla fine paga la gavetta più della scuola blaugrana dello spagnolo.
La Roma è come gelata dalla neve che ha coperto la capitale in questi giorni: irretita nel gioco, spenta nelle idee e nella corsa. E’ brutta la squadra di Luis Enrique: confusa in difesa, opaca a centrocampo, inoffensiva in attacco. Soffre le ripartenze del Siena e subisce quattro occasioni da gol prima del rigore partita di Calaiò per l’1-0 finale.
Brienza, Destro e Calaiò fanno meglio del tridente giallorosso Borini-Totti-Lamela, con il capitano spento e Borini che perde la sfida col collega ventenne Destro. Già, Destro: ha sciupato, ma si è preso il rigore partita. Se avesse anche segnato la sua sarebbe stata una prestazione con lode.
Nella Roma, orfana di De Rossi e Gago, l’unica novità rispetto alle voci della vigilia è José Angel al posto di Taddei.
Sannino ripropone il 3-5-2 con cui all’andata aveva imposto il pari a Luis Enrique ed affida a Brienza il compito di raccordare centrocampo e attacco. Una curiosità: la sua squadra é tutta italiana negli undici di partenza. La Roma aspira a vincere per mettere nel mirino un piazzamento Champions, ma il Siena, dopo aver pareggiato a Torino con la Juve e battuto il Napoli in Coppa Italia, cerca un altro risultato di prestigio. E per tre volte nei primi 23’ mette a nudo le incertezze difensive romaniste: Destro (al 9’ ispirato da Rossettini), Calaiò (16’ liberato da Brienza) e ancora Destro (23’ servito da Giorgi) falliscono tre nette palle gol.
Nel Siena del tutti per uno e uno per tutti, brilla Brienza nel ruolo di ispiratore; nella Roma, che fa tanto possesso palla, ma subisce le ripartenze senesi, c’é solo una punizione di Lamela respinta da Pegolo (20’). Negli spazi intasati dalle maglie bianconere e con le fasce arginate da Del Grosso e Giorgi (bravo anche come uomo assist), la Roma fa fatica ad arrivare dalle parti di Pegolo, anche se Pjanic non perde mai lucidità e le giocate di Lamela, pur se non efficaci, sono piacevoli da vedere. Juan soffre la forza e la velocità di Destro. Viviani e Simplicio sono disorientati sotto il pressing di Gazzi e Vergassola. Totti è latitante e si fa notare solo per un calcione, punito con il giallo, su Terzi. Ma quello che più stupisce è la libertà incondizionata di cui gode Brienza, piazzato tra le linee romaniste. Insomma, nei primi 45’, il Siena sembra la Roma e Luis Enrique ringrazia la buona sorte, o meglio l’imprecisione di Destro e Calaiò, se la gara resta in parità.
Il punteggio resta in equilibrio per poco e neppure il cambio Kjaer per Juan, al rientro dagli spogliatoi, dà sicurezza alla difesa romanista. Anzi, proprio da una incertezza del danese arrivano le condizioni del vantaggio del Siena, che giunge dopo che Destro fallisce la quarta palla gol per i senesi (2’ calcia su Stekelemburg dopo uno scambio con Calaiò). E’ il 5’, quando su una triangolazione Vergassola-Calaiò-Destro, il danese tocca il ventenne bianconero in area: rigore, che trasforma Calaiò, e giallo.
Luis Enrique toglie Totti e lancia nella mischia Osvaldo (capitano diventa Heinze), fermo dal 4 gennaio, e poi Bojan per Simplicio. La Roma gioca con quattro attaccanti per cercare di recuperare la partita, ma produce un forcing inutile. La squadra di Luis Enrique si conferma incompiuta; il Siena guarda con ottimismo alla salvezza.