Tsunami primarie a Genova Bersani: «La divisione si paga

ROMA – Come lo tsunami, è arrivato imprevisto e ora gli effetti sono ancora più pesanti tra dimissioni di vertici locali e accuse. Nessuno nel Pd, locale come nazionale, si era reso conto che Marco Doria, il professore di nobili origini outsider della politica, avrebbe sbaragliato le due ‘zarine’ del Pd, Marta Vincenzi e Roberta Pinotti, alle primarie di Genova. Pier Luigi Bersani ammette che le divisioni interne si pagano ma, oltre che sulle guerre fratricide, il Pd dovrà riflettere sul fatto che gli elettori genovesi, 10mila in meno rispetto al 2007, hanno visto il volto del cambiamento nel candidato di Sel e non nel Pd.
Come successo a Milano, quando Giuliano Pisapia vinse su Stefano Boeri, fa male al Pd lo schiaffo ricevuto a Genova. Forse anche di più. Certo i fattori locali sono parecchi, dalla criticata gestione dell’alluvione alla ‘lotta’ tra le due candidate. Ma, nel momento in cui il Pd è impegnato a sostenere il governo ‘lacrime e sangue’ di Monti, i dirigenti nazionali temono che la sconfitta e il calo dei votanti alle primarie siano un segnale di distacco degli elettori in una città colpita dalla crisi economica e tradizionalmente di sinistra.
– Ora ci si mette a lavorare ventre a terra per vincere e per vincere con Doria – sprona Bersani per il quale è ‘’logico’’ che, se ci si presenta con due candidati, si rischia di perdere. Ma il Pd non paga solo il prezzo della divisione interna anche perchè, come osserva puntiglioso Salvatore Vassallo, ‘’il rapporto tra l’elettorato del Pd (35%) e quello dei partiti alla sua sinistra (2,8%) è di 5 a 1 e perciò il problema non sta nel fatto che due candidati si siano ‘divisi i voti del Pd’’’. Un calcolo che il partito si ritrova a fare ogni volta che gli alleati minori vincono le primarie a Milano, come a Napoli o a Cagliari. E che spinge più di uno a invitare a riflettere perchè, osserva Marco Follini, ‘’fatte così le primarie danno ragione a Enrico Mattei: ‘i partiti sono taxi. Salgo, pago, scendo’’’.
Bersani assicura gli ultras delle primarie, in testa il sindaco di Firenze Matteo Renzi, che si va avanti così, pur ammettendo che ‘’sarebbe cosa buona, logica, normale, che il Pd selezionasse la sua candidatura per le primarie di coalizione con una selezione interna’’. Una norma per evitare spaccature interne sulla quale la commissione del partito aveva lavorato nei mesi scorsi ma poi, con l’arrivo di Monti, tutto è andato in soffitta. Ma, oltre che regolamentare, il problema è politico e rimanda all’antica tendenza del Pd a trasformare le primarie, denuncia Debora Seracchiani, ‘’in una conta fra correnti o peggio fra singole personalita’ del Pd’’. Per questo la Velina Rossa, la nota di Pasquale Laurito, oggi consiglia a Bersani di fare ‘’un congresso straordinario per zittire la ‘canea montante’’’ dentro il partito dove ha fatto discutere il documento, in realtà smentito’, di alcuni ‘giovani’ dirigenti sul Pd modello Pse.
– Lasciamo perdere, prima di tutto viene l’Italia, guardiamo ai problemi che abbiamo davati – taglia corto, ancora una volta, il leader Pd.