Sprint di Monti su liberalizzazioni e lavoro

ROMA – Stretto fra la valanga di emendamenti sul pacchetto liberalizzazioni e i paletti dei sindacati sulla riforma del lavoro, Mario Monti trova la ‘sponda’ del Quirinale e il sostegno di Berlino per proseguire sulla strada del rinnovamento. Ma è soprattutto sul fronte della trattativa con le parti sociali che il presidente del Consiglio riceve due ‘assist’: il primo dal capo dello Stato, il secondo dal presidente della Repubblica tedesca, in visita ufficiale in Italia.
Sul lavoro ‘’pongo il problema di un accordo valido’’, dice Giorgio Napolitano che, senza voler ‘’interferire’’ nel confronto con i sindacati, auspica che ‘’tutti abbiano chiari gli obiettivi’’ che il Paese ha davanti. Il suo – rimarca – non è un monito.
– Pongo problemi – afferma -, che è altra cosa visto che il primo traguardo fondamentale è una maggiore produttività.
Napolitano invita a riflettere su quanto fatto in Germania, sottolineando che il nodo non è tanto la questione salariale, bensì la competitività che deve crescere di pari passo con la solidarietà, anche attraverso la ‘’flessibilità’’. Il tutto senza dimenticare che la coesione sociale non equivale all’immobilismo, ma anzi è uno dei fattori di crescita. Concetti ripresi in gran parte dal presidente tedesco che, accanto a Napolitano, individua nella lotta alla burocrazia e nell’ammodernamento del mercato del lavoro le due priorità italiane.
Anche Wulff, come Angela Merkel prima di lui (cancelliera che ha Monti sentito al telefono nel pomeriggio anche per concordare i prossimi incontri internazionali), si dice impressionato dalle misure già varate dal governo e dall’ampio sostegno parlamentare ricevuto, ma ammonisce che questo sforzo non deve fermarsi a metà perchè i mercati attendono novità anche su questo fronte.
– Bisogna combattere la disoccupazione giovanile che è inaccettabilmente alta – dice Wullf. Parole, quelle dei due presidenti, che suonano come musica all’orecchio di palazzo Chigi. Anche perchè gli stessi concetti Wulff li ripete sia nel colloquio privato avuto con Monti a villa Madama, sia nella successiva colazione di lavoro allargata ai tre leader sindacali italiani, agli imprenditori italiani e tedeschi e ad alcuni ministri. E anche Monti, riferisce chi c’era, ha voluto sottolineare la necessità di proseguire sulla strada delle riforme, lavoro incluso.
Durante il pranzo è intervenuta anche Susanna Camusso, leader della Cgil, per sottolineare che si deve dare priorità alla lotta contro la disoccupazione giovanile e alle disparità uomo-donna. Ma non si ha notizia di incontri o colloqui a margine, che anzi un po’ tutti smentiscono, a cominciare da palazzo Chigi.
Un incontro con le parti sociali ci sarà, ma domani a palazzo Chigi dove il governo ha convocato sindacati e Confindustria. Sul tema delle riforme Monti è intenzionato a mantenere il calendario fissato, che prevede una riforma del lavoro entro marzo e il via libera del Parlamento alle liberalizzazioni con ‘’cambiamenti minimi’’.
Sul delicato tema dell’articolo 18, la linea non cambia: il premier continua a pensare che freni gli investimenti e che l’istituto debba essere riformato, soprattutto per dare maggiore ‘’oggettività’’ ai pronunciamenti dei giudici del lavoro e assicurare così tempi certi alle imprese e allo stesso lavoratore. Sul fronte delle liberalizzazioni, invece, c’è grande attenzione nel governo, anche se nell’agenda di palazzo Chigi al momento non figurano incontri con i partiti, visto che la cena serale al Quirinale per Wulff non appare – almeno agli occhi del premier – il momento giusto per discutere di certe cose. La situazione in Parlamento, spiega però un ministro, appare ‘’delicata, anche se tanti emendamenti sono ‘raggruppabili’. La speranza è che gli sforzi di Renato Schifani, che ha detto di voler vigilare sul testo delle correzioni, diano i frutti sperati. Tanto che la fiducia non èr ancora certa.
– Non è esclusa, ma speriamo ancora di poterla evitare – riferisce un membro del governo.

Fassina: «La proposta ancora non c’è»
VENEZIA – Per Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, sull’art. 18 sembra ‘’non ci sia ancora una proposta.
– C’è un confronto aperto con le parti sociali – ha aggiunto Fassina – che si stanno concentrando sulle priorità come gli ammortizzatori sociali e la riduzione della miriade di forme contrattuali atipiche.
Fassina ne ha parlato a Marghera, a margine di un incontro del Pd.
– Non mi pare si stia discutendo dell’art. 18 – ha aggiunto Fassina, che ha proposito dell’incontro-giallo tra Mario Monti e Susanna Camusso ha solo ricordato che ‘a Cgil e il presidente del Consiglio lohanno smentito.
– Noi ne prendiamo atto. Crediamo – ha detto ancora Fassina – che la discussione sia già di suo sufficientemente difficile e vanno quindi evitate ingerenze e improvvisazioni. Ci si deve concentrare – ha concluso – sulle misure che funzionano. Per sconfiggere la precarietà dobbiamo far ripartire l’economia. Abbiamo detto fino alla noia che la priorità è lo sviluppo. Se l’economia continua a contrarsi, possiamo inventare tutte le regole che vogliamo sui mercati del lavoro, ma il lavoro andrà peggio.

Domani il tavolo parti sociali-governo
ROMA – Il governo convoca le parti sociali a Palazzo Chigi per domani mattina sulla riforma del mercato del lavoro. I leader di sindacati e imprese puntano a tirare le somme – oggi, a conclusione del tavolo tecnico che proseguirà anche in mattinata – sul documento, sul ‘’contributo tecnico’’ – come preferiscono definirlo – da portare al confronto con l’esecutivo: si va dai contratti agli ammortizzatori sociali. Restano fuori i capitoli spinosi, a partire dall’articolo 18.
Ieri, intanto, si sono ritrovati tutti insieme alla colazione di lavoro a Villa Madama con il premier Mario Monti per la visita del presidente della Repubblica federale tedesca, Christian Wulff. Presenti i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, ed il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Soprattutto tra loro non sono mancati scambi di battute e lì si sono dati appuntamento per questo pomeriggio (nella sede della foresteria di Confindustria), decidendo di accelerare, in vista della vicina convocazione a Palazzo Chigi.
Per il governo c’era anche il ministro del Lavoro, Elsa Fornero. Un anticipo, almeno nelle presenze, del tavolo ufficiale di domani, il terzo, nel confronto governo-parti sociali. Per loro la strada resta quella di cercare di definire un accordo di cui il governo possa tenerne conto. Un obiettivo da perseguire – viene sottolineato – per evitare che il governo vada avanti da solo.
La Cgil assicura che intende portare avanti il negoziato, quanto più avanti possibile. Sull’articolo 18 la confederazione guidata da Camusso ribadisce che le sue posizioni sono note e, dunque, resta la ferma opposizione ad interventi di modifica sull’articolo 18, tranne che sui tempi delle sentenze. Intanto i metalmeccanici della Cgil mettono in campo l’intenzione di andare allo sciopero generale anche contro qualsiasi ipotesi di modifica all’articolo 18: uno sciopero della categoria da tenersi all’inizio di marzo (il 2 o il 9 le date possibili). Le tute blu della Fiom oggi, al Comitato centrale convocato d’urgenza, si esprimeranno sulla proposta del leader Maurizio Landini: se sarà approvato lo sciopero, verrà annullata la manifestazione nazionale convocata per sabato 18 febbraio.
Sul fronte confederale, Bonanni ribadisce la volontà di andare avanti con una proposta comune, auspica che ‘’i rapporti tra i sindacati continuino ad essere buoni’’ ma avverte:
– O abbiamo le stesse opinioni su ogni questione o altrimenti è chiaro che si va in ordine sparso.
Insomma non si potrà arrivare, dice a chiare lettere, a ‘’proteste unitarie con posizioni differenziate’’.
All’indomani delle indiscrezioni di stampa sul vertice segreto, poi ufficialmente smentito, con Monti, Camusso non torna sulla questione ma al tavolo dei sindacati con Rete Imprese Italia, ieri mattina, ripone le priorità: l’estensione degli ammortizzatori sociali per un sistema universale e la lotta alla precarietà con un intervento ‘’drastico’’ di riduzione delle 46 forme contrattuali.

Lascia un commento