Tante polemiche sulla cittadinanza

CARACAS – Si è svolta nella “Sala Gaetano Bafile” del Centro Italiano Venezolano della capitale l’assemblea straordinaria del Comites di Caracas, alla quale hanno assistito anche il Console Generale, Giovanni Davoli; la Console di Caracas, Jessica Cupellini; i membri del Cgie, Nello Collevecchio e Ugo Di Martino.
Dopo aver ricordato la figura del consigliere Vitaliano Vita, deceduto in Italia qualche giorno fa, e dopo aver dato lettura dei verbali dell’assemblea del 7 dicembre dello scorso anno, i membri del Comites affontavano l’argomento centrale all’ordine del giorno: i programmi del Comites per il 2012. La discussione, a dir la verità, è stata di assai breve durata poichè all’unanimità è stato deciso solamente che, a causa dei tagli subiti dal budget destinato alle spese per il funzionamento del Comites, questo dovrà lasciare a giugno o ad agosto (dipenderà dalla data delle prossime elezioni) la sede attuale. Non è stato stabilito dove funzionerà prossimamente l’organismo anche se non è mancato chi, con una certa dose di ironia, suggerisse di chiedere un ufficio al Consolato Generale di Caracas.
Il presidente del Comites, Michele Buscemi, informava i pochi consiglieri presenti che nei prossimi mesi verrà consegnata a tutti i membri dell’istituzione la copia ‘digitalizzata’ dei verbali delle assemblee svolte e proponeva di analizzare l’eventuale organizzazione di un “concertino, con fisarmonica ed una orchestrina, per i nostri anziani”.
Si passava quindi a discute sul “via crucis” a cui sono costretti il figli dei pionieri che desiderano acquistare la cittadinanza dei genitori o, in particolare, dei nonni e bisnonni; riacquisto, ha tenuto a sottolineare il consigliere del Cgie, Ugo Di Martino, che è un diritto sancito dalle leggi italiane.
Sorvoliamo, per carità di patria, la lunga e sterile discussione di cui sono stati protagonisti alcuni membri del Comites, mentre altri assistevano silenziosi e stanchi. Da sottolineare, comunque, l’intervento della dottoressa Teresina Giustiniano, che ha fatto notare, indignata, come negli ultimi due anni (praticamente dall’inizio della gestione del Console Generale Davoli) la maggior parte delle pratiche di “ricostruzione di cittadinanza” sono bloccate per l’impossibilità dei figli dei nostri pionieri di reperire tutti i documenti richiesti; documenti che non sempre le autorità locali sono purtroppo in grado di fornire.
Dal canto suo, il Console Generale, Giovanni Davoli, ha spiegato con una buona dose di pazienza che per ottenere la cittadinanza italiana è indispensabile presentare la dovuta documentazione, come lo esige la Legge.  Di fronte all’insistenza della dottoressa Giustiniano, che non accettava ragioni e con tono battagliero faceva presente come alcuni suoi clienti risultassero pregiudicati dalla situazione creatasi, il Console generale si limitava ad affermare che pur capendo l’indignazione dei figli dei nostri pionieri che reclamano un loro diritto, non poteva esimersi dall’esigere la documentazione pertinente, così  come lo stabilisce la legge italiana; legge che, sottolineava, ogni consolato ha il dovere di far rispettare.

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