Il Bologna calpesta la Fiorentina

BOLOGNA – Quando fantasia e concretezza incontrano povertà d’idee e imprecisione il calcio ammette pochi bluff. Diamanti ispirato e implacabile, Ramirez con qualche giro a vanvera ma con un gol di tacco di classe purissima e un Bologna che ha impresso sulla pelle il marchio di Pioli, che gioca con gli anfibi da guerra e il saio francescano, é più che bastato per aver ragione di una Fiorentina rimasta al di là dell’Appennino.
Stavolta non c’era la neve di mezzo, ma per i viola il martedì grasso bolognese è una quaresima di desolazione. Jovetic prova a far volare qualche coriandolo, Amauri vorrebbe mascherarsi da supereroe ma non dimostra di avere superpoteri, il resto della squadra è un carro allegorico che si muove con lentezza e prevedibilità. Se poi c’é, come è successo al quinto del secondo tempo, uno come Olivera che lascia la squadra in dieci, sotto di due gol, per una gomitata a centrocampo a Diamanti, inutile e cattiva, la frittata è servita.
Una Fiorentina così non mette in ombra, tuttavia, i meriti di un Bologna che sa essere festosamente divertente o noiosamente concreto, alla bisogna. Tutto è successo nel primo tempo. Il Bologna è passato alla mezz’ora quando Diamanti ha concluso, da vicino, su Boruc. Il portiere viola ha ribattuto goffamente, Diamanti ha raccolto, ha fatto perdere la bussola a Natali ed ha ribattuto in gol. Subito prima e subito dopo il gol, però, la sua firma sul risultato ce l’ha messa anche Gillet, che ha negato in due occasioni il gol ad Amauri ben ispirato da Jovetic.
A fine primo tempo Ramirez ha incastonato il risultato con la sua gemma: un gol di tacco, che ha sbalordito e anticipato Gamberini e Boruc con un colpo di classe da vedere e rivedere. I viola protestano per un fuori gioco di Di Vaio che ha servito l’uruguaiano (lo avevano fatto anche ad inizio partita per un braccio un po’ largo, sempre di Di Vaio, su punizione) ma gli spettatori si sono stropicciati gli occhi: fra loro anche il presidente onorario del Bologna Gianni Morandi, che si bea più che sul palco di Sanremo.
La partita è finita, poi, al quinto minuto della ripresa quando Olivera (che fino a quel momento aveva fatto parte, con Lazzari e Montolivo di un centrocampo annientato da Perez e Mudingayi) commette una cattiva sciocchezza, tanto pericolosa per chi la subisce, quanto deleteria per gli equilibri della squadra che da quel momento in poi smette, praticamente di giocare. Smette di giocare, a dire la verità, anche il Bologna. In superiorità numerica e sulle ali dell’entusiasmo (sei punti in cinque giorni con Inter e Fiorentina) avrebbe potuto anche affondare la lama. Ha preferito non farlo, ha scelto di non rischiare nemmeno il minimo indispensabile, facendo spegnere la partita ed allungando in tutta sicurezza il filotto di risultati utili ed agganciando, fra l’altro, propriola Fiorentina.
Domenica, al Dall’Ara, affronterà l’Udinese con uno spirito alle stelle, consapevole anche che la classifica permette di giocare, finalmente, con serenità.La Fiorentinariscavalca l’Appennino con tante questioni su cui riflettere: Jovetic, da solo, non può bastare.

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