Enrica Lexie, contraddizioni, incongruenze: tante ipotesi e poche certezze

ROMA – Le autorità indiane sapevano che il mercantile greco Olympic Flair era stato attaccato dai pirati, alle 21.50 locali e a sole due miglia e mezzo dalla costa, dunque in un orario e in una posizione compatibili con quanto riferito dall’equipaggio del peschereccio colpito. Tuttavia, gli inquirenti locali hanno taciuto l’episodio, correlando subito l’uccisione dei due pescatori con il presunto attacco subito dalla Enrica Lexie, avvenuto ore prima e molto più al largo. Mentre la procura di Roma, che ha ricevuto una prima informativa della Farnesina sulla vicenda, ha deciso di avviare una rogatoria internazionale per acquisire le ‘prove’ che le autorità indiane hanno finora negato di consegnare – risultati dell’autopsia, proiettili, perizia balistica e quella sullo scafo colpito – si allunga l’elenco delle contraddizioni, delle incongruenze e delle anomalie che, fin dal primo momento, hanno caratterizzato l’inchiesta indiana sul duplice omicidio.
Ieri l’Icc, la Camera di commercio internazionale, ha ribadito in una comunicazione alla Marina militare italiana il contenuto del suo rapporto reso noto due giorni fa (un attacco da parte di 20 pirati su due imbarcazioni, sventato alle 21.50 locali, a circa due miglia e mezzo da Kochi) e confermato che la nave coinvolta è l’Olympic Flair, battente bandiera greca. La Marina mercantile greca ha però smentito, mentre l’armatore – l’Olympic shipping and management di Atene – si è limitato a dire di non poter parlare della vicenda. Ma l’altro ieri, contattato dalle autorità italiane, sembra invece che avesse confermato. Fonti italiane vicine all’inchiesta rilevano inoltre che non solo l’attacco all’Olympic Flair c’è stato, ma che questo era stato tempestivamente comunicato dal comandante alle autorità indiane, segnatamente la Guardia costiera e il Maritime rescue coordination centre di Mumbai. La notizia pero’ sembra sia rimasta riservata. Perche’? Sul punto si possono solo ipotizzare delle risposte, una delle quali è particolarmente inquietante:
‘’Se vi fosse stato in quel contesto uno scontro a fuoco tra i pirati e le forze di sicurezza locali, con la morte accidentale dei pescatori, le autorità avrebbero tutto l’interesse a non diffondere la notizia’’, osserva la fonte. Allo stato si tratta solo di un’illazione, ovviamente, che però darebbe sostegno alla tesi – sostenuta da parte italiana – che l’episodio che ha visto come protagonisti i marò Latorre e Girone non ha niente a che fare con l’uccisione dei pescatori, avvenuta invece successivamente e da tutt’altra parte. Ciò spiegherebbe anche come mai le autorità locali si siano attivate solo la sera, poco dopo l’attacco alla Olympic Flair e molte ore dopo aver ricevuto dalla Enrica Lexie la conferma del presunto tentativo di abbordaggio. Anche sulle ragioni per cui da parte indiana vi sarebbe in atto una ‘’strumentalizzazione’’ della vicenda si fanno varie ipotesi, che non solo hanno a che fare con le questioni di politica interna, come si è già detto, ma che danno alla storia il sapore dell’intrigo internazionale. C’e’ infatti chi sottolinea che il ruolo importante dell’industria italiana della Difesa in India (la partecipazione alla progettazione della prima portaerei indiana, l’assistenza al naviglio militare, il possibile interesse degli indiani al programma delle fregate Fremm) potrebbe essere malvisto da potenziali concorrenti di altri Paesi, che potrebbero osteggiare in maniera anche ‘sporca’ l’iniziativa delle aziende italiane pur di guadagnare spazio. Insomma, tante ipotesi e poche certezze.

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