De Rossi, da Bergamo al Derby la Roma cerca la pace

ROMA – Preparare il derby dopo la batosta di Bergamo, e convivere per tutta la settimana col peso delle polemiche legate alla scelta di Luis Enrique di escludere De Rossi nella gara con l’Atalanta per un banale ritardo alla riunione tecnica che precede l’ingresso in campo.
Era questa la prospettiva che si presentava al club giallorosso, dopo la disastrosa trasferta in casa dell’Atalanta. Cosa è successo nel ritiro giallorosso di Bergamo? Quale ‘rissa’ ha scatenato la decisione durissima di Luis Enrique? Roma si è risvegliata con quattro gol sul groppone e tanti dubbi dei suoi tifosi sulla reale causa di un’esclusione così clamorosa.
“E’ andata come ha detto la società, è stata una mia disattenzione e non ho menato nessuno”, la pezza messa da Daniele De Rossi, preoccupato, mentre era in azzurro a Genova, del “caos” creato dalla sua tribuna. Eppure, è andata esattamente così. Una bussata alla porta del centrocampista che non sente, la riunione tecnica comincia, un sms dalla sala che avverte De Rossi e la discesa di corsa, con l’ingresso a discorso di Luis Enrique oramai già agli sgoccioli. Nessuna scenata, solo molta freddezza da parte del tecnico, che senza battere ciglio è salito sul pullman e, arrivato allo stadio, ha comunicato la sua formazione, spedendo il centrocampista in tribuna. E spiegando i perché della sua scelta ai dirigenti. E’ la ricostruzione che emerge, senza conferme ufficiali. De Rossi ha masticato amaro, e ha fatto poco, anche a 24 ore di distanza, per nascondere che in fondo per lui non era una mancanza così grave. Però ha accettato, perché ha capito che un caso del genere rischiava di spaccare non solo lo spogliatoio, ma persino il rapporto di fiducia tra tifosi e Luis Enrique, e forse persino tra qualche dirigente e il tecnico: in sostanza, di mettere in crisi il cosiddetto ‘progetto’.
Meglio correre ai ripari, per il bene della squadra e, soprattutto, del suo allenatore, emblema di una rivoluzione che tarda ad attuarsi. In silenzio Luis Enrique e Baldini a Coverciano, per la panchina d’oro a Guidolin.
“Non ho nulla da nascondere, sono stato solo un po’ disattento” ha ammesso il centrocampista di Ostia dal ritiro della Nazionale a Genova. Insomma, nessuna scazzottata con i compagni, nessuna risposta acida al tecnico. La cui scelta deve esser maturata proprio nel tragitto tra albergo e campo, in bus. Una scelta accettata da De Rossi “come un soldato”: difficile immaginare fosse condivisa, se non per il fatto che l’asturiano davvero non guarda in faccia nessuno, come riconosciutogli dallo stesso giocatore.
“Scuse? Non credo di doverne dare – ha spiegato ‘Capitan Futuro’ – Non ho mai fatto un minuto di ritardo, ed è la prima volta che mi capita una cosa del genere. Nella mia classifica degli sbagli poi non è che questo occupi un posto particolare, non ho fatto una rissa o mancato di rispetto a qualcuno. Sono venuto meno a miei doveri da professionista – le parole pronunciate scrollando però le spalle, senza cioé nascondere un certo scetticismo -. Né Baldini né Luis Enrique devono insegnarmi come comportarmi, lo hanno già fatto i miei genitori. E lo dico senza polemica: credo che loro abbiano stigmatizzato una disattenzione del professionista, non certo le qualità dell’uomo”. Ora, meglio pensare al derby.

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