Piccola Italia, fa grande gli Usa

GENOVA – A 100 giorni dagli Europei, l’allarme azzurro è servito. Lo firma Clint Dempsey, piccolo e talentuoso attaccante del Fulham, con un gol col quale entrerà nella storia del calcio americano per la prima vittoria degli States sull’Italia.
Il Davide calcistico ha battuto il gigante fragile, e non era mai successo prima. Al di là dell’1-0 maturato al Ferraris e delle statistiche, a preoccupare Prandelli deve essere il fatto che di prove d’appello di qui al torneo in Polonia e Ucraina non ve ne saranno, così come gli mancherà l’occasione di lavorare con la sua Nazionale.
L’Italia aveva chiuso il 2011 con un ko in casa, contro l’Uruguay all’Olimpico a novembre, ha aperto il nuovo anno con un triste bis contro avversari più modesti. Stavolta fa i conti con le proprie debolezze. L’attacco è davvero da ricostruire, senza Balotelli, Cassano, Rossi e in presenza di tante punte sottotono. Il centrocampo dei piedi buoni è un meccanismo troppo facile da inceppare. Restano gli stage, ammesso che arrivino, per rimettere a posto un giocattolo ben congegnato e all’improvviso un po’ arrugginito.
Senza Balotelli, Prandelli non rinuncia alla formula del centrocampo a geometrie variabili, ma lancia Ogbonna in difesa e Matri in attacco per la prima volta dall’inizio, in coppia col piccolo Giovinco. Thiago Motta sta dietro i due, e non è la sua posizione. Una Nazionale di seconde e terze linee, l’ha definita alla vigilia Prandelli, ma il discorso riguarda solo l’attacco. In mezzo al campo, nel reparto vitale per l’assetto del ct, l’unico cui si rinuncia in partenza è De Rossi.
L’Italia sconta però la serata no di Marchisio e la battuta a vuoto di Nocerino. Di fronte, l’Italia si trova una Nazionale Usa modesta e orgogliosa, pronta a difendersi con un ordinato 4-4-2 dove il clivense Bradley arretra qualche metro dietro la linea di centrocampo per far schermo ai centrali difensivi.
La partenza è a razzo per gli azzurri, spinti da Maggio che sulla sua corsia trova spazi ed estro giusto. Eppure sugli spalti l’entusiasmo è dei 50 tifosi a stelle strisce, forse punti nell’orgoglio dai pochi fischi rivolti dallo stadio al loro inno, per la verità di gran lunga battuti dagli applausi. Resta il fatto che la lingua del calcio non è l’americano, e da principio non basta l’entusiasmo che i ragazzi di Klinsmann ci mettono.
Nei primi cinque minuti l’Italia è già pericolosa, prima con Nocerino che lancia Matri fermato in uscita da Howard, poi con Thiago Motta: la sua deviazione al volo sottoporta è parata di piede. Giovinco svaria molto e conclude poco, sottoporta si fa vedere per la prima volta al14’, stop e tiro al volo bloccato da Howard. Gli americani prendono però le misure, il centrocampo ruotante degli azzurri è incriccato. Passano i minuti e appare chiaro che la miglior arma per scardinare la difesa avversaria é il lancio lungo. Non esattamente la filosofia di Prandelli. Costretto d’altra parte a chiedere a Thiago Motta di stare dietro le punte, uno scialo. Il paradosso vuole però che ancora dal piede del brasiliano parta il tiro più pericoloso, al43’, a chiudere un primo tempo sterile. In cui gli Stati Uniti hanno perfino cominciato a tirar fuori la testa; al37’con una punizione di Dempsey respinta di pugno da Buffon.
Per vivacizzare la serata Prandelli prova a smuovere il centrocampo, inserendo alla ripresa Montolivo per Nocerino. Ogbonna invece si sposta sulla fascia causa cambio Chiellini- Criscito.
La ripartenza azzurra è di nuovo buona, con Thiago Motta che al5’lancia in area Giovinco. A fermare il suo destro teso ci pensano portiere e bandierina di un discutibile fuorigioco. Le segnalazioni dei due assistenti del turco Aydinus fioccano più delle occasioni, spesso innervosendo Matri che ne é bersaglio privilegiato. E il peggio deve venire. Al10’la difesa azzurra si fa trovare impreparata su azione lenta. Cross da sinistra, Altidor fa perno su Barzagli per la sponda e Dempsey di destro beffa Buffon. La botta in campo si sente, se subito dopo Ogbonna sfodera in area il primo svarione di una serata personale positiva. Prandelli manda dentro Pazzini e Borini per Matri e Thiago Motta, diventa un 4-3-3.
La nuova coppia d’attacco confeziona una palla gol quasi subito, al15’, ma il tiro del romanista è bloccato da Howard. Attorno al minuto 20 ci prova di testa Pazzini, la girata è fuori misura. Così come tutto il filo logico azzurro, che via via si smarrisce. Allora ci prova perfino Ogbonna con un tiro da fuori, alla mezz’ora. Più efficace la percussione da destra di Abate, subentrato per Maggio insieme a De Rossi (per Marchisio), e stavolta Howard davvero si supera.
L’Italia spinge ma non è lucida, per tre volte Borini si trova sui piedi la palla del destino, l’ultimo spreco a cinque minuti dal termine è grossolano. Il forcing finale degli azzurri si smorza su un tiro al lato di Montolivo. Neanche l’aiuto di Howard sul finire, nell’unica uscita a vuoto del portiere Usa, trova l’Italia puntuale. Ieri sera l’unico appuntamento giusto è quello degli americani: con la storia.

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