Cgie, la proposta contro i tagli che castigano le nostre comunità

ROMA – Nuove politiche di promozione della lingua e cultura italiana all’estero, con la creazione di una Agenzia interministeriale che coordini sedi periferiche e i loro interventi, ma che soprattutto trovi le risorse, andando a bussare anche ai privati. Questa, in sintesi, la proposta della IV Commissione tematica del Cgie illustrata in assemblea plenaria dal consigliere Tommaso Conte. Una relazione condivisa dai consiglieri, intervenuti diversamente sul tema, con veemenza e passione. Ma anche indignazione: le cifre del capitolo 3153 hanno spinto Mariano Gazzola a svolgere parte del suo intervento in spagnolo.
A tre anni dalla Conferenza dei giovani e dalla loro richiesta di più lingua e cultura come “forma di unione e riconoscimento di un popolo”, la politica culturale dell’Italia, ha detto Conte, “è caduta in uno stato crisi” che dimostra la “visione poco lungimirante dell’Esecutivo” che ha agito sul settore come “spesa da tagliare invece che risorsa su cui investire, al contrario di quanto proclamato”.
– D’altra parte – ha ricordato Conte – l’allora ministro Tremonti disse che con la cultura non si mangia. Al contrario dell’Italia, gli altri Paesi hanno continuato ad investire nella promozione culturale, nonostante la crisi”. Posto che nel 2012 nel capitolo 3153 ci saranno in totale 6.348.500 euro, cioè il 51,7% di quanto disponibile (13.156.000) nel 2011, Conte ha voluto evidenziare la grandissima differenza tra le risorse in campo oggi e quelle stanziate nel 2008, sostenendo che ormai “non è più possibile parlare di politica culturale”.
Una caduta libera dalle conseguenze “drammatiche”, ha aggiunto il consigliere, che ha trovato nel vecchio Esecutivo il primo responsabile. Ma ha aggiunto, “c’è anche la responsabilità della Farnesina: è stato il Mae a tagliare i capitoli degli italiani all’estero e della cooperazione, che qui al Ministero non hanno voce. Perché non sono stati tagliate gli emolumenti ai funzionari o le spese superflue?”.
A nome della commissione, Conte ha ringraziato l’ambasciatore Zuppetti per la “trasparenza con cui la Direzione generale ha comunicato le cifre, da cui si evince che è stata data priorità ai corsi integrati, lasciando senza soldi i corsi per gli adulti, e dandone pochi ai corsi extracurriculari”. Insomma “è stato tagliato di tutto e di più”. E il futuro non sarà meglio: se è vero che “per il 2013 e il 2014 ci saranno altri tagli” per Conte “occorre chiedersi qual è il livello minimo di riferimento per sostenere una promozione culturale e linguistica all’estero”.
Conte ha sostenuto che servono “nuove forme di intervento” e modifiche allo status quo. E ha denunciato che oggi si è di fronte ad una realtà “economicamente insostenibile”.
Posto, quindi, che le risorse sono poche e che per la commissione dovrebbero almeno essere riportate al livello di quest’anno, ha enumerato le proposte della Commissione: “confermato il sistema misto pubblico-privato, servono regole precise sui diritti e doveri di ciascun attore, con risorse adeguate, il rispetto delle specificità delle varie aree geografiche, rafforzamento del coordinamento e della razionalizzazione dell’intervento, un’agenzia interministeriale per lingua e cultura che coordini una rete di agenzie nazionali”.
Ampio il dibattito sul tema: per Siena (Cile) ci sono “strumenti obsoleti e costosi: docenti di ruolo in primis”. Invece della attuale “normativa unica, servirebbero politiche diverse, in base alle peculiarità di ogni area”.
Critico Fatiga (Italia): “lingua e cultura sono due cose diverse: la cultura italiana può essere promossa anche nelle lingue locali. Ora, visto che la domanda di italiano cala, perché è una lingua di cultura più che di relazione, allora diffondiamo la cultura così da supportare, da stimolare il desiderio di imparare l’italiano”.
Per Cretti (Svizzera) le cifre sul capitolo 3153 “è l’ennesima conferma che l’Italia è incapace di fare sistema. Fremeva di rabbia Mariano Gazzola (Argentina) di fronte alle cifre della Dgiepm che hanno confermato come, tra le diverse aree, l’America Latina sia stata la “più tagliata” con un -65%.
Per Tabone (Francia) occorre “ripensare al finanziamento delle scuole italiane all’estero o la filiera di quelle bilingue per costano troppo”, mentre Lizzola ha sostenuto che i tagli fatti “sono criminali e irresponsabili fatti da incompetenti da burocrati che non capiscono il ruolo dell’Italia nel mondo”.
Sentitasi chiamata in causa, l’ambasciatore Zupetti ha voluto ricordare che “le cifre avute oggi confermano quanto annunciatovi nell’ultima plenaria” .
– Tenete conto – ha detto – che l’attuale normativa prevede che gli enti gestori siano senza fini di lucro, contributo non significa “finanziamento”. Dunque la normativa già prevede per essi altre entrate.

Di Tommasi: «Basta Cadaveri ambulanti» Coletta: «Fare qualcosa di propositivo»
ROMA – Si è parlato anche di rete consolare – la decisione del ministro Terzi di congelare la chiusura di alcune sedi consolari è stata molto apprezzata – e di giovani – deluse le aspettative che la Conferenza del 2008 aveva aperto – nella riunione della III Commissione Diritti civili, politici e partecipazione del Cgie, dove però ha tenuto banco soprattutto una questione, che per la verità sembra essere al centro dei lavori della plenaria sin qui condotti: il rinnovo dei Comites e del Cgie stesso.
Dopo due proroghe, infatti, quelli che restano, assieme ai parlamentari eletti all’estero, i più importanti organi di rappresentanza delle nostre comunità sembrano “sfiancati”, senza più ossigeno e non solo perché costretti a “sopravvivere” con i pochi e spesso insufficienti fondi a disposizione, ma perchè ormai privi di motivazioni e nuovi stimoli. La pubblica denuncia è stata lanciata in Plenaria da Mario Tommasi, presidente della III Commissione.
Qualcuno, ha detto Tommasi, ha definito i Comites “cadaveri ambulanti”, che per questo in molti Paesi sono visti come “inutili” e “non rappresentativi” della realtà locale.
– L’unica soluzione è andare al voto – ha detto -, ma non sarà facile trovare candidati né tanto meno mobilitari gli elettori, perché ormai la rappresentanza è indebolita.
Per il nostro consigliere Michele Coletta, intervenuto anch’esso, “il Cgie deve cambiare immagine” e “fare qualcosa di propositivo”.

Rete consolare, ennesimo appello su sedi e servizi
ROMA – La rete consolare, i servizi ai connazionali, l’esigenza di trovare soluzioni a problemi più o meno grandi che comunque penalizzano chi, all’estero, deve approcciarsi alla amministrazione italiana. Anche di questo hanno discusso ieri pomeriggio i consiglieri del Cgie riuniti in assemblea plenaria alla presenza dell’ambasciatore Carla Zuppetti, capo della Dgiepm.
È toccato a Dino Nardi svolgere la relazione introduttiva, ancorchè breve, visto che, ha ammesso il consigliere, sul punto “ci siamo già detti tutto”.
Certo è, ha proseguito, che ogni giorno i media nazionali danno notizie di “sperperi” e “privilegi” per alcuni che dimostrano, drammaticamente, come “Governi e parlamentari sono forti con i deboli, e quindi con gli italiani all’estero, e molto timidi con i forti: tassisti, farmacisti, notai, manager”. Sia il “Salva Italia” che il recente decreto sulle liberalizzazioni per Nardi “lo dimostrano”, anche se, ha concesso, “questo Governo almeno ci ha riconciliato con le nostre istituzioni, dopo gli anni bui del Governo Berlusconi”.
Quanto alla rete, Nardi ha richiamato la decisione del Ministro Terzi di “congelare” i provvedimenti inseriti nel piano di ristrutturazione, ma anche le “chiusure di quegli uffici che più di altri danno servizi all’utenza cioè le agenzie consolari. Tutte collocate in aree a forte presenza di collettività italiane”.
– Auspichiamo – ha aggiunto – che il Ministro Terzi prima di prendere altre decisioni sulla rete si confronti col Cgie e non ci metta di fronte al fatto compiuto come in passato.