Magliocco: “Sogno di andare ai giochi di Londra”

CARACAS – Grinta, tenacia e coraggio da vendere. Questi gli elementi che descrivono l’italo-venezuelana Karlha Magliocco, 26 anni, che ha scelto di misurarsi in uno tra gli sport più duri e ‘maschili’ che ci siano: la boxe. E con buoni risultati: un record di 57 vittorie in 63 incontri.
La sua figura sottile ed il suo sorriso fanno letteralmente ‘a pugni’ con l’idea che vede il gentil sesso praticare sport meno rudi. Questa simpatica ragazza di origini laziali quando sale sul ring diventa una ‘macchina da combattimento’, ma tolti i guantoni è una tenera mamma che gioca con la sua bambina, sua fan numero uno.

Da quanto tempo pratichi questo sport?
Ho iniziato a praticare pugilato circa 14 anni fa (il prossimo 20 marzo festeggerà l’anniversario). Sin da bambina mi appassionavano gli sport e ne ho praticati diversi: calcio, kickingball… ma mi hanno sempre appassionato gli sport di combattimento. Certo ha influito il fatto che mia mamma è arbitro e sono sempre stata inmmersa nel mondo del pugilato.

Cosa rappresenta per te la boxe?
Il pugilato è parte della mia vita, non mi vedo senza i guantoni. È uno sport che mi fa concentrare solo su me stessa, ma soprattutto qualcosa che mi dà stimoli per migliorarmi. E’ la sfida che ho con me stessa, la voglia di vedere fino a che punto riesco ad arrivare, che mi porta ad andare avanti e migliorarmi. Per me la boxe rappresenta la vita. Quando sei sul ring ti accorgi di che pasta sei fatto realmente, perchè se molli lì, allora sei un codardo anche nella vita. Lì sopra sei da solo con te stesso, con le tue paure, e vince solo chi ha più cuore, più grinta, più intelligenza.
Come donna, com’è stato l’arrivo in un ambiente quasi esclusivamente maschile? E come ti trovi ora?
All’inizio è stata dura. Ho affrontato molte avversità. Il coach mi buttava fuori dalla palestra, mi sono dovuto ritirare per un anno. Poi sono tornata ed ho cercato, con i fatti, di mettere subito le cose in chiaro e fargli capire che non ero lì per farmi il fisico, ma volevo combattere. Allora hanno iniziato a rispettarmi e vedermi come un pugile.

Cosa pensano i tuoi familiari di questa passione? La approvano?
Mia mamma, dato che sapeva che mi piacevano gli sport di combattimento, mi ha iscritto alla lotta olimpica. Ma a me non piaceva quello sport, sono andata alle prime lezioni e poi l’ho abbandonato. Senza che mia mamma lo sapesso ho cambiato disciplina e sono andata a lezioni di pugilato. Come l’ha scoperto mia mamma? Un giorno, dopo un mese, quando le ho detto: ‘Guarda mamma, l’allenatore Pinto ti manda saluti”. Lei mi ha chiesto dove l’avevo visto ed io gli ho confessato che stavo praticando la boxe. Lei al principio non approvava questa mia decisione, mi castigò e non mi faceva uscire di casa. Ma tanta era la mia passione per il pugilato che scappavo di casa e marinavo la scuola per andare a lezioni di boxe. Poi non ha avuto altra scelta che accettare la mia decisione e adesso mi segue dappertutto.

Cosa hai provato al primo incontro?
E’ stato nel 2002, durante torneo ad invito che si è disputato a Maracaibo. Quel giorno prima di salire sul ring dentro di me c’era un mix di paura ed ansietà. Volevo sperimentare cos’era salire sul quadrilatero.
Sei stata la prima pugile venezuelana a vincere una medaglia nei giochi Panamericani. Com’è stata quella esperienza?
È stato un privilegio, dato che sono stata l’unica venezuelana che ha partecipato. Poi l’emozione di portare a casa una medaglia, anche se di bronzo, è una cosa indescrivibile. Grazie a Dio, in quei giochi sono riuscita a superare i problemi fisici che potevano compromettere la mia prestazione.
Il Mondiale disputato alle Barbados nel 2010 (72 partecipanti), la medaglia di bronzo nei Giochi Panamericani nel 2011 ed il secondo posto nei Giochi Regionali sono il biglietto da visita dell’italo-venezuelana Karlha Francesca Magliocco.

Come ti stai preparando per il Mondiale?
Insieme al mio allenatore (Richard Chourio, allenatore della nazionale femminile. n.d.r.) stiamo
corregendo dei dettagli. Bisogna dare il massimo, gli incontri che disputerò in Canada mi serviranno come preparazione in vista del Mondiale in Cina. Ma prima di questo ci sarà un test qui in Venezuela in cui gli allenatori sceglieranno la rappresentante del Venezuela per i giochi.
La boxe era rimasta l’unico sport presente ai Giochi esclusivamente al maschile. Ora gli uomini dovranno lasciar spazio alle colleghe: la presenza del pugilato femminile costerà alla federazione il sacrificio dei minimosca maschili, che verranno estromessi dalle discipline olimpiche.
In tutto 36 donne saliranno sul ring, suddivise in tre categorie: pesi mosca (48-51 chili), leggeri (56-60 kg) e medi (69-75 kg). Le categorie maschili scenderanno invece da 11 a 10. La boxe femminile non è una novità in assoluto, ma bisogna risalire agli inizi per trovarla – solamente come sport dimostrativo – nei Giochi di Saint-Louis (Usa) del 1904.

Parlaci delle tue origini italiane?
Mio nonno Cristofaro Panfili Magliocco era originario di Roma.

Oltre a boxare cosa fai nella vita?
Sono professoressa di scienze motorie presso la Unidad de Talento Deportivo, nello stato Portuguesa. Inoltre alleno i bambini nel pugilato.

Cosa ti ha dato qusto sport che prima non avevi?
Con la boxe mi sono resa conto delle mie potenzialità, sono riuscita a vedere quello che sapevo fare, a rendermi conto della mia tenacia. Tutto questo ha sicuramente aumentato la sicurezza in me stessa. E poi ho imparato ad apprezzare la famiglia, dato che con i ritiri molte volte sei lontano dai tuoi cari e non vedi l’ora di rivederli. A livello professionale, invece, il ring mi ha insegnato a maturare e imparare dalle sconfitte.

Il sogno nel cassetto?
Senza dubbio partecipare ai giochi olimpici

Quali requisiti deve avere una ragazza che come te vorrebbe praticare la boxe?
Oltre alla passione, bisogna avere molta costanza per superare i momenti di stanchezza che sicuramente arriveranno. Ho imparato che la forza di volontà è determinante in questo come in tutti gli sport e nella vita.

Fioravante De Simone

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