Il Treno ad Alta Velocità che divide l’Italia

«L’Italia non può pensare di non accelerare il passo nell’integrazione fisica con l’Europa, per la quale è essenziale una moderna rete di trasporti e rispetto alla quale è in ritardo» – Mario Monti.
In seno ad una società sempre più evoluta e moderna, nell’ambito della quale lo scambio di informazioni ed opinioni si fa ogni giorno più denso, vi sono questioni e tematiche in grado di creare una vera e propria spaccatura nel pensiero dei mass media e dell’opinione pubblica.
Berlusconi è riuscito a dividere la sfera politica italiana in due schieramenti diametricalmente opposti, formati da seguaci fedeli ed accaniti oppositori. Cesare Battisti ed i suoi generosi sorrisi hanno riportato alla mente tragiche ed impunite vicende, attorno alle quali, nello stupore generale, non è mancato il sorgere di piccoli gruppi di adulatori. Celentano ed il suo lungo monologo sanremese hanno alimentato fiumi di parole, tra pagine di quotidiani e chiacchiere “da bar”, di ammiratori ed infuriati contraddittori.
Non vi sono dubbi in merito al fatto che la Tav rientri nel ventaglio di queste discussioni in grado di originare una vera e propria “frattura” tra due punti di vista decisamente contrastanti.
Soltanto poche settimane fa, il Presidente del Consiglio Mario Monti era stato estremamente chiaro: «L’Italia non può pensare di non accelerare il passo nell’integrazione fisica con l’Europa, per la quale è essenziale una moderna rete di trasporti e rispetto alla quale è in ritardo». Incalzato nel corso di una lunga intervista in merito al coro di proteste levatesi dalla Val di Susa, ha proseguito affermando che «la legalità è importante per tutti e se manca le imprese smettono di investire. Se hanno successo i blocchi alla Tav e se non si afferma la percezione che la legalità è assicurata, è chiaro che si produrranno meno posti di lavoro, si pagherà un costo sociale».
Legalità. Un concetto assolutamente “chiave” dal quale non si può e non si deve prescindere. A giudicare dagli scontri, dalle immagini e da alcune dichiarazioni giunte dalle zone interessate dai diversi cantieri, appare chiaro infatti che qualcuno deve aver frainteso il diritto di manifestare a favore delle proprie idee con quello di muovere i propri passi al di fuori del perimetro della legalità.
Non si è fatto attendere il commento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che, con il suo consueto e brillante equilibrio, ha ribadito che non ci sarà alcun faccia a faccia con i sindaci “No TAV”. « Non posso aderire a incontri in cui si discutano decisioni come quelle relative alla linea Torino-Lione: decisioni che non mi competono». Il Capo dello Stato ha tenuto inoltre a sottolineare che «l ‘espressione del sacrosanto diritto al dissenso su qualsiasi scelta e decisione politica e di governo, deve escludere il ricorso a violazioni di legge, violenze, intolleranze e intimidazioni». Quindi l’appello: «A quanti restano non convinti della pur rilevante importanza, per l’Italia e per l’Europa, di quell’opera, affinché desistano da comportamenti inammissibili». Per Napolitano «c’è bisogno nel paese di un clima costruttivo nel quale l’attenzione e gli sforzi si concentrino sull’impegno a garantire sviluppo, occupazione, giustizia sociale».
Anche il Ministro dell’Interno Cancellieri ha annunciato che la linea del Governo rimane la stessa: «La Tav si farà». In altre parole, nessuna marcia indietro perché «l’opera deve andare avanti ed essere conclusa» e che la prova di forza «non conviene a nessuno».
Poco convincenti appaiono altresì le ragioni dei “No Tav”, apparse di recente in un elenco piuttosto bizzarro sulle pagine di numerosi quotidiani e riviste in Italia. Si va dalla salute all’economia, passando per l’occupazione e l’ambiente, mettendo in primo piano l’ingente costo del progetto ed i rischi elevati di infiltrazione provenienti dal mondo della criminalità organizzata. Tesi contestabilissime ed evidentemente superficiali. «Fanno paura polveri ed inquinamento provocati dai mezzi nei cantieri». È auspicabile dunque l’immediata cessazione di qualsiasi attività che possa in qualche modo arrecare danni di natura ecologica? «I lavori finiranno per distruggere l’industria turistica». Basti pensare che le cosiddette “grandi opere” hanno sempre offerto un contributo più che prezioso a favore del mercato del lavoro. «La Torino-Lione costerà 23 miliardi di euro». L’Europa finanzierà il 40% del progetto e l’Italia è quanto mai bisognosa di investimenti importanti che possano sostenere in futuro la crescita e lo sviluppo della propria economia. «Le grandi opere servono soltanto ad arricchire i padroni ed i mafiosi». La criminalità organizzata rappresenta senza ombra di dubbio una piaga dilagante ed è infiltrata, da molti anni ormai non soltanto al Sud, in svariate attività sparse per tutto il territorio nazionale. Non per questo si procede con la chiusura di attività imprenditoriali, uffici, ospedali e via discorrendo. Si tratta di una presenza che va arginata con metodi efficaci, che non può però impedire all’Italia di muovere dei passi in direzione del suo futuro.
L’ultima affermazione riguarda infine il clima di confronto con enti ed amministratori locali. «In questi anni non c’è stato alcun dialogo. Le decisioni sono state imposte ed i sindaci non hanno potuto vedere i progetti, né avere un confronto serio sul piano tecnico o su quello politico». Il Ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture Corrado Passera si è fatto promotore di una procedura, che ha già incassato il via libera di Palazzo Chigi, fondata sulla «democrazia partecipativa», grazie alle quale per costruire una grande opera dovrà necessariamente essere effettuata una consultazione preventiva con tutti i soggetti interessati.
Si può essere d’accordo. Oppure no. Ma mai dovrebbe esserci accordo attorno a scontri, violenze ed insulti alle Forze dell’Ordine.
Luca Marfé
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