Napolitano: «Basta orribili violenze sulle donne»

ROMA – Riformare subito la politica dei congedi parentali estendendoli ad entrambi i genitori, abolire la pratica indecente delle dimissioni in bianco, aumentare le retribuzioni delle donne ed intervenire sulla grave penuria di asili nido. Piena sintonia ieri tra Quirinale e Governo sulle misure minime necessarie per ridurre il gap economico e normativo che ancora oggi colloca l’Italia nei gradini più bassi della speciale classifica sulle pari opportunità. Ma in una lunga cerimonia per la festa della donna al Quirinale – ingentilito per l’occasione con cascate di mimose – è stato Giorgio Napolitano ad usare i toni più duri, evidentemente sconvolto dagli ultimi ‘’recenti e recentissimi’’ casi di brutali aggressioni verso le donne.
– La violenza e la furia omicida di uomini che colpiscono ciecamente le compagne e persino i figli – ha affermato il capo dello Stato – rivelano una visione e proprietaria e distruttiva degli affetti.
Casi ‘’orribili’’ che, ha detto il presidente tra gli applausi, dovrebbero ‘’indurci a ripartire dai fondamentali del discorso sulle minacce e sulle diminuzioni che la società ancora riserva alle donne’’. Dopo gli interventi dei ministri del Lavoro, Elsa Fornero, e dell’Istruzione Francesco Profumo, Napolitano è tornato all’attualità politica legando il tema della discriminazione femminile a quello della riforma del lavoro, necessaria anche per la crescita futura del Paese.
– Una riforma del mercato del lavoro – ha rassicurato – darebbe più sicurezza economica ai giovani producendo anche una maggiore propensione ad avere figli e tutto questo gioverebbe di certo alla nostra economia.
Più lavoro alle donne porta una crescita del Pil, più servizi di base come gli asili nido creano sicurezza alle famiglie e alzano il tasso di natalità: su questo mantra si sono snodati gli interventi alla cerimonia del Quirinale dove sono state premiate diverse donne per la loro bravura a conciliare lavoro e famiglia, lo slogan che ha caratterizzato la giornata.
– A parità di istruzione per le donne le retribuzioni sono di regola più basse rispetto agli uomini e le carriere meno avanzate – ha confermato il ministro del Lavoro Elsa Fornero, evidenziando la necessità di rendere “effettiva” la conciliazione dei tempi di lavoro e di famiglia. Ma sono i dati a parlare e a disegnare un’Italia fuori dall’Europa, in clamoroso ritardo normativo e culturale.
– Il tasso di occupazione femminile italiano è al 46%, tra i peggiori d’Europa, e le retribuzioni rimangono del 20% inferiori rispetto a quelle degli uomini – ha spiegato il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Ma non solo: secondo uno studio della Banca d’Italia, con un tasso di occupazione femminile ‘’del 60% il Pil italiano crescerebbe del 7%’’.
– Il grado di civiltà di un paese si misura dal modo con il quale vengono considerate e trattate le donne – ha commentato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sottolineando come ‘’la valorizzazione del ruolo delle donne, è uno dei pilastri’’ della linea politica del Pd e per la quale ‘’in tutto il mondo e anche in Italia c’é ancora moltissima strada da fare’’. Sulla stessa linea il presidente del Senato, Renato Schifani, secondo il quale la ‘’parità è ancora lontana” ma oggi rappresenta “un obiettivo raggiungibile’’.

Le donne denunciano: «Emergenza lavoro»
ROMA – L’Otto Marzo della crisi denuncia per le donne l’emergenza lavoro. Per le italiane, i numeri sull’occupazione sono allarmanti (lavorano meno della metà e a parità di istruzione per le donne le retribuzioni sono di regola più basse rispetto agli uomini e le carriere meno avanzate – ha confermato il ministro del Lavoro Elsa Forner, prendono il 20% in meno di paga rispetto agli uomini) e il confronto europeo drammatico (solo Malta sta peggio di noi).
Le occupate sono il 46,1% (2010), il Sud è al 30,5% (56,1% al Nord); alto il tasso di inattività (coloro che non cercano più un lavoro) che è al 48,9% contro il 35,5% europeo. A dicembre 2011, la disoccupazione femminile è cresciuta del 3,2% rispetto ad una anno prima. E quando si diventa madri, una su tre lascia. Già in difficoltà prima della crisi, ora è emergenza vera e propria. Ecco perchè serve un’inversione di tendenza: bisogna investire sul lavoro delle donne, anche per uscire dalla crisi e rilanciare il paese.
– La situazione delle donne nel mercato del lavoro è peggiorata con la crisi, quantitativamente e qualitativamente, partendo da una situazione già grave – sostiene Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali e ambientali dell’Istat. In due anni, dal 2008 al 2010 l’occupazione femminile è scesa di 103 mila unità (-1,1%); è diminuita anche l’occupazione qualificata (-270 mila), è aumentata quella non qualificata (+218 mila). Cresce il part-time non volontario e si accentuano le disparità anche in famiglia. Favorire l’occupazione femminile vuol dire anche intervenire sul lavoro di cura.
– O si redistribuisce il lavoro di cura fra i generi – osserva Sabbadini – sviluppando la rete dei servizi e il lavoro flessibile o difficilmente potrà esserci futuro per l’occupazione femminile. I nodi del welfare fai dai te italiano che si basa sul lavoro non retribuito delle donne sono venuti al pettine.
Un 8 Marzo pensando al lavoro per la Cgil che ha scelto lo slogan: ‘’Le donne vogliono il lavoro’’.
– Questo 8 marzo – dice Serena Sorrentino, segretaria confederale – si colloca nel momento più acuto della crisi. La trattativa in corso con il governo sul mercato del lavoro è un’opportunità per le donne; da questa, ci aspettiamo grandi risposte per i differenziali di genere che vuol dire intervenire sulle disparità di trattamento, sul part-time imposto, sull’obbligo dei congedi parentali, sul ripristino della norma che vieta le dimissioni in bianco. Ci aspettiamo un 8 Marzo con un segno di cambiamento. Dal governo abbiamo dichiarazioni importanti di volontà, ora servono i fatti, segnali per invertire la tendenza.
Bisogna puntare sulle donne perchè ‘’è dimostrato che il lavoro delle donne è un effetto moltiplicatore dello sviluppo: un posto di lavoro ad una donna ne crea altri tre per effetto della domanda di beni e servizi’’.
– Questo 8 Marzo 2012 è diverso – commenta Vittoria Tola, responsabile nazionale dell’Udi (Unione donne in Italia) – siamo costrette a fare i conti con la crisi che dimostra, anche attraverso le misure prese dal governo, che si sta chiedendo molto alle donne senza dare in cambio niente e i diritti conquistati in decenni di battaglie diventano sempre più evanescenti e non esigibili. Il lavoro delle donne oggi – prosegue – riassume una centralità inedita per tutte e interroga sia il Welfare sia le prospettive del futuro. La crisi e le ultime risposte all’insegna dell’austerity, a cominciare dall’ innalzamento dell’età pensionabile, hanno acuito i problemi strutturali di gran parte delle donne e delle lavoratrici.

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