Lavoro, confronto su ammortizzatori e contratti

ROMA – Ancora una settimana, massimo 10 giorni di confronto, per arrivare ad un testo definitivo entro fine marzo o ai primi giorni di aprile. Il governo conferma i tempi, ormai strettissimi, per il varo della riforma del mercato lavoro. Oggi la stretta su ammortizzatori sociali e contratti d’ingresso, per puntare a chiudere subito prime intese; e ad incassare così un via libera su gran parte dell’impianto della riforma, lasciando fuori la flessibilità in uscita, con la mina dell’articolo 18, su cui il governo sa bene che le posizioni al tavolo sono più difficili da conciliare. Si profila così anche la possibilità di un accordo parziale, lasciando il tema più spinoso fuori dall’intesa ma non della riforma.
La soluzione potrebbe arrivare unilateralmente dal governo, che ha più volte ribadito la determinazione nel voler varare una riforma completa anche senza il sì delle parti. La percorribilità di un accordo ”a tappe”, per blindare la riforma fin dove si riesce ad arrivare nei prossimi dieci giorni, se può essere un obiettivo del governo non trova riscontro in ambienti sindacali, dove si fanno notare i pochi passi avanti fatti al tavolo tecnico con il ministero, e vengono giudicati prematuri i tempi (anche solo su ammortizzatori e contratti) se non per accordi quadro da riempire solo successivamente di contenuti.
L’inseguirsi di indiscrezioni diverse ed in contraddizione sui possibili contenuti finali della riforma sarebbe – rilevano dal fronte delle parti sociali – una dimostrazione del fatto che siamo ancora lontani da un impianto vicino alla soluzione finale. Sesto round, oggi pomeriggio, del tavolo con i leader delle parti sociali ed il ministro del Lavoro Elsa Fornero. Dopo il rinvio voluto dal governo per individuare risorse pubbliche aggiuntive per finanziare la riforma degli ammortizzatori è su questo punto che le parti attendono una prima risposta. Si concretizzerà, a quanto si apprende, con una sorta di impegno politico. Il Governo punta ad introdurre una pianificazione, a rendere strutturali con una voce in bilancio spese (quelle al momento sostenute per la cassa in deroga) che oggi sono a saldo, con il rischio di finire fuori controllo. Per farlo bisogna attendere il quadro legislativo post-riforma.
Sull’ammontare delle risorse da reperire non pesa l’impennata legata all’attuale fase di emergenza occupazionale, fanno notare fonti vicine al dossier del ministero smentendo alcune ipotesi circolate, perchè il governo lavora su un progetto che andrà a regime solo tra cinque anni.
Elsa Fornero presenterà oggi l’impianto definitivo della sua ipotesi di riforma per questo capitolo. Su flessibilità in entrata e contratti resta fermo l’obiettivo di disboscare la giungla contrattuale per eliminare sacche di precarietà. Con le parti non ci sono distanze sulla scelta dell’apprendistato come forma contrattuale di riferimento per l’ingresso al lavoro e del contratto di reinserimento per il reimpiego di chi perde il lavoro Ultimo in agenda resterà il nodo della flessibilità in uscita, con l’obiettivo del governo di una ”manutenzione” dell’articolo 18.
– Serve una revisione equilibrata della disciplina del licenziamento individuale – ribadisce dal Pdl Giuliano Cazzola.
Per un accordo sarà decisiva la misura: sì anche della Cgil ad accelerare i tempi dei processi del lavoro, ma il sindacato di Susanna Camusso non va oltre; improbabile un sì unitario dei sindacati alla proposta della Cisl (licenziamenti per motivi economici anche individuali, sullo schema della legge 223).

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