L’Istat conferma: Italia in ‘recessione’

ROMA – Gli ultimi dati dell’Istat confermano l’entrata in recessione tecnica del’Italia, dopo poco piú di due anni dalla fine dell’ultima.
A rendere ufficiale la nuova crisi è il -0,7% registrato dal Pil su base congiunturale nel quarto trimestre del 2011, un calo netto che porta a due i trimestri consecutivi in negativo, quanto basta per dichiarare la recessione. Non è tecnica ma reale la recessione per l’industria metalmeccanica, dice Federmeccanica secondo che cui sino a settembre 2011 c’è stato un incremento della produzione del 2,1% e poi un’inversione di tendenza in tutti i comparti che si protrarrà anche nella prima metà del 2012, anche se questa fase recessiva non è ai livelli del 2008-2009.
Dopo le stime preliminari sul Pil diffuse a metà febbraio, con le revisioni qualche miglioramento viene fuori, ma non tale da cambiare le carte in tavola. La nuova lettura ritocca leggermente solo i dati tendenziali: innanzitutto è corretta al rialzo, al +0,5% dal +0,4%, la crescita annua dell’Italia. Si tratta del valore corretto per gli effetti di calendario (corrispondente a 1.426.160 milioni), che affianca quello grezzo, reso noto a inizio marzo, pari a +0,4% (per un valore di 1.580.220 milioni di euro correnti, cifra presa a riferimento per debito e deficit).
La crescita per il 2011 resta inferiore alle ultime attese del governo, che stimavano un +0,6%. Nonostante le correzioni, è stato leggermente migliorato anche il tendenziale relativo al quarto trimestre (a -0,4% da -0,5%), quindi, la sostanza resta la stessa, soprattutto l’Istat conferma il calo congiunturale, che certifica la forma a ‘W’ della crisi nella Penisola. D’altra parte per ritrovare una flessione maggiore dello 0,7% bisogna andare indietro al primo trimestre del 2009. Inoltre, anche se i segni meno compaiono un po’ dappertutto, pure il confronto con l’area euro e i big mondiali vede l’Italia in particolare affanno.
Passando ad analizzare i macro settori dell’economia, nell’ultimo trimestre del 2011, su base congiunturale, il valore aggiunto segna una forte discesa nell’industria (-1,7%), dove va male anche su base annua; mentre nell’agricoltura sale dello 0,5% (anche se scende su base annua); resta, invece, stazionario l’andamento nei servizi. Quanto al 2012, l’eredità lasciata dall’anno scorso non è certo positiva: la crescita acquisita è pari a -0,5%.

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