Afghanistan, rabbia in Parlamento e minacce talebane anti Usa

ROMA – Esplode la rabbia del Parlamento afghano che condanna il massacro di domenica di 16 civili, tra cui nove bambini, da parte di un soldato Usa (secondo testimoni locali accompagnato da altri militari ubriachi), mentre i talebani annunciano vendetta. La Casa Bianca assicura che continua la partnership con Kabul, ma si moltiplicano le condanne su quanto accaduto con Hillary Clinton che si dice “scioccata e rattristata per il massacro di civili innocenti”. Rimane ancora sconosciuta l’identità del soldato Usa. Il Pentagono infatti non intende per il momento rendere noto il nome del militare autore del massacro.
Dalle pagine del New York Times un ufficiale Usa sostiene che l’episodio, sommato a quello dei Corani bruciati, potrebbe rendere vani gli sforzi per un tavolo negoziale con i talebani: “la paura – sostiene l’ufficiale – è che questi incidenti possano fare irrigidire la visione che i fondamentalisti hanno di noi e del nostro modo di trattare gli afghani e la loro religione”.

Kabul: “Pazienza finita”
Ancora una volta gli afghani hanno esaurito la pazienza sulle azioni “arbitrarie” delle truppe straniere, sostiene il Parlamento di Kabul che chiede al governo americano di “punire i colpevoli in un processo pubblico davanti al popolo afghano”. Da Washington replica il Pentagono che scarta tale ipotesi affermando che il soldato sarà giudicato dalla giustizia militare americana. La Casa Bianca rassicura Kabul che i negoziati proseguiranno sulla futura partnership e sulla riduzione delle forze Usa in Afghanistan. “Continueremo ad avere negoziati molto diretti e importanti con il governo afghano”, afferma il portavoce Jay Carney.

I fondamentalisti:
“I soldati Usa? Selvaggi malati di mente”

Nonostante la piazza rimanga insolitamente tranquilla, preoccupano le parole di fuoco dei talebani, che da un loro sito web minacciano di “vendicare” ogni “martire ucciso selvaggiamente dagli invasori”. I fondamentalisti descrivono le forze Usa come “selvaggi malati di mente” che saranno “punite per le loro azioni barbare”, scrive il settimanale ‘Time’, secondo il quale le truppe di Washington dislocate in Afghanistan, sono in stato di allerta per possibili ritorsioni. I capi tribù locali della provincia di Kandahar, teatro del massacro, provano a rassicurare, e lanciano un appello alla calma, provando a sedare sentimenti anti-americani tra la popolazione. Per il momento sembrano esserci riusciti, poche settimane dopo il polverone provocato dai corani bruciati dai militari Usa, e i massacri che ne sono seguiti.

Merkel in visita
alle truppe tedesche

Intanto in una visita a sorpresa alle truppe tedesche dislocate a Masar-i-Sharif, la cancelliera Merkel si dice scettica sul ritiro delle truppe entro il 2014. “La situazione attuale non permette di dire che possiamo ritirarci oggi. E non possiamo neanche dire che ci riusciremo entro il 2013-14”, chiosa la Merkel, convinta che il processo di riconciliazione politica ha registrato qualche progresso ma non ancora al punto di poter ritirare le truppe dell’Isaf. Mosca esprime profondo shock per il massacro dei civili e si augura che i colpevoli siano puniti severamente. Da Londra un portavoce del premier britannico David Cameron definisce il massacro un “evento tragico”. “I nostri pensieri e le nostre condoglianze vanno ai familiari di chi è morto. Ma rispetteremo i piani”, aggiunge la stessa fonte.