Scontro Pd-Pdl, mediazione del governo

ROMA – E’ ancora muro contro muro tra Pdl e Pd sulla Rai e la strada verso il rinnovo dei vertici della tv pubblica appare al momento tutta in salita, ma nell’incontro con i leader dei partiti di giovedì il premier Mario Monti tenterà di sbrogliare una matassa che sta, ogni giorno di più, irrigidendo i rapporti tra le due principali forze che sostengono il governo.
Pierluigi Bersani continua ad invocare una riforma della governance, sotto la minaccia di non partecipare alle nomine, mentre il Pdl è sempre più fermo nel voler andare alla nomina del nuovo Cda con la legge Gasparri. Ma dopo le frenate del governo, con il ministro Corrado Passera in testa, ora anche il Terzo Polo sembra pronto ad andare al voto con la normativa esistente. E nel Pd, che con la sola Idv non avrebbe più i numeri per bloccare il voto in Vigilanza per scegliere i componenti del nuovo consiglio, serpeggia la preoccupazione per una situazione che potrebbe consegnare il servizio pubblico agli avversari. Situazione in cui comunque, secondo il dettato della Gasparri, il governo ha il potere di indicare il presidente, e con il ministero dell’economia, scegliere un consigliere di fiducia e dire la sua sul direttore generale.
In ogni caso è chiaro che il governo nella riunione di domani farà la sua proposta, cercando di verificare i margini per compiere un passo in avanti verso la soluzione, e trovare la possibile mediazione tra le richieste del Pd e le barricate del Pdl.
– Da due millenni di democrazia la Gasparri è la prima legge scritta sul bronzo che non si può toccare – ha affermato Bersani – Esiste un potere legislativo che può cambiarla se si vuole altrimenti ci si prende la responsabilità.
– Il Pd che dovrebbe essere il partito a tutela del lavoro vuole parlare di giustizia ed è particolarmente appassionato anche al tema Rai, invece siamo proprio noi che parliamo di lavoro – ha replicato il segretario del Pdl, Angelino Alfano – Domani di Rai e giustizia se faremo in tempo ce ne occuperemo, se qualcuno vorrà occuparsene se ne occuperà.
Da Viale Mazzini è il presidente Paolo Garimberti a dire la sua:
– Non intervengo in ciò che è competenza del governo e del Parlamento, ma il futuro della Rai è certamente una priorità.
Il leader Idv Antonio Di Pietro avverte che ‘’se il governo si calerà le braghe, condannerà la Rai al disastro e se stesso a una sovranità limitata, sempre ostaggio dei ricatti e degli interessi di Berlusconi e di Mediaset’’, mentre il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri dice che ‘’anche Bersani dopo Passera e l’Udc, capirà che non ci sono le condizioni per nuove leggi’’.
Il riferimento è ad un’intervista a Il Manifesto del capogruppo Udc in Vigilanza, Roberto Rao, che ritiene non si possa approvare una riforma della governance ‘’a dispetto del Pdl’’ e invita il Pd a partecipare alle nomine. Un passo indietro, quello dell’esponente del Terzo Polo, che modifica gli equilibri in campo e rischia di mettere all’angolo il partito di Bersani, che da solo non sarebbe più in grado di bloccare il voto in Vigilanza, che deve eleggere i componenti del cda.
I conti con il pallottoliere sono già scattati: nella Bicamerale il Pd può contare su 11 uomini (compreso il radicale Marco Beltrandi, che non è detto voti con il gruppo), mentre gli esponenti dell’Idv sono due. Se il Pdl decidesse di forzare la mano ed andare al voto anche senza il Pd, riuscendo a convincere i cinque rappresentanti del Terzo Polo e gli altri membri della Commissione, potrebbe contare sui 27 voti che rappresentano i due terzi necessari ad eleggere il presidente.

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