Sinagoga di Milano nel mirino del terrorismo

ROMA – Decine di documenti dedicati al Jihad, manuali su come costruire ordigni rudimentali e su come utilizzare le armi più comuni, notizie sulle misure di sicurezza e sugli uomini impegnati nella sorveglianza degli obiettivi sensibili: era un terrorista fai da te, un lupo solitario, Mohamed Jarmoune, il ventenne marocchino arrestato a Brescia dagli agenti della Digos. Ma molto pericoloso, dicono gli uomini dell’Antiterrorismo ricordando che l’hanno bloccato quando il suo progetto di compiere un’attentato alla Sinagoga di Milano era in fase piuttosto avanzata.
– Non ci sono allarmi particolari – si è affrettata a sottolineare il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, anche se ha confermato che quella del marocchino era ‘’un’attivita’ molto seria’’ e che al suo arresto si è arrivati con una ‘’brillante operazione’’ grazie al lavoro d’equipe che ha coinvolto, oltre all’Antiterrorismo italiano, anche i servizi segreti e i colleghi americani ed inglesi. Questi ultimi hanno fermato a Londra una quarantenne, che con il giovane gestiva un gruppo su Facebook e ora gli investigatori – italiani e inglesi – dovranno capire se siano coinvolte altre persone. Al momento infatti non è stato trovato un collegamento tra il giovane e gruppi legati ad Al Qaeda o ad altre organizzazioni terroristiche. Ma non è affatto escluso che i documenti sequestrati nelle due abitazioni possano ricondurre ad altri soggetti.
Gli investigatori ritengono comunque Jarmoune un ‘lupo solitario’, il ‘’tipico prodotto’’, dicono, della propaganda condotta da Al Qaeda tramite Internet con l’obiettivo di suggestionare alcuni tra i giovani nati e cresciuti in occidente – e per questo meno sospetti e maggiormente integrati nella società – portandoli verso il Jihad. Una volta abbracciata l’ideologia terroristica, non è necessario un input dell’organizzazione: i terroristi fai da te possono attivarsi da soli in qualsiasi momento, proprio come, secondo gli investigatori, stava per fare il marocchino.
– Siamo di fronte – dicono dall’Antiterrorismo – ad un vero e proprio esercito di singoli potenziali jihadisti che si addestrano autonomamente tramite il web e per questo la minaccia è più polverizzata e più difficile da cogliere.
Non è un caso che nel corso delle indagini gli investigatori hanno scoperto che, attraverso gruppi ‘segreti’ creati su Facebook, il giovane condivideva con gli iscritti istruzioni sull’assemblaggio di ordigni rudimentali, realizzati con materiale reperibile facilmente in commercio, e sull’uso delle armi. Esperto d’informatica, Jarmoune aveva preso diversi accorgimenti per proteggere le pagine su Facebook, il cui contenuto, d’altronde, era più che esplicito
Jarmoune è stato ammanettato all’alba nella sua casa in provincia di Brescia, dove viveva da quando aveva 6 anni e dove lavorava come operaio siderurgico: gli investigatori gli hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ritenendolo coinvolto in attività di addestramento all’uso delle armi e degli esplosivi a fini di terrorismo.

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