Lavoro: Governo spinge, sindacati frenano

ROMA – La resa dei conti sulla riforma del mercato del lavoro e sull’articolo 18 si avvicina, ma lo scontro tra le parti resta acceso. Banche e imprese, tutte (Abi, Alleanza delle cooperative, Ania, Confindustria, Rete Imprese Italia), si ricompattano in un fronte unitario e rimproverano al governo di non avere ”ancora le giuste soluzioni”, respingendo innanzitutto l’aggravio dei costi e dei vincoli sui contratti a termine. Cgil e Confindustria duellano sull’articolo 18. Tutto questo a pochi giorni dal tavolo decisivo convocato dal governo con le parti sociali per martedì 20 a Palazzo Chigi. Appuntamento clou che domani mattina a Milano sarà preceduto da un incontro informale, a latere del convegno di Confindustria, dove si ritroveranno praticamente tutti i protagonisti della trattativa, dal premier Mario Monti al ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ospite in sala, ai leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
Oltre alla padrona di casa, il presidente degli industriali, Emma Marcegaglia. Un vis-a-vis che potrebbe aiutare a sciogliere i nodi ancora sul tappeto. Marcegaglia insiste su una profonda revisione dell’articolo 18, la norma dello Statuto dei lavoratori che disciplina il reintegro nei casi di licenziamento illegittimo, chiedendo che resti intatto solo per i licenziamenti discriminatori e prevedendo, invece, un indennizzo in tutti gli altri casi.
– Deve essere chiaro a tutti, e credo che per il presidente Monti lo sia, che se dovessimo presentarci ai mercati con una piccola riforma, soprattutto della flessibilità in uscita, la reazione sarebbe negativa – sostiene il presidente di Confindustria.
– Sull’articolo 18 vedremo quali proposte saranno fatte: quelle sentite finora dal governo non ci convincono e non vanno bene”, avverte il numero uno della Cgil, Susanna Camusso. La Cgil, che pure apre sull’articolo 18 senza che se ne modifichi la sostanza, dice di poter essere disponibile solo a discutere che nei casi di licenziamenti per motivi economici spetti al giudice decidere per il reintegro o l’indennizzo. Oltre a chiedere di velocizzare le cause.
Secondo l’ipotesi del governo, invece, per quelli senza giustificato motivo oggettivo (motivi economici, appunto) ci sarebbe solo l’indennizzo; mentre per i licenziamenti senza giusta causa e giustificato motivo soggettivo (disciplinari) sarebbe il giudice a decidere se reintegrare o indennizzare; l’obbligo di reintegro resterebbe solo per i licenziamenti discriminatori. Ma la partita non è ancora chiusa neppure su contratti e ammortizzatori, che prevedono interventi ”onerosi”, dicono Abi e imprese, ”lasciando i lavoratori piu’ esposti alle crisi”. Se il governo non rivede la proposta sulla flessibilita’ in entrata, firmare un accordo ”sarebbe di certo un problema”, evidenzia Marcegaglia.
– Sono sicuro che Fornero saprà trovare la composizione anche di questo ultimo miglio di difficoltà – assicura il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, già oggi a Milano per il convegno di Confindustria. Fornero afferma che l’accordo è ”imprescindibile”, per una riforma che va ”fatta per il Paese e per il suo futuro” anche se ”da sola non bastera”’ per rilanciare la crescita. La riforma, insiste Monti, è ”un tema cruciale e una priorità per il Governo”. (ANSA).

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