Fornero: «Non discuteremo a infinito: la riforma alle Camere»

MILANO – Settimana cruciale per la riforma del Lavoro. Il premier Monti si dice convinto in un successo dell’incontro in agenda domani con le parti sociali. Il ministro Fornero mostra altrettanta fiducia, con un distinguo:
– Ascoltiamo tutti con serietà, ma non possiamo andare avanti a discutere all’infinito. Direi che il tempo limite è la settimana prossima. Questo è ciò per cui lavoro. Trovo difficile che le parti sociali vogliano chiamarsi fuori – ammonisce però -, ma credo che il governo dovrà proporre al Parlamento la riforma.
Come dire, con o senza accordo con le parti sociali il governo porterà la sua riforma alle Camere.
– Credo e spero che l’incontro di martedì avrà successo – dice Monti che aggiunge:
– Se le posizioni non fossero ancora abbastanza distanti, vorrebbe dire che la riunione conclusiva ha già avuto luogo con successo, invece deve ancora avvenire.
Anche la Fornero si dice ‘’positiva sul lavoro che si sta facendo’’.
– Trovo – aggiunge – che sia difficile per le parti sociali. Soffrono, si lamentano. Confindustria si lamenta, il sindacato si lamenta. E’ la dimostrazione che stiamo lavorando non per una parte ma per il paese e per il futuro. Questa riforma del lavoro è molto attesa – spiega – dagli italiani, all’estero e dai politici. Forse c’è persino un carico eccessivo di aspettative sulla riforma – dice tra l’altro la Fornero negando di essere ‘’il ministro dell’articolo 18’’.
– Fino a quando ci focalizziamo sul fatto che alcuni che sono dentro hanno le uscite bloccate è più difficile far entrare quelli che sono fuori – aggiunge -. La cosa più importante è il dinamismo che vuol dire avere un facile accesso e un’uscita non bloccata.
Così spiega ad esempio di voler eliminare gli stage post formazione:
– Oggi ci sono ragazzi che non trovano altre forme di lavoro che non siano stage: lavoro a costo zero, senza remunerazione. Può essere formativo, ma quando hai finito gli studi lo stage non è più consentito. Chi lavora deve essere pagato.
– I SINDACATI: tra i leader sindacali Raffaele Bonanni della Cisl denuncia il ‘’gioco al massacro’’ nella trattativa e si dice arrabbiato ‘’con chi non vuole prendersi responsabilità e preferisce che lo facciano gli altri, in questo caso il governo’’.
– Il rischio – sottolinea – è che alla fine Monti decida da solo e lo farà nel peggiore dei modi come è accaduto per le pensioni.
Ma Luigi Angeletti della Uil non indietreggia, specialmente sull’articolo 18 per quanto riguarda gli aspetti disciplinari.
– Così proprio non si va da nessuna parte. E di certo non con i sindacati – ammonisce – Fornero ha annunciato senza mezzi termini che bisogna modificare l’art. 18 anche per quanto riguarda le questioni disciplinari e questo a noi non sta proprio bene. Non si vede perchè si debbano indebolire ancora una volta i lavoratori senza un motivo reale.
– LA POLITICA: diversi gli esponenti politici che esortano ad andare avanti.
– Forza e coraggio – dice il leader Udc Pier Ferdinando Casini -. Noi non vogliamo solo nuovi provvedimenti sul lavoro, vogliamo un accordo sul lavoro perchè se questo negoziato si dovesse concludere senza un accordo perdiamo un’occasione importante per il Paese.
Mentre il presidente della Camera Gianfranco Fini avrebbe voluto anzi un passo ‘’più coraggioso e innovativo del punto compromissorio individuato’’.
– Sarebbe stato meglio se per i neo assunti si fosse cambiato davvero registro e l’articolo 18 fosse rimasto in vita solo per il licenziamento discriminatorio – ha detto spronando Monti a fare la sua proposta nel nome dell’interesse generale, senza subordinarla all’intesa con le parti come ha fatto sulle pensioni.
Un altolà arriva infine da Confcommercio, che ricorda come ‘’il terziario sta già pagando un prezzo altissimo’’ e dice che si opporra’ a qualunque altra iniziativa tesa a ‘’ingessare l’organizzazione del lavoro, attraverso interventi anche su contratti regolamentati quali il tempo determinato, il part-time, l’apprendistato’’.

Lavoro: i tre nodi
ROMA – Riforma degli ammortizzatori, art.18 e contratti: questi in estrema sintesi, i 3 temi ‘clou’ su cui governo e parti sociali stanno discutendo in queste ore in vista del tavolo di domani pomeriggio:
– ART.18: il Governo avrebbe voluto limitare l’obbligo del rientro nel posto di lavoro solo per i licenziamenti discriminatori prevedendo per quelli senza giusta causa o giustificato motivo l’indennizzo economico. La mediazione a cui il Governo sta lavorando è di lasciare per i licenziamenti disciplinari (giusta causa) la scelta al giudice tra reintegro e risarcimento economico mentre per i motivi economici resterebbe solo l’indennizzo. Su questo c’è il no di Cgil e Uil.
– AMMORTIZZATORI: il Governo punta a un sussidio di disoccupazione universale che sostituisca l’attuale indennità di disoccupazione ma anche la mobilità. Il nuovo sistema rende più omogenee le tutele ma ha scatenato la rivolta delle piccole imprese e in particolare degli artigiani che si troverebbero a pagare contributi più alti. Potrebbero accettare la parificazione del contributo (all’1,3%) se venisse loro riconosciuta una riduzione dell’aliquota Inail, cassa nella quale commercianti e artigiani risultano largamente in attivo.
– CONTRATTI: il sistema proposto dal Governo prevede per i contratti a tempo determinato un contributo aggiuntivo dell’1,4% mentre per i contratti a progetto dovrebbe arrivare un aumento dei contributi previdenziali (27,72%), avvicinandoli all’ aliquota dei lavoratori dipendenti (33%). Dovrebbe essere valorizzato il contratto di apprendistato. Sulla flessibilita’ in entrata c’è preoccupazione da parte delle imprese perchè si prevedono più costi e maggiore burocrazia, motivo per cui la Confindustria ha chiesto di ‘’rivedere la proposta’’.