Maxi-blitz Gdf: scoperto mercato della sentenza. Spunta il papà di Saviano

NAPOLI – Militari del Comando provinciale di Napoli della Guardia di Finanza sono impegnati dall’alba di ieri nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, chiesta e ottenuta dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, nei riguardi di 60 persone, 16 delle quali svolgono le funzioni di giudici tributari.
Nell’inchiesta sono coinvolti esponenti del clan camorristico Fabbrocino, egemone nell’area vesuviana e nel nolano, in provincia di Napoli, funzionari e impiegati delle commissioni tributarie provinciale di Napoli e regionale per la Campania, un funzionario dell’Ufficio del Garante del Contribuente della Campania, un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, un noto docente universitario e un commercialista. Per alcuni indagati è stata disposta la detenzione in carcere, per altri la misura degli arresti domiciliari, per altri ancora il divieto di dimora a Napoli.
Le Fiamme Gialle hanno, infine, sequestrato quote societarie, titoli azionari, fabbricati, conti correnti, terreni ed automobili per un valore di un miliardo di euro. Alle persone coinvolte nell’inchiesta, quasi tutte bloccate in Campania, alcune in Lombardia, sono contestati reati che vanno dal concorso esterno in associazione camorristica al riciclaggio, dalla corruzione in atti giudiziari al falso. L’inchiesta riguarda “affari” illeciti di esponenti di rilievo del clan Fabbrocino.
Attraverso le indagini della Guardia di Finanza si è progressivamente allargata ad altre operazioni illecite, fino a coinvolgere imprenditori operanti nei settori della commercializzazione del ferro, della compravendita immobiliare e della gestione di alberghi ed ha infine chiamato in causa giudici tributari e funzionari pubblici. Inquirenti e finanzieri hanno, infatti, accertato che decine di contenziosi tributari sarebbero stati oggetto di episodi di corruzione e che in tal modo si sarebbero risolti in maniera favorevole ai ricorrenti, spesso in odore di camorra, con grave danno per le casse dello Stato.

Spunta il papà di Saviano
Tra i segnalati nello scambio di ‘favori’ per ‘amici’ diventato sistema tra giudici tributaristi della Commissione tributaria provinciale di Napoli, anche il padre di Roberto Saviano. Il suo nome viene fatto in relazione a un ricorso legato al giudice Corrado Rossi, uno dei giudici arrestati. In una intercettazione ambientale dell’8 aprile 2009 nella stanza dei segretari delle sezioni II e III e XXXI della Commissione un uomo non identificato e “la signora Manzillo” (Liliana, segretaria della II sezione, ndr.) parlavano del ricorso del padre dello scrittore.
“A tal proposito – scrive il gip Alberto Capuano – si può notare che accanto al nome di Saviano (e Colella) il giudice Corrado Rossi ha trascritto negli appunti, alla voce ricorsi, la somma di euro 6mila”. L’uomo dice: “Roberto (verosimilmente Roberto Russo, segretario della XXXI sezione, si legge nella nota del trascrittore del colloquio intercettato,ndr.), ci sta? gli volevo dire che ho il fascicolo del padre di Roberto Saviano”. “Ahhh”, si limita a dire la Manzillo. “E’ raccomandato da Corrado Rossi! perché il padre di Roberto Saviano vive, anche Roberto Saviano è originario di Frattamaggiore, il padre di Roberto Saviano e’ un medico di base ha fatto la combine con i centri medici, le radiologie e mo ha il fascicolo da me e poi Corrado Rossi mi ha raccontato tutta la storia, i genitori di Roberto Saviano si sono separati ed il padre… è un mezzo imbroglioncello”. Luigi Saviano ha procedimenti in corso per truffa ai danni dell’Asl per cui lavora come medico.