Art.18, Monti alle parti sociali: “Eviteremo abusi sui licenziamenti”

ROMA – “Sull’articolo 18 abbiamo percepito una diffusa preoccupazione, su cui vorrei rassicurare tutti, che il binario dei licenziamenti economici possa essere abusato con aspetti di discriminazione. Il governo si impegna affinché questo rischio non si verifichi perché è nostro dovere evitare discriminazioni con un minimo di attenzione alla stesura. Su questo mi impegno”. Così il premier Mario Monti, ieri durante il tavolo con le parti sociali riunite a Palazzo Chigi per discutere della riforma del mercato del lavoro, secondo quanto riferito da alcuni presenti.
In serata, il ministro del Lavoro Elsa Fornero sorprende annunciando che il Cdm oggi non varerà la riforma, per la quale bisognerà attendere un nuova riunione del governo. E aggiunge:
– Non aboliamo l’art.18. Distinguiamo le fattispecie – spiega confermando l’indennizzo nei casi di licenziamento economico e la scelta al giudice tra reintegro e indennizzo solo per il licenziamento disciplinare -. Ci deve essere una chiarissima presa di responsabilità da parte delle imprese: non stiamo dando loro la licenza di licenziare. Verrebbero meno al loro ruolo sociale. Lo chiedo loro pubblicamente. Sono tanti anni che si parla di ammortizzatori sociali, ma si stava sempre su quelli che c’erano.
Poi commenta:
– Il dialogo non è stato tra sordi ma fattivo. Ho ringraziato le parti sociali per il loro attivo contributo alla definizione di questo documento di policy. Anche nella registrazione di dissensi o contrapposizioni anche superate il dialogo è stato sempre molto proficuo.
“Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, flessibilità in uscita, se il lavoratore è persona o merce” è invece il commento di monsignor Giancarlo Bregantini, presidente della commissione Lavoro, giustizia e pace Cei, “lasciar fuori la Cgil dalla riforma sarebbe un errore mentre l’art.18 andrebbe esteso a tutti i lavoratori”.
La presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha avvisato che “qualsiasi ipotesi di indebolimento della posizione sull’articolo 18 per noi non è accettabile”. Mentre il leader del Pd, Pierluigi Bersani, ha chiarito che “il Pd non accetterà diktat tipo prendere o lasciare”.
Dai sindacati è partito il pressing per modificare le norme sui licenziamenti economici. L’obiettivo è quello di ottenere che sia il giudice a decidere, in caso accertasse l’insussistenza della motivazione, anche con la possibilità di reintegrare il lavoratore e non solo con l’eventualità di indennizzarlo (15-27 mensilità) come prevede il documento del governo.In una nota Raffaele Bonanni, segretario generale Cisl, afferma:
– La Cisl vuole cambiare la norma sui licenziamenti economici e fare una riforma credibile. E’ quello su cui ci stiamo impegnando. Anche noi vogliamo il modello tedesco. Speriamo che con il sostegno del Pd lo otterremo e chiariremo tutti insieme ai lavoratori la bontà delle soluzioni che abbiamo trovato.
Anche “l’Ugl chiede al governo che per i licenziamenti per motivi economici sia previsto il reintegro e non solo l’indennizzo”.
La leader Cgil, Susanna Camusso, ha annunciato che “si apre una grande battaglia e una grande sfida nel Paese e nella comunicazione, nei territori e nei luoghi di lavoro. L’obiettivo di questa battaglia deve essere quello di radicali proposte di modifica ai provvedimenti del governo da presentare all’insieme del Parlamento”. Con la riforma del mercato del lavoro delineata dal governo, ha proseguito la leader del sindacato, che ha proclamato mercoledì 16 ore di sciopero, “si è demolito l’effetto di deterrenza dell’art. 18 aprendo all’unilateralità del potere aziendale nella vita concreta nei luoghi di lavoro”.
La Cgil ha chiamato tutta l’organizzazione a gestire le ore di sciopero per una “fase di mobilitazione assolutamente straordinaria” attraverso una campagna massiccia di assemblee, anche con ore di sciopero, una raccolta di firme, iniziative verso le singole imprese, manifestazioni davanti al ministero del Welfare dei lavoratori in accordi di mobilità, in esodo o licenziati, ma presidi anche davanti ai ministeri della Funzione pubblica e dell’Istruzione. Il direttivo nazionale della Cgil valuta inoltre “grave e inaccettabile” il modo con cui il governo ha inteso concludere il negoziato.
Furioso Di Pietro, il quale ha detto che la modifica all’articolo 18 è “la stupida e arrogante pretesa del nuovo padrone, sobrio, ma sempre padrone”, ovvero “Monti che fa il Berlusconi. O fa un passo indietro con umiltà o deve fare le valigie e andare a casa”. Inoltre, per il leader Idv la questione “mette a rischio la maggioranza parlamentare e il Pd doveva prendere una posizione netta: se non lo ha fatto dimostra che non ha contatto con la realtà”.
All’attacco anche il leader della Lega, Umberto Bossi, che, a chi gli chiede della riforma, risponde: “Non è una riforma ma una controriforma. Il popolo della Lega chiede di non toccare l’art.18”.

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