Attacco alla base italiana: un morto Torna la soldatessa ferita

ROMA – Un attacco a colpi di mortaio ad una base italiana in Afghanistan. Un morto e cinque feriti, due dei quali in condizioni critiche, uno in particolare gravissimo. Con il sergente Michele Silvestri l’elenco delle vittime sale a cinquanta, mentre i Servizi segreti avvertono che, di questo passo, il processo di transizione rischia di fallire. L’Idv e il Prc tornano a chiedere il ritiro del contingente, mentre per il Pd occorre ‘’ricalibrare gli obiettivi della missione’’.
– L’AVAMPOSTO ICE – La ‘Fob’ (Forward operative base) ‘Ice’ è una base avanzata italiana incastrata tra il deserto e le montagne del Gulistan, nella provincia di Farah, a ridosso del profondo sud ‘talebano’. Siamo nel settore sud-est dell’area occidentale del Paese, dove sono schierati i 4.200 militari italiani della missione Isaf. Nei prossimi giorni ci sarà l’avvicendamento al comando tra la brigata Sassari, che torna a casa, e i bersaglieri della Garibaldi, che già da alcuni giorni presidiano il Gulistan e Bakwa con la task force south-east.
L’ATTACCO – ‘Ice’ e ‘Snow’, l’avamposto lì vicino (dove venne ucciso l’alpino Miotto), sono due fortini che quasi ogni giorno vengono presi di mira dagli ‘insorti’. Stavolta l’attacco comincia di buon ora. Sparano colpi di mortaio, ma nessuno centra l’obiettivo. Sembra tutto finito, ma nel pomeriggio (sono le 18, le 14.30 in Italia), si ricomincia. Ora la mira è piu’ precisa ed una o più bombe cadono nel perimetro della base. Si alzano in volo gli elicotteri d’attacco Mangusta e la minaccia viene ‘’neutralizzata’’. Ma la tragedia si è già consumata.
LA VITTIMA E I FERITI – Il sergente Michele Silvestri – campano di 33 anni, sposato, un bambino piccolo, in servizio presso il 21/o reggimento Genio Guastatori di Caserta – era arrivato solo da 10 giorni in Afghanistan. E’ lui ad avere la peggio. Viene subito soccorso, ma le schegge lo hanno dilaniato. Per lui non c’e’ niente da fare. Cinque i feriti, tra cui gravissima una soldatessa, Monica Graziana Contraffatto, 31 anni di Gela, volontaria di truppa in forza al 1/o Reggimento Bersaglieri di Cosenza.Nell’attacco rimangono feriti due suoi commilitoni, entrambi calabresi,Nicola Storniolo,di Nicotera (Vibo Valentia), e Salvatore De Luca, di San Giovanni in Fiore (Cosenza).
– Oggi è un giorno triste per noi – dice un soldato che staziona nei pressi dell’ingresso della caserma Settino, sede del Primo reggimento bersaglieri di Cosenza. E’ da qui che due settimane fa sono partiti Monica Graziana Contraffatto, Salvatore De Luca e Nicola Storniolo, tre dei cinque soldati feriti nell’attentato in Afghanistan. L’approccio con i giornalisti e’ difficile.
– Cosa volete che diciamo? – dice un altro di loro -. Quello che c’è sui giornali è quello che sappiamo anche noi. Nulla di più.
Molte le espressioni di cordoglio, a partire da quella del presidente Napolitano che ha appreso ‘’con profonda commozione’’ la notizia dell’attentato ai militari italiani, ‘’colpiti mentre assolvevano con onore il proprio compito’’. Le condoglianze e la vicinanza sono bipartisan, anche se c’è chi torna a chiedere il ritiro delle truppe italiane, come l’Idv, il Prc e i Verdi, mentre il Pd chiede al governo di riferire ‘’al più presto’’ in Parlamento sulle circostanze di questa nuova tragedia.
Rientrerà in Italia oggi la salma del sergente Michele Silvestri. Resta intanto in gravi condizioni, anche se non in pericolo di vita, la soldatessa di Gela ferita nell’attacco. Appena possibile Monica Graziana Contrafatto, primo caporal maggiore, sarà trasferita nell’ospedale americano di Ramstein, in Germania.

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