Argentina, freni all’import: economia sempre più chiusa

BUENOS AIRES – A distanza di alcuni mesi, quando in Argentina libri e riviste bloccati alla dogana toccarono quota un milione prima di essere sbloccati, ci siamo di nuovo. L’importazione di migliaia di pubblicazioni ha subito un nuovo stop nelle ultime settimane, e dopo le ripetute proteste della Camera delle pubblicazioni, il segretario del Commercio Guillermo Moreno è corso ai ripari, trovando una soluzione che si spera duratura.
– E’ stata tutta colpa dell’errata interpretazione di una recente normativa – spiega Moreno – secondo cui, prima di realizzare un’operazione commerciale, occorre certificare che gli inchiostri impiegati non contengano più dello 0,06% di piombo. La legge – precisa il ministro – dovrà essere applicata a partire da giugno e nel frattempo cercheremo una soluzione. Ma i servizi doganali hanno iniziato ad esigere la certificazione già da un paio di settimane, costringendo a trafile da incubo anche i privati che hanno acquistato i libri online. Nel migliore dei casi si sono visti costretti a fare diversi chilometri fino all’aeroporto internazionale di Ezieza per andare a ritirare i propri pacchi, quando addirittura non sono stati informati a posteriori, che i libri erano stati rispediti al mittente.
Moreno interviene dopo che nei giorni scorsi la Camera argentina delle pubblicazioni aveva fatto sentire le proprie proteste, denunciando che alcuni soci – soprattutto quelli che si occupano di opere a bassa tiratura, come i testi scolastici – si trovavano in forte difficoltà. Quello che si sta verificando con i libri è solo la punta dell’iceberg della politica di isolamento economico che il Paese sta progressivamente ampliando. Per smentire le accuse di un crescente protezionismo all’inizio dell’anno, in una delle sue uscite pubbliche più notate, la presidente Cristina Fernandez de Kirchner aveva diffuso dati secondo i quali l’Argentina è tra i primi al mondo per le importazioni.
Nel frattempo sono state avviate una serie di misure per arginare la fuga di capitali. Per esempio un argentino all’ estero non può ritirare soldi in divisa straniera, se prima non è stato depositato il corrispondente della cifra sul conto corrente e non si è autorizzati dell’Agenzia tributaria. Le ditte di import export, per poter importare merce, devono garantire l’equivalente quantitativo in esportazioni. E anche le industrie del Paese ormai devono ottenere autorizzazioni ad hoc, per ogni operazione di importazione, in base a pratiche burocratiche ogni volta piu’ complesse. Proprio per questo sono numerosi gli imprenditori che si trovano a rallentare le proprie produzioni, mentre negli scaffali dei centri commerciali scarseggiano sempre piu’ elettrodomestici e prodotti alimentari stranieri.

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