Bankitalia: 10 paperoni d’Italia ricchi come 3 milioni di poveri

ROMA – In Italia i dieci ‘paperoni’ più benestanti hanno la ricchezza dei tre milioni di italiani più poveri. E’ quanto emerge da uno studio della Banca d’Italia che analizza l’evoluzione della ricchezza e della disuguaglianza nel nostro Paese. La ricchezza dei dieci più ricchi d’Italia è valutabile in circa 50 miliardi di euro.
In Italia sono i giovani ad essere sempre più poveri e la ricchezza, in generale, è costituita sempre più dal patrimonio accumulato in passato e sempre meno dal reddito. Negli ultimi anni si è invertita dunque la distribuzione della ricchezza tra le classi di età: oggi al contrario che in passato gli anziani sono più ricchi dei giovani che non riescono ad accumulare. E’ quanto emerge dallo studio (pubblicato negli ‘Occasional papers’) di Bankitalia che analizza l’evoluzione della ricchezza e la diseguaglianza nel nostro paese.
Se da un lato i dati evidenziano l’esistenza di un conflitto generazionale in termini di redditi, lo studio di Giovanni d’Alessio conclude che il livello di diseguaglianza è comparabile a quello di altri paesi europei, anche se, ricorda l’autore, in Italia i 10 individui più ricchi posseggono una quantità di ricchezza più o meno equivalente ai 3 milioni di italiani più poveri.
Nel 2010 la ricchezza complessiva delle famiglie era pari a circa 8.638 miliardi di euro più di 7,5 volte il valore del 1965 misurato a prezzi 2010, con una crescita media annua del 4,6%, ma con una riduzione rispetto ai valori del 2009 con 8.767 miliardi. Per quanto riguarda il dato procapite la ricchezza è passata dai 21.875 euro del 1965 ai 142.481 del 2010, una crescita notevole che però si è bruscamente arrestata dopo il 2007 quando il valore aveva raggiunto quasi i 150 mila euro a testa.
La perdita, in appena tre anni, è stata di quasi il 5%.
Tra il 1965 ed il 2010, inoltre, il rapporto tra ricchezza e Pil è praticamente raddoppiato (da 2,7 a 5,6), dice lo studio, sottolineando come il paese in questi cinquanta anni abbia incrementato la ricchezza più di quanto abbia incrementato la produzione; la ricchezza che ci viene dal passato, insomma è sempre più rilevante rispetto a quella che è possibile procurarsi giorno dopo dopo giorno con l’attivita’lavorativa e d’impresa. Un dato rilevante è quello che mostra il cambiamento della ricchezza tra classi d’età: mentre nel 1987 le famiglie di giovani (fino ai 34 anni) erano sui livelli medi (fatto 100 l’indice il livello era 82,5) a partire dal 2000 queste famiglie vedono peggiorare nettamente la loro condizione (61,7 nel 2008), mentre accade l’inverso per quelle degli anziani (da 65,5 a 100,2).
Ma a mutare è stata anche la distribuzione tra le varie classi sociali: tra il 1987 e 2008 la ricchezza familiare netta degli operai passa dal 61,9% al 44% e scendono anche tutte le altre categorie anche se mantenendo un indice abbastanza elevato, ad eccezione di quella dei pensionati che cresce dal 61,6 al 97,8, anche se i dati sono fermi al 2008. Per distribuzione territoriale invece è evidente il peggioramento delle condizioni del Mezzogiorno (da 80,2 a 69,6) a fronte di un miglioramento in tutte le altre aree geografiche.