Usa 2012, chiusa la partita. Romney è l’anti-Obama

WASHINGTON – Ormai è solo una questione di tempo. Ma è certo che sarà Mitt Romney lo sfidante di Barack Obama per la conquista della Casa Bianca. Il miliardario mormone, spesso solo tollerato dalla destra dei Tea Party, con la tripletta di stanotte avanza deciso verso quota 1144 delegati, il quorum che gli permetterà di arrivare alla Convention repubblicana di Tampa, questa estate, con la nomination già in tasca. E si può già dire che la campagna presidenziale di fatto è gia iniziata: per la prima volta Barack Obama ha citato espressamente il nome di Mitt Romney, attaccando il budget repubblicano, definito sarcasticamente ”meraviglioso”.
Mitt, al momento, ha incassato la bellezza di 655 delegati. Il suo inseguitore, Rick Santorum è fermo a meno di metà, 278. Lontani anni luce gli altri due candidati, Newt Gingrich e Ron Paul. Tenuto conto delle nuove regole che attribuiscono i delegati su base proporzionale, le chance di rimonta dell’ex senatore della Pennsylvania sono praticamente nulle. Santorum ha già fatto capire, dopo la batosta in Wisconsin, District of Columbia e Maryland, che ormai il suo obiettivo è salvare la faccia, fare il gol della bandiera, vincendo a casa sua, in Pennsylvania.
Così l’unica incognita resta quella di capire quando l’ex governatore del Massachusetts porterà a casa, matematicamente, la vittoria finale. Già tra tre settimane potrebbe allungare ancora: si vota in Connecticut, in Pennsylvania, nello stato di New York, in Delaware e in Rhode Island. In palio ci sono 222 delegati. E a parte il Penn State, dove appunto Santorum farà di tutto per vincere a casa sua, Romney dovrebbe avere ovunque gioco facile.
Ma per tagliare il traguardo definitivo, il front-runner dovrà aspettare tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, quando si voterà in alcuni tra gli Stati più popolosi d’America, come il Texas (29 maggio, 155 delegati in palio) e California (5 giugno, 172 delegati). Ovviamente, sul suo conto restano i dubbi di sempre: c’è un pezzo di elettorato evangelico, ultra-conservatore, che non lo vede di buon occhio, che preferirebbe un candidato estremista, un conservatore doc. Non a caso Mitt Romney nel Sud non ha toccato palla, a favore dell’ultra-cattolico ‘Santo’, come lo hanno ribattezzato i media Usa. Ma una cosa sono le primarie, un’altra totalmente diversa sono le elezioni presidenziali, dove a decidere è il voto di tutti, soprattutto degli indipendenti e delle minoranze. I vertici del Grand Old Party lo sapevano bene quando di fatto hanno scelto Mitt come loro candidato ideale per sfrattare Barack Obama dalla Casa Bianca. E ora la partita tra i due può finalmente iniziare.