Siria, piano di pace a rischio scontri al confine con la Turchia

DAMASCO – Si allontanano le prospettive di una tregua in Siria dove i ribelli hanno respinto come “inaccettabili” le nuove condizioni dettate dal regime di Bashar al-Assad, che ha annunciato il ritiro delle truppe solo in cambio di “garanzie scritte” da parte dei “gruppi armati”.
Un vero e proprio dietrofront rispetto agli impegni assunti dal regime con l’accettazione del piano di pace stilato dall’inviato di Lega Araba e Onu, Kofi Annan, che prevede il ritiro di soldati e carri armati entro domani, 10 aprile, e il completo cessate il fuoco nelle 48 ore successive.

Nervi tesi con la Turchia
Intanto, sale alle stelle la tensione con la Turchia. Per la prima volta, colpi di arma da fuoco, provenienti dalla parte siriana, hanno raggiunto il territorio turco, vicino al campo profughi di Killis, uccidendo due siriani e ferendone 21. “Dopo questo incidente è stato convocato l’incaricato d’affari siriano ad Ankara. Abbiamo chiesto che smettano di sparare immediatamente”, ha rivelato un funzionario del ministero degli Esteri turco. Poco prima, gli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani avevano riferito di intensi combattimenti tra le forze del regime e isoldati disertori nei pressi della linea di confine tra la città siriana di Azaz e quella turca di Killis.

La scia di violenza prosegue
A meno di 24 ore dalla scadenza prevista dal piano di pace di Annan, la scia di sangue e violenze non si ferma. E’ di almeno 1.000 morti il bilancio dell’ultima settimana di repressione nel Paese, come denunciato dal Libero Esercito Siriano, l’ala militare dell’opposizione.
Solo domenica, secondo gli attivisti, sono state uccise 70 persone mentre nel week end i morti sono stati 180, per la maggior parte civili. E, ieri, nuovi scontri si sono registrati anche nella regione di Aleppo e nella zona di Deir Ezzor, con almeno 12 soldati regolari uccisi nei violenti combattimenti scoppiati con i disertori. “L’attuale escalation di violenze è inaccettabile”, ha avvertito Annan mentre Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto in cui denuncia 101 esecuzioni di massa dalla fine del 2011. Secondo l’ong, la maggior parte delle esecuzioni sono avvenute nel mese di marzo e almeno 85 delle vittime erano residenti che non avevano preso parte alle rivolte, tra cui donne e bambini.

Preoccupazioni internazionali
Ma è soprattutto il rischio di un fallimento del piano di pace a preoccupare la comunità internazionale. Con un improvviso voltafaccia, il ministero degli Esteri siriano ha detto di temere che un proprio disimpegno militare aiuti l’avanzata dei ribelli. “Dire che la Siria ritirerà le sue forze dalle città il 10 aprile è inaccurato. Kofi Annan non ha ancora presentato la garanzia scritta dei ribelli che essi accettano la fine di tutte le violenze”, ha annunciato il ministero, chiedendo inoltre “garanzie scritte” da Qatar, Arabia Saudita e Turchia sullo stop dei finanziamenti “ai gruppi terroristici”. Immediata la risposta dei ribelli: il capo del Libero Esercito Siriano, Riyad al-Asaad, ha ribadito l’impegno dell’opposizione armata verso il piano di pace di Annan ma ha aggiunto di non riconoscere il governo di Assad. “Per questo motivo non forniremo alcuna garanzia al regime”. Un appello “al governo siriano e alle parti interessate a cogliere le importanti opportunità, onorare i propri impegni per il cessate il fuoco e per il ritiro delle truppe” è infine giunto dalla Cina, per bocca del portavoce del ministero degli Esteri, Liu Weimin.

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