Lega, Rosy Mauro: «Non lascio». A Bergamo Bossi-Maroni

MILANO – Non si dimetterà. Almeno non per il momento. Ed infatti, Rosy Mauro, durante la registrazione di Porta a Porta ha detto:
– Non vedo perché dovrei dimettermi. Prima vorrei vedere qual è l’accusa. Ho tutti gli elementi per difendermi e lo farò anche nell’aula del Senato.
Quindi ha aggiunto che prima di valutare eventuali dimissioni vuole capire, e che per questo ci vuole tempo.
– La lega non mi ha mai dato un euro – ha detto ancora Rosy Mauro -. Ma c’é la donazione del partito al Sindacato padano. Tutto è tracciabile dai bonifici. Ci sono estratti conto del sindacato con la mia firma, e si può verificare ciò che si vuole. Io non ho mai preso un euro. Il partito – ha insistito – era assolutamente informato delle donazioni al sindacato. Tutti lo sapevano, anche Bossi, perché non c’era niente di illegale.
A proposito della intercettazione in cui si parla di dare “29 mila franchi alla Nera”, Rosy Mauro, a Porta a porta, ha detto che non si tratta di lei.
– La Nera – ha aggiunto – altro non è che l’infermiera svizzera che segue Umberto Bossi da quando è stato in clinica. E’ facile verificarlo. Erano indietro con i pagamenti verso di lei.
Durante la trasmissione è intervenuto anche il legale della Mauro che ha precisato alcune cifre. Nel 2009 la donazione è stata di circa 60 mila euro, nel 2010 di 101 mila.
Intantosi è appreso che i triumviri della Lega Nord riuniti oggi nella sede di via Bellerio, avrebbero raggiunto un accordo secondo il quale questa sera a Bergamo alla manifestazione ‘L’orgoglio padano’ parleranno Roberto Maronie Umberto Bossi.
– Al 90% sarà così – ha sottolineato il deputato Giacomo Stucchi, fra gli organizzatori.
Dal canto suo, Renzo Bossi ha formalizzato le sue dimissioni da consigliere regionale della Lombardia, protocollandole poco fa al Pirellone. Sarà la seduta di martedì prossimo a doverle ratificare.
“Primo atto delle pulizie di primavera ma non basta di certo. Adesso avanti tutta”, su Facebook Roberto Maroni commenta così la vignetta di Giannelli pubblicata dal Corriere della Sera in prima pagina sul passo indietro di Renzo Bossi.
Per il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi “le dimissioni di Bossi sono state un esempio per tutti i segretari che non si sono mai dimessi per fatti anche ben più gravi. La Lega – ha aggiunto – anche con le dimissioni di Renzo Bossi ed altre che ne seguiranno, ed eventuali provvedimenti disciplinari, sta dimostrando di fare pulizia. Il coronamento ideale sarebbe anticipare il congresso al massimo entro luglio”.
Proseguono le indagini dei magistrati impegnati nel ricostruire il giro di corruzione nel quale è coinvolta la famiglia Bossi e i vertici della Lega Nord. I pm di Milano hanno acquisito stamani negli uffici della Rcs il video pubblicato da Oggi.it girato dall’autista di Renzo Bossi, Alessandro Marmello, nel quale sono stati filmati i passaggi di denaro da Marmello al figlio del leader della Lega Nord. In Procura a Milano si starebbero esaminando anche le posizioni di altre persone per una eventuale iscrizione nel registro degli indagati. I titolari dell’inchiesta si sono incontrati per valutare i primi riscontri sulle posizioni di coloro che avrebbero utilizzato per spese personali i soldi del Carroccio. Inoltre gli inquirenti e gli investigatori stanno cercando di capire se ci fossero o meno fondi neri nelle casse del movimento come risulta al momento solo dalle intercettazioni.
Inoltre, da quel che è filtrato, nella cartella Family sequestrata in un ufficio distaccato della Lega a Roma ci sarebbero sia copia ma anche originali delle spese personali a favore di Umberto Bossi, dei familiari e delle altre persone citate nelle conversazioni intercettate. Infine, da quanto si è saputo, il procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati avrebbe disposto di non fare più interrogatori al terzo piano del palazzo di giustizia ma in un luogo più ‘riservato’ e non sotto i riflettori della stampa.
Dall’inchiesta emergono nuovi particolari. Sarebbe stato solo un tentativo di investimento quello dei 4,5 milioni di euro che l’ex tesoriere indagato della Lega Francesco Belsito ha cercato di depositare su una banca tanzaniana. Secondo i primi accertamenti degli inquirenti milanesi l’istituto di credito probabilmente per una questione di trasparenza bancaria ha ‘congelato’ i fondi per oltre un mese e poi li ha restituiti al mittente, cioé li ha rimandati sul conto del Carroccio presso la banca Aletti, senza quindi che sia stato effettuato l’investimento. Dalla prima lettura delle carte e dall’interrogatorio tra cui l’acquisizione di alcuni documenti bancari e l’interrogatorio di Paolo Scala, l’uomo d’affari indagato assieme a Belsito e al consulente d’impresa Stefano Bonet, i pm hanno effettuato una prima ricostruzione del giro che avrebbero fatto i soldi investiti all’estero. Da quanto si è potuto capire 1,2 milioni di euro sono stati investiti presso un fondo cipriota da cui poi, quando la vicenda é uscita tra molte polemiche sulla stampa, sono stati riportati in Italia circa 850 mila euro. Diversa sarebbe stata la strada presa dagli altri 4,5 milioni di euro prelevati dalle casse della Lega: il tentativo sarebbe stato stato quello di effettuare un investimento in una banca in Tanzania dove sarebbero rimasti però congelati e poi ‘respinti’ dallo stesso istituto di credito o per le preoccupazioni in quanto la vicenda era già uscita sui giornali, o per i sospetti su una operazione non trasparente.

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