Spagna: paesino dice sì alla cannabis per sconfiggere la crisi

MADRID – Campi di marijuana contro la crisi: la proposta del sindaco indipendentista di Rasquera, un piccolo comune rurale spagnolo di 900 anime vicino a Tarragona, molti contadini, tanti pensionati, ha sbaragliato per referendum le reticenze di opposizione e giuristi conquistando il 56,4% dei consensi. E’ passata così ‘vox-populi’ la misura chiave del programma anticrisi della giunta monocolore di Erc, il partito repubblicano indipendentista di sinistra, che guida il paesino.
La popolazione ha partecipato in massa: il 68% degli abitanti ha votato, considerando la questione vitale per il paese. Rasquera, un comune che vive soprattutto della produzione di olio d’oliva, formaggi e salami, una popolazione che invecchia i giovani in fuga verso la città, soffoca sotto un debito pubblico accumulato di 1,3 milioni. Ora dovrebbe accettare l’offerta arrivata dalla Asociacion Barcelonesa Cannabica de Autoconsumo (Abcda), un club ”con fini ludico-terapeutici”. Conta 5mila ‘soci’, riuniti per gestire collettivamente consumo e produzione individuali di cannabis, consentiti dalla legge spagnola.
La Abcda ha proposto di pagare al comune 36mila euro per l’autorizzazione a coltivare a fini non commerciali la cannabis e di iniettare nell’economia locale 550mila euro all’anno per l’affitto e la gestione dei terreni. Il progetto, che dovrebbe creare almeno 40 posti di lavoro nel comune, rivitalizzandone l’economia, non convince però la procura catalana, che solleva una possibile incompatibilità con l’ articolo 368 del codice penale spagnolo che proibisce la coltivazione, l’elaborazione e il traffico di droghe. Ma per scopi ‘commerciali’. Mentre in questo caso si tratterebbe di coltivazione per l’autoconsumo.
Ma anche a Rasquera non tutti sono d’accordo. Una minoranza teme che l’iniziativa porti nel paesino frotte di drogati.
– Ho paura, le coltivazioni saranno vicine a casa mia: bisogna uscire dalla crisi, ma questa non è la soluzione – contesta Ana, da 5 anni residente nel comune. Il sindaco Bernat Pellisa ha già previsto di assegnare alla coltivazione ‘privata’ della cannabis 7,5 ettari di terreni. In un primo tempo aveva detto che senza l’appoggio del 75% dei votanti al referendum il progetto non sarebbe andato avanti e lui si sarebbe dimesso. Ma ora ha cambiato idea.
– Lasciare ora sarebbe una cosa frivola – si è corretto oggi. E dopo una ”pausa di riflessione”, la coltivazione dovrebbe partire, nonostante le obiezioni del governo regionale catalano e di quello di Madrid del premier conservatore Mariano Rajoy.
– La situazione è difficile – ha avvertito il ministro della giustizia Alberto Gallardon – ma non dobbiamo decidere misure anticrisi di cui potremmo pentirci quando la crisi sarà finita

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