Chock a Pescara: muore Morosini. Figc ferma i campionati

PESCARA – Dramma in campo a Pescara: il giocatore del Livorno Piermario Morosini è crollato a terra per un malore e poi è morto in ospedale. Stop a tutti i campionati di calcio nel fine settimana, a partire da Milan-Genoa prevista al Meazza. Il Coni inoltre ha invitato tutto il mondo dello sport per tutto il weekend ad osservare un minuto di silenzio.
La notizia del decesso del 25enne centrocampista del Livorno è stata data dal cardiologo dell’ospedale di Pescara Edoardo De Blasio. Subito dopo si sono viste scene di dolore straziante, con urla e pianti, tra i giocatori toscani.
Un’azione offensiva del Pescara, la corsa lontano dal pallone, e poi improvviso il crollo a terra sul vertice della propria area: è la terribile scena di cui Morosini è stato protagonista al 31′. Il giocatore è caduto in avanti, faccia a terra, apparentemente in preda a convulsioni, e immediatamente le due panchine e il guardalinee hanno attirato l’attenzione dell’arbitro Baratta che ha fermato il gioco. I medici hanno soccorso Morosini, ed è stato usato un defibrillatore.
L’ambulanza che ha soccorso Morosini è stata bloccata per qualche minuto da un’auto dei vigili urbani che ostacolava l’ingresso al campo. Attimi concitati: per rimuovere il mezzo è stato rotto un vetro. Ma, come ha sottolineato il cardiologo Paloscia, “un minuto in più o un minuto in meno nei soccorsi non sarebbe servito a nulla. Il cuore si è fermato e non ha più ripreso a battere. Abbiamo infatti provato a rianimarlo in ogni modo per un’ora e mezza, ma tutto è stato inutile”.
Il Comune di Pescara avvierà un’indagine interna e collaborerà con l’autorità giudiziaria per fare chiarezza sulla vicenda del mezzo della Polizia Municipale che bloccava l’accesso dell’ambulanza allo stadio. Lo si apprende da fonti dell’Amministrazione stessa. Il sindaco Luigi Albore Mascia per il momento non rilascia dichiarazioni.
Durante il trasporto in ambulanza verso l’ospedale Morosini era in arresto cardiaco.  Il calciatore del Livorno è arrivato al pronto soccorso in fibrillazione ventricolare, cioé in uno stato di anomalia degli impulsi elettrici cardiaci.
– Quando sono sceso in campo Morosini era in arresto cardiaco e respiratorio, abbiamo praticato il massaggio cardiaco per un’ora e mezza prima solo manualmente e poi con diversi strumenti, ma non c’é stato nulla da fare. Non si può dire se la causa sia cerebrale o cardiaca, questo può stabilirlo solo una eventuale autopsia – Lo ha affermato il dott. Paloscia, responsabile dell’Unità Coronarica dell’Ospedale di Pescara, che era allo stadio come tifoso e che per primo ha tentato di rianimare il giocatore.
Mentre il centrocampista veniva soccorso in campo con un defibrillatore e i suoi compagni scoppiavano in lacrime, il pubblico ha cominciato a chiedere a gran voce di sospendere la partita. Sugli spalti un tifoso ha avuto un malore, ed è stato soccorso. Le due squadre sono tornate negli spogliatoi, unico a rimanere in campo Zeman.
Piermario Morosini era cosciente quando è stato sollevato in barella dentro l’ambulanza, sul campo dello stadio del Pescara.
– Mi ha guardato negli occhi quando è entrato nella vettura – ha raccontato a Sky l’ad del Pescara, Danilo Iannascoli – Stiamo vivendo un dramma. L’ambulanza in ritardo? Non so, ma so che l’ingresso in campo era ostruito da una vettura. Morosini – ha raccontato il dirigente – è caduto, ha provato a rialzarsi ma è ricaduto. Il nostro massaggiatore si è reso conto del dramma
Il volto drammatico dello sport moderno torna a riaffacciarsi con prepotenza, trascinandolo nella cronaca: il cuore che tradisce l’atleta proprio mentre è in campo. Erano ancora fresche nella memoria le immagini dei crolli a marzo di Fabrice Muamba a White Hart Lane e del pallavolista Vigor Bovolenta a Macerata; oggi la tragedia ha colpito Piermario Morosini, centrocampista del Livorno che stava giocando a Pescara. Dunque ancora uno choc in diretta: per tutti gli altri in campo, per gli spettatori, a casa e allo stadio, fra loro forse anche i familiari. Decisivi, a quel punto, sono le condizioni dell’atleta che affronta l’arresto cardiaco, così come la tempestività dei soccorsi. Muamba oggi racconta la sua esperienza, Bovolenta e Morosini purtroppo no. Prima di loro era già lunghissima la lista di altri episodi drammatici.
Lo scorso agosto il decesso di Naoki Matsuda, 34 anni, difensore ed ex nazionale del Giappone che aveva disputato il Mondiale di casa del 2002. Mori’ a due giorni dal ricovero d’urgenza, dopo aver perso i sensi durante un allenamento con la sua squadra di club, il Matsumoto Yamaga. Tra le scomparse più choccanti, poi, c’era stata quella di Antonio Puerta, giocatore della Nazionale spagnola e del Siviglia, crollato in campo nel 2007 durante una partita col Getafe. Dopo l’arresto, gli fu praticato il massaggio cardiaco e tornò nello spogliatoio, ma poi fu colpito da un nuovo, fatale arresto cardiaco. L’autopsia stabilì che soffriva di una displasia ventricolare destra, un’aritmia visibile solo ad esami approfonditi. Nel 2003 era stato lutto mondiale per Marc Foè, 28enne centrocampista del Camerun, stroncato da un arresto cardiaco in una partita di Confederations Cup.
Ma la storia del calcio italiano si intreccia con tragedia sportive in campo. Impossibile dimenticare il caso di Giuliano Taccola, attaccante della Roma fulminato nel ’69 da un infarto nello spogliatoio di Cagliari e morto sull’ambulanza nel trasporto in ospedale. Allora c’era solo il precedente di Ferraris IV, mediano campione del mondo morto in campo per infarto, ma in una partita di vecchie glorie, quando aveva 43 anni. Il 30 ottobre 1977 fu la volta di Renato Curi, durante un Perugia-Juventus che era partita di vertice anche per gli umbri. Il 24enne centrocampista fece uno scatto, poi il crollo. Scena analoga ma esito fortunatamente diverso dodici anni dopo, sul campo del Bologna, quando ad accasciarsi sull’erba fu Lionello Manfredonia. Arresto cardiaco, intervento di soccorso immediato e salvataggio

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