Il pareggio di bilancio è in Costituzione

ROMA – Entra in Costituzione il principio del pareggio di bilancio. Il Senato ha approvato con 235 sì e 11 no (24 gli astenuti) il ddl di riforma dell’articolo 81 della Carta, ddl diventato legge con questa quarta e ultima lettura prevista per le riforme costituzionali.
Hanno votato contro la Lega e l’Idv, che era stato il primo partito a presentare un ddl in materia. Si è astenuta Coesione Nazionale, a favore tutti gli altri gruppi: Pdl, Pd, e il Terzo Polo (Udc, Fli e Api). Con il voto a favore di più dei due terzi dei componenti si è evitato il referendum confermativo.
Il nuovo articolo 81 della Costituzione afferma che “lo Stato assicura l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all’indebitamento – si legge nella riformulazione dell’articolo 81 – è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali” tra cui sono incluse “gravi recessioni economiche, crisi finanziarie, gravi calamità naturali”.
La riforma sancisce pure (all’articolo 97 della Carta) che “le pubbliche amministrazioni in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità dl debito pubblico”. Inoltre, l’articolo 119 stabilisce che Comuni, Province, le città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa “nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari dovuti all’ordinamento dell’Unione europea”.
La riforma dell’articolo 81 prevede, con una legge di attuazione, “l’istituzione presso le Camere di un organismo indipendente al quale attribuire compiti di analisi e veritica degli andamenti di finanza pubblica e di valutazione dell’osservanza delle regole di bilancio”.
La riforma prevede infine che “le Camere esercitano la funzione di controllo sulla finanza pubblica con particolare riferimento all’equilibrio tra entrate e spese nonché alla qualità e all’efficacia della spesa delle pubbliche amministrazioni”.
Previsto poi che “ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri, provvede ai mezzi per farvi fronte”.
La legge costituzionale si applica a decorrere dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014.

“Voto importante, bisognava esserci”
ROMA – “Un voto importante: bisognava esserci, e io c’ero”, ha detto ai giornalisti il presidente del Consiglio Mario Monti lasciando palazzo Madama dopo aver votato, come senatore a vita, il ddl costituzionale.

Fmi: “L’Italia ce la farà solo nel 2017”
Bankitalia replica: “Pessimisti”
ROMA – L’Italia non raggiungera’ il pareggio di bilancio almeno fino al 2017. Lo prevede il Fondo Monetario Internazionale. Il deficit-pil italiano passerà infatti dal 2,4% del 2012 all’1,1% nel 2017, per attestarsi all’1,5% nel 2013, all’1,6% nel 2014, all’1,5% nel 2015 e all’1,3% nel 2016. L’avanzo primario passerà dal 3% del 2012 al 5,1% del 2017.
A impedire il raggiungimento del target è la recessione: depurando i conti pubblici dalla congiuntura negativa, il bilancio italiano risulterebbe in avanzo il prossimo anno. E’ questo il quadro delineato dal’Fiscal monitor’, documento con cui l’organizzazione di Washington tratteggia lo scenario di finanza pubblica con cui dovranno confrontarsi le principali economie avanzate ed emergenti.
I numeri pubblicati dall’organismo guidato da Christine Lagarde registrano, comunque, un miglioramento rispetto all’ultimo aggiornamento del rapporto, risalente allo scorso gennaio, in cui per il 2012 era stimato un deficit del 2,8% mentre per il 2013 un disavanzo del 2,3%. Da notare che, a livello strutturale, depurando i conti dall’effetto del ciclo, il Fondo prevede invece per l’Italia un avanzo di bilancio per lo 0,6% nel 2013.
Il Fmi ha poi annunciato di aver lievemente migliorato le stime relative alla caduta del Pil per quest’anno (-1,9% da -2,2%) e il prossimo (-0,3% da -0,6%).
Rispetto all’ultima versione del rapporto, secondo il Fmi per l’Italia risultano lievemente migliorate anche le proiezioni del rapporto debito/Pil, che salirà quest’anno al 123,4%, dal 120,1% del 2011, mentre il prossimo si attesterà al 123,8%, scendendo sotto il 120% solo nel 2017. Le previsioni del governo per quest’anno indicano un rapporto debito/Pil al 119,5%, per il prossimo del 116,1%.
Ma per Banca d’Italia le previsioni del Fmi sono pessimiste, in particolare quella sul calo del Pil italiano dell’1,9% nel 2012. E’ quanto afferma il direttore generale Fabrizio Saccomanni, che rileva come siano migliori le stime sia della Bce che della Commissione Ue e che una ripresa sarà possibile “già alla fine di quest’anno”.
– La ripresa italiana può avvenire già dalla fine di quest’anno, a condizione che i tassi di interesse sul debito si stabilizzino, e che la situazione internazionale migliori – ha affermato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, a margine di una conferenza a Francoforte.

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