Rischio corto circuito rigore-crescita

ROMA – Non è alle viste nessuna nuova manovra correttiva dei Conti pubblici: a ribadirlo con forza in Parlamento è stato il viceministro dell’Economia Vittorio Grilli, presentando il Documento di economia e Finanza. Ma questo non basta a tranquillizzare: a lanciare l’allarme di un ‘’corto circuito rigore/crescita’’ è stato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, il quale ha sottolineato che l’aver puntato sull’aumento della pressione fiscale per riaggiustare i conti avrà ‘’effetti recessivi’’.
La ricetta condivisa anche dalla Banca d’Italia è di puntare ora al taglio della spesa pubblica e all’abbattimento dello stock di debito. Grilli, in una audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha sottolineato che le due manovre estive del 2011 di Tremonti hanno portato una correzione dei conti pari al 3,4% del Pil, a cui va aggiunto l’1,6% della manovra Salva-Italia. Uno sforzo per il Paese di 5 punti complessivi. Inimmaginabile una nuova manovra, checcheè ne dicano Wsj e Financial Times, anche perchè, ha insistito Grilli, ‘’neanche il Fondo monetario la chiede’’. E non ci sarà, ha aggiunto, nemmeno una patrimoniale come invece poco dopo ha suggerito il Cnel come mezzo per abbattere il debito pubblico.
Ma a dar voce alle preoccupazioni per l’economia reale è stato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino.
– La componente fiscale degli interventi correttivi – ha illustrato – è altissima, pari all’82% nel solo 2012. La pressione fiscale salirà dal 42,5% del 2011 ad oltre il 45% per l’intero triennio successivo. Insomma, una pressione già fuori linea nel confronto europeo che genera le condizioni per ulteriori effetti recessivi. Sì, perchè la somma di entrate e di spese pubbliche supererà nell’intero periodo il 90% del Pil: un drenaggio di risorse incompatibili con un efficace politica di rilancio dell’economia.
E il ‘’corto circuito’’ è presto spiegato: nel 2013 la recessione si mangerà metà dei 75 miliardi di correzione. La ricetta è dunque quella di tagliare la spesa pubblica in profondità.
– La spending review – ha spiegato – deve rendere possibile non solo la riduzione della spesa, ma anche individuare distorsioni strutturali connesse ad assetti organizzativi da drasticamente riconsiderare, ad esempio quello della tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza.
Quasi una risposta al ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, che ha minacciato l’espulsione dal lavoro di migliaia di pubblici dipendenti. Meno spesa per poi abbassare le tasse a lavoro e imprese è anche la ricetta del direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, che però stato piuù ottimista, facendo intravedere un ‘’anticipo della ripresa a fine 2012’’, se i mercati recupereranno fiducia. Infine lo stock di debito, che costa all’Italia decine di miliardi di interessi: Giampaolino ha proposto una ‘’task force’’ che individui ‘’rapidamente’’ il patrimonio pubblico da dismettere.

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