Timoshenko, Europa preme ma Kiev nega percosse

KIEV – Una vera e propria tempesta di critiche si sta abbattendo sul governo ucraino dopo la presunta aggressione in carcere alla leader dell’opposizione, Iulia Timoshenko, che da più di una settimana protesta facendo lo sciopero della fame. E, anche se Kiev continua a negare le violenze e ora di fatto accusa l’ex premier anche di autolesionismo, a fare le spese di questa situazione potrebbe essere Euro 2012, il cui calcio d’inizio è previsto tra poco più di un mese. L’ipotesi di boicottare i campionati europei di calcio in Ucraina e Polonia per protestare contro il trattamento riservato all’eroina della Rivoluzione arancione sta prendendo sempre più piede tra i personaggi di spicco della politica europea.
Oggi il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha annunciato che non andrà in Ucraina per gli Europei.
– Bisogna vedere – ha spiegato la portavoce Pia Ahrenkilde – come evolve la situazione, che è grave e solleva particolari preoccupazioni.
Sulla stessa linea di pensiero anche la responsabile europea per la giustizia, Viviane Reding, che ha declinato l’invito alla partita inaugurale del torneo. Nei giorni scorsi anche la cancelliera tedesca Angela Merkel si è detta pronta a non presenziare a Euro 2012 se la Timoshenko non sarà liberata, e puntuale è arrivata oggi la risposta del governo ucraino, che ha detto di augurarsi che la Germania non voglia rispolverare “metodi da guerra fredda” e “fare dello sport un ostaggio della politica”.
La posizione della Merkel ha un obiettivo concreto: continuare a premere su Kiev perché Timoshenko possa curare in una clinica di Berlino l’ernia al disco di cui soffre da mesi e che non è stata finora trattata adeguatamente perché l’ex premier si rifiuta di farsi visitare dai medici scelti dal governo.
Il caso Timoshenko sta dunque facendo deteriorare le relazioni dell’Ucraina con l’Ue e con la Germania, e non sembra servire a niente la posizione di Kiev, che continua a negare che l’ex premier sia stata picchiata. Oggi un dirigente della procura regionale di Kharkiv, Vadim Horan, ha anzi di fatto accusato la Timoshenko di essersi procurata i lividi da sé.
– Il meccanismo e la localizzazione – ha detto in un’intervista televisiva – indicano che questi lividi sono il risultato di pressioni contro oggetti solidi non taglienti o di urti, ma non possono essere stati causati da un pugno allo stomaco, come (Timoshenko) dice.
La procura sta comunque ancora indagando sul caso, ma lo sta facendo senza prendere in considerazione le foto dei lividi scattate in carcere dal commissario ucraino per i diritti umani, Nina Karpachova, e che hanno fatto il giro del mondo. La motivazione ufficiale è che gli scatti sono stati “ottenuti in violazione della legge”.
Dure critiche a Kiev sono arrivate anche dal governo italiano. Il ministro dello Sport, Piero Gnudi, ha affermato che “quando vengono violati i diritti soggettivi e i principi democratici lo sport non può voltarsi dall’altra parte”. E’ invece apparso più cauto il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, che, dopo aver definito “inconcepibile e inaccettabile” il trattamento riservato alla Timoshenko, ha precisato che nei Paesi europei c’é “esitazione a usare l’arma del boicottaggio degli eventi sportivi perché i precedenti sono molto gravi”.
Intanto, il presidente ceco Vaclav Klaus ha annunciato che non parteciperà al vertice dei capi di Stato dei Paesi dell’Europa centrale previsto in Crimea a metà maggio. Oltre a Klaus, avrebbero annullato la propria visita in Ucraina anche il presidente tedesco, Joachim Gauck, quello austriaco, Heinz Fischer, e lo sloveno Danilo Tuerk. Al vertice in Crimea era stato invitato anche il presidente Giorgio Napolitano che aveva però declinato l’invito già lo scorso febbraio per precedenti appuntamenti istituzionali in Italia.

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