Comunali: Lega al voto sola, tra inchieste e sfide interne

MILANO – Prosegue la bufera nella Lega alla vigilia di un voto che sarà il primo test sulla tenuta elettorale del Carroccio dopo i guai giudiziari e le dimissioni di Bossi dalla segreteria. Oggi a soffiare sul fuoco è Piergiorgio Stiffoni, ex tesoriere della Lega al Senato che, sicuro dell’oculatezza della sua gestione e dell’ingiustizia della sua estromissione dal movimento, ha deciso di querelare per diffamazione Roberto Maroni, il principale candidato alla successione del Senatur.
Il problema è però, oggi, soprattutto politico. La decisione di correre da sola, dopo la rottura con il Pdl a Roma, aveva preparato la Lega di opposizione a una campagna elettorale ‘identitaria’, per intercettare alle amministrative i voti di chi non si riconosce nel governo Monti e rilanciare l’antico linguaggio autonomista in un nord in crisi.
Verona, con il popolare sindaco Flavio Tosi in cerca di riconferma, è diventata da subito la sfida-simbolo per la nuova stagione. Poi l’affiorare delle divisioni interne, faticosamente ricomposte quando a gennaio si cercò di impedire a Roberto Maroni di parlare in pubblico, ma soprattutto le inchieste giudiziarie sull’utilizzo dei fondi del Movimento, venute alla ribalta esattamente un mese fa con l’arrivo dei carabinieri negli uffici di via Bellerio, hanno trasformato l’appuntamento elettorale per le comunali di domani e dopodomani in un banco di prova più difficile per il Carroccio.
Con il Movimento che è costretto, per la prima volta senza Umberto Bossi come segretario e leader indiscusso, a rifarsi un’immagine con rapidità. Perchè sembra chiaro che anche dal responso delle urne dipenderà il cammino di una ‘fase due’ dai contorni ancora incerti. La sfida emblematica è rimasta quella di Verona.
Il sindaco Tosi cerca il secondo mandato, sostenuto da 6 liste civiche che si allargano a un bacino elettorale più ampio di quello leghista e che dovrebbero consentirgli di giocarsi la riconferma già al primo turno. Il principale sostenitore di Tosi (arrivato al limite della rottura con Bossi, che non voleva liste personali) è Roberto Maroni, il triunviro che molti nella Lega vorrebbero segretario, che ieri sera ha chiuso la campagna elettorale nella città scaligera. Bossi non si è visto a Verona, ieri ha chiuso a Monza (dove invece non è andato Maroni), l’altro grande capoluogo del nord in cui la Lega si presenta al voto con un sindaco uscente, Marco Mariani, molto vicino al Senatur, ma in questo caso apparentemente senza grandi chance. Perchè a Monza, la città che ha ospitato con clamore la breve esperienza dei ‘ministeri del nord’, più che altrove avrà peso la rottura con il Pdl, fino a ieri in Giunta.
Tra i comuni in cui si vota c’è anche Cassano Magnago, il paese natio di Bossi. Tutti luoghi in cui la Lega corre sola, agita la bandiera della Padania e leva la protesta contro la ”rapina dell’Imu”. I big del Movimento si sono spesi molto a far campagna elettorale in piazze e teatri, e non era scontato visto l’aria che tira. ”Ci abbiamo messo la faccia, ci siamo spiegati, abbiamo fatto vedere qual è la vera Lega”, hanno ripetuto i leghisti assicurando quell’opera ”di pulizia” diventata la cifra del nuovo corso. E dopo la tornata elettorale toccherà alla stagione dei congressi.

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