Libia lancia ‘l’allarme immigrazione’. Terzi «Serve piano Ue»

ROMA – Scatta un nuovo allarme sul fronte dell’immigrazione clandestina dalla Libia. A lanciarlo e’ la stessa Tripoli che – per voce del suo ministro degli Esteri – mette in guardia l’Italia, ma anche il resto dell’Ue, sul rischio di un ”peggioramento della situazione”, sul pericolo cioè di una nuova ondata di sbarchi di cui già si intravedono i segnali. Ed il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, coglie il messaggio e, parlando di ”tema urgente”, rilancia la necessità di affrontare la questione a livello Ue, annunciando che già lunedì – quando volerà a Bruxellese per il Consiglio Generale degli Esteri – porrà ai colleghi europei la questione sollecitando un vero e proprio ‘piano’ di lavoro comune che vede l’Italia già prima fila con un impegno a tutto campo nella cooperazione per la sicurezza e l’immigrazione. Un tema, quello dell’immigrazione, rilanciato oggi alla Farnesina dal ministro degli esteri libico, Ashour Bin Khayal, che ha scelto proprio Roma per la sua prima visita in un paese europeo.
Per lanciare il suo ”segnale, un’avvertimento,” sul rischio di un ”peggioramento della situazione” dei flussi dei clandestini. Affidando a Roma una sorta di ruolo di ambasciatore anche nei confronti dell’Ue, perchè – ha ricordato il ministro libico – il problema è di tutta ”l’Unione Europea”. Un messaggio che l’Italia ha già in programma di portare alla Ue, ha detto Terzi spiegando che ne parlerà già lunedì a Bruxelles. E che rilancia i buoni legami Italia-Libia che vedono Roma in ”prima fila” non solo nel sostenere il processo di transizione ma anche nel sollecitare una forte azione della comunità internazionale a sostegno del paese.
– Serve un cambio di passo della comunità internazionale – ha avvertito Terzi dopo l’incontro con Bin Khayal preannunciando che affronterà il tema anche a New York, con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban ki-Moon nella visita che ha in programma nelle prossime settimane.
Sulla scia di quell’azione di sensibilizzazione che ha già visto lo stesso premier, Mario Monti, prendere carta e penna e scrivere una lettera – inviata, secondo quanto si è appreso oggi, il 17 aprile scorso – a Ban Ki-Moon per sollecitare una maggiore attenzione e sostegno alla Libia. Perchè – ha tenuto a ricordare Terzi – ”sarebbe inaccettabile un rallentamento” di quel processo di stabilizzazione per il quale ”il popolo ha sofferto e combattuto”.
L’Italia ritiene quindi sia ”arrivato il tempo di una più incisiva azione internazionale, da parte dell’Ue e delle Nazioni Unite”, oltre che, ovviamente, ”sul piano bilaterale”, ha detto Terzi ricordando anche i forti legami che uniscono Italia e Libia e i molti settori di interesse comune. Un’amicizia – giocata oggi anche nella cornice di quella Tripoli Declaration (nel solco del vecchio Trattato di Amicizia) firmata da Monti nella sua visita a Tripoli 4 mesi fa – ribadita anche da Bin Khayal: ”è il nostro primo partner in Europa” e lo ringraziamo per quanto ha fatto nel corso della rivoluzione e quanto sta facendo ora per il processo di transizione. Processo che deve portare alla nascita di un assetto istituzionale e democratico del paese, è stato ricordato sottolineando come in questo contesto anche la sicurezza assuma un carattere di rilievo. Con l’immigrazione clandestina su cui Tripoli teme una escalation.
– La situazione per ora non è così grave, ma – ha detto Khayal – gli indicatori mostrano che le cose potrebbero peggiorare. Sul confine tra Egitto e Libia sono in arrivo diversi flussi e anche se adesso non vi sono grandi numeri potrebbe esservi un aumento. Per questo abbiamo dato al ministro Terzi un segnale, un avvertimento affinché l’Europa affronti questo fenomeno.
Un avvertimento, quello di Tripoli, che rimbalza a Roma proprio all’indomani di un nuovo sbarco a Mazzara del Vallo. L’Italia che non guarda al problema solo sotto il profilo della sicurezza ma anche sotto quello umanitario (attribuendo grande importanza anche alla ripresa dell’attività dell’Unhcr nel paese) ha già in atto una cooperazione con Tripoli – con un’azione di sistema che coinvolge i ministeri interessati (solo di pochi giorni fa la missione del ministro Cancellieri nel paese) – anche attraverso un pacchetto integrato di controllo e gestione degli spazi terrestri aerei e marittimi che prevede, tra l’altro, il controllo delle frontiere meridionali della Libia e la formazione del personale e attività di capacity building. Ed è pronta a sostenere, come già fatto in passato, l’auspicio della Libia di ottenere contributi finanziari dall’Unione Europea negli sforzi volti al rafforzamento delle capacità libiche nei settori interessati.