Juve, il più grande spettacolo E’ festa scudetto a Torino

TORINO – Giornata di emozioni forti allo Juventus Stadium. Il campionato si chiude con la Juve campione d’Italia e con Alessandro Del Piero che saluta il calcio italiano: Alex lo fa con trasporto ed emozione, davanti al pubblico che ha cantato il suo nome per quasi venti anni. E che ha continuato a farlo anche nell’ultimo giorno della sua avventura davanti ai propri sostenitori.

La partita, quella vera, dura davvero pochissimo, praticamente fino alla sassata di Marrone, che sblocca il risultato con un destro violento da dentro l’area al termine di una bella accelerazione di Borriello, che poi con il tacco smarca il compagno. Frezzolini non può nulla e la Juve è già in vantaggio. Poco prima, Del Piero – in campo da titolare nell’ultima partita di campionato così come aveva fatto anche in occasione della gara inaugurale della Serie A 2011-2012 – aveva visto il suo ginocchio sinistro girarsi in maniera innaturale sugli sviluppi di un contrasto con Peluso. Da lì in poi per il capitano bianconero è un continuo stringere i denti, perché di abbandonare dopo appena cinque minuti la partita del saluto al suo pubblico non se ne parla nemmeno.

Meglio farlo con un gol. Appunto. La rete del saluto, o dall’addio, arriva al minuto 28, con un destro a giro, ma non “alla Del Piero”, perché l’obiettivo “secondo palo” questa volta è una finta: la palla finisce sul primo, quello meno coperto. Quello dove Frezzolini proprio non può arrivare. La Juve vola sul 2-0 e lo Juventus Stadium esplode, tutto in piedi per il suo capitano che torna a centrocampo per ricevere l’abbraccio dei suoi tifosi. E’ la sua rete numero 188 in Serie A: raggiunto Giuseppe Signori all’ottava posizione della classifica all-time.

Nella ripresa, il minuto 52 è quello che resterà nella storia della Juventus. Conte richiama Del Piero per concedergli la standing ovation e per preservarlo in vista della finale di Coppa Italia di domenica prossima. Lui esce, stringe le mani degli avversari e comincia a commuoversi. Perché lo stadio, già in piedi dall’inizio della partita, canta e invoca il suo nome con tutta la voce che ha. Lui si prende tutto il suo tempo per uscire dal campo, e una volta fuori va a sedersi in panchina. Ma non ci resta molto, perché i tifosi lo chiamano sotto la curva, vogliono che faccia il giro di campo, per salutare chi gli è sempre stato a fianco, anche nei momenti più difficili. Lui, Alex, si alza e se lo fa tutto, il nuovo stadio, la casa che lui stesso ha contribuito a inaugurare e che ha aperto per primo ormai un anno fa. Raccoglie sciarpe, saluta il pubblico e si fa scendere una lacrima: un evento per uno come lui, ma che dà la dimensione del legame infinito che c’è tra la Juve e il suo capitano.

Dopo l’uscita del capitano, la partita ha poco senso, perché si guarda più fuori che dentro: si segue con lo sguardo Del Piero che fa il giro di campo, mentre all’interno del rettangolo di gioco non succede praticamente nulla. L’Atalanta accorcia in virtù di una disattenzione della difesa bianconera che porta all’autogol di Lichsteiner, poi è Barzagli – su calcio di rigore – correggere il risultato nel 3-1 finale. Il difensore, chiamato sul dischetto dal pubblico dello Juventus Stadium, era l’unico dei titolari a non essere riuscito ad andare in gol quest’anno. Poi è festa, festa scudetto: con la passerella di tutti i giocatori, del condottiero Conte e con Alessandro Del Piero che solleva il trofeo della Serie A.

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